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ulla scia di San Francesco: aa secolare tradizione della Via Crucis a Quisisana
La Chiesa di San Francesco a Quisisana è ben nota per la missione sacerdotale dei francescani e per la continuità dei riti, anche più volte secolari.
Si arriva a Quisisana (anticamente ca- si- sana), per una delle strade che si aprono dal centro antico di Castellammare di Stabia. Per raggiungere la chiesa, si attraversa un viale fiancheggiato da una serie di archi “ciechi” con mattonelle maiolicate che raffiguravano gli episodi delle quattordici “stazioni” della Via Crucis. La storica documentazione
originale, ormai quasi del tutto distrutta, in quanto le piastrelle, esposte alle intemperie, nel corso del tempo o si sono scollate per l’erosa cementificazione, o divelte da “appassionati antiquari”.
Le mattonelle furono commissionate dal ministro provinciale P. Bernardino Calabrese da Lioni e realizzate, nel 1844, nella fabbrica di ceramiche della ditta B. Giustiniani, mentre l’installazione ebbe seguito l’anno successivo.
Nel 1936 il Guardiano del convento, P. Giovanni Addivinola, poiché molte mattonelle si erano deteriorate, fece eseguire un consistente restauro con la sostituzione anche di parecchie mattonelle che, però, a causa delle diverse colorazioni, risultarono evidenti differenze.
Ora neanche gli interventi di restauro si notano più perché, come detto, è quasi tutto scomparso e sarebbe interessante ricostruire gli episodi degli ultimi scorci della vita di Gesù che si concluse con la tragica crocefissione.
La presenza dei Francescani a Castellammare di Stabia è antichissima.
Nel secolo XIV, a seguito delle travagliate vicende che attraversò la Chiesa, un gruppo di frati minori di san Francesco di Assisi, con il consenso dei superiori, venne a Castellammare di Stabia ed edificò, grazie alla munificenza della Casa reale d’Angiò, un monastero “molto piccolo” situato nei pressi della sponda del mare, nel luogo dove sorgeva
il seminario. Secondo le ricostruzioni, la piazza prospiciente la cattedrale, era recintata e l’area utilizzata come orto. L’attuale chiesa dell’Oratorio, come abbiamo detto già in altre occasioni, costituiva un cappellone della crociera dell’annessa chiesa demolita nel 1842 perché pericolante. Per la sua posizione vicina al mare, il convento fu “tre, quattro volte… saccheggiato dai Turchi e altrettante volte risarcito dei danni…”, ciò viene ricordato In Annales Minorum. E’ da ricordare anche che chiesa e convento, erano di proprietà dei Francescani Conventuali e prima ancora passarono ai Frati della Regola dell’Osservanza che ottennero benefici dal pontefice Niccolò V attraverso una importante bolla rivolta, secondo la traduzione, “Ai diletti figli Frati dell’Ordine dei Minori dell’Osservanza regolare di S. Maria La Nova di Napoli, S. Francesco di Gaeta, S. Francesco di Sorrento e S. Francesco di Castello ad Mare…”.
Dell’antico complesso francescano presso il mare, è rimasta solo la chiesa dell’Oratorio, il convento “andò alla deriva”. I Frati minori ne usufruirono dal principio del secolo decimoquarto fino al 1810, anno in cui, per effetto del decreto napoleonico relativo alla soppressione degli ordini religiosi, dovettero abbandonare i locali che furono adibiti a caserma per le truppe al servizio di Gioacchino Murat e successivamente a carcere.
Dopo i moti rivoluzionari, che turbarono la vita delle popolazioni soprattutto dal 1820 al 1846, e ripristinata la dinastia dei Borbone sul trono delle Due Sicilie, anche i Frati Minori, benvoluti dal sovrano Ferdinando II, ritornarono a Castellammare di Stabia ma non più nell’antico cenobio, ma presero possesso del piccolo convento dei Cappuccini, ottenuto per concessione, ubicato a circa un chilometro di distanza, sulla strada di Quisisana.
Il vecchio convento, di Piazza del Duomo, trasformato radicalmente, ospitò il seminario diocesano, che prima si trovava a Lettere, e una parte dell’edificio fu adibita a scuola elementare, mentre in altri locali, vi trovarono posto il comando della 145 Legione militare, una scuola serale di disegno, gestita dalla direzione del Cantiere navale, gli uffici dell’Azienda autonoma di cura, soggiorno e turismo.
Tra le comunità religiose, residenti a Castellammare di Stabia, si notano, come ricorda anche l’Anonimo Stabiano nella cronaca di fine Cinquecento, Benedettini, Domenicani, Fatebenefratelli, Gesuiti, Carmelitani e francescani del primo, secondo e terzo ordine. Il primo Guardiano del Convento di san Francesco, nominato nel 1311, di cui è stato tramandato il nome, fu Fra Guglielmo Pontecorvo, prima di tale data, non si hanno notizie certe.
I Padri Riformati, fin dai primi anni del trasferimento nella sede di Quisisana, valutarono l’opportunità di ingrandire Convento e Chiesa – dedicati alla Madonna di Loreto – a causa delle accresciute esigenze sia della comunità religiosa, sia per l’affluenza sempre maggiore di fedeli che provenivano anche da altre località.
Abbiamo fatto cenno alla Via Crucis, illustrata su mattonelle dell’Ottocento, e per completezza di informazione (non dimentichiamoci mai dei giovani ai quali qualche informazione in più fa sempre “bene” soprattutto sperando in un approfondimento di ricerca), aggiungiamo che le origini della Via Crucis risalgono al Duecento quando Rinaldo di Monte Crucis, frate domenicano, nel corso della sua salita al Santo Sepolcro “per viam, per quam ascendit Christus baiulans sibi crucem”, secondo il suo stesso racconto, per varie tappe, che chiama stationes il luogo della condanna a morte di Gesù, l’incontro con le pie donne, la consegna della croce a Simone di Cirene, e gli altri episodi ella Passione fino alla morte di Gesù sulla Croce.
Originariamente la vera Via Crucis comportava la necessità di recarsi materialmente in visita presso i luoghi dove Gesù aveva sofferto ed era stato crocifisso. Dal momento che un tale pellegrinaggio era impossibile per molti, la rappresentazione delle stazioni nelle chiese rappresentò un modo di portare idealmente a Gerusalemme ciascun credente. Le rappresentazioni dei vari episodi dolorosi accaduti lungo il percorso contribuivano a coinvolgere gli spettatori con una forte carica emotiva e commovente.
Tale pratica popolare venne diffusa dai pellegrini di ritorno dalla Terrasanta e principalmente dai Minori Francescani che, dal 1342, avevano la custodia dei Luoghi Santi di Palestina. Inizialmente la Via Crucis come serie di quattordici "quadri" disposti nello stesso ordine, si legge lelle varie cronache, si diffonde in Spagna nella prima metà del XVII secolo e venne istituita esclusivamente nelle chiese dei Minori Osservanti e Riformati. Successivamente Clemente XII estese, nel 1731, la facoltà di istituire la Via Crucis anche nelle altre chiese mantenendo il privilegio della sua istituzione al solo ordine francescano.
Uno dei maggiori ideatori e propagatori della Via Crucis fu San Leonardo da Porto Maurizio, frate minore francescano che ne creò personalmente alcune centinaia. Al fine di limitare la diffusione incontrollata di tale pratica devozionale, Benedetto XIV ricorse poco dopo ai ripari stabilendo, nel 1741, che non vi potesse essere più di una
Via Crucis per parrocchia.
Nel corso dei secoli la sacra tradizione ha subito varie modifiche anche in considerazione dei mutati tempi e aggiornamenti liturgici. Ciò si può notare anche da quanto è riportato nel Libro del Pellegrino diffuso nel corso dell’Anno Santo del 1975.
A titolo di semplice informazione aggiungiamo che le Le 14 stazioni della Via Crucis, nella forma definitiva arrivata a noi, sono le seguenti:
1) Gesù è condannato a morte
2) Gesù è caricato della croce
3) Gesù cade per la prima volta
4) Gesù incontra sua Madre
5) Simone di Cirene aiuta Gesù a portare la croce
6) la Veronica asciuga il volto di Gesù
7) Gesù cade per la seconda volta 8) Gesù ammonisce le donne di Gerusalemme
9) Gesù cade per la terza volta 10) Gesù è spogliato delle vesti
11) Gesù è inchiodato sulla croce
12) Gesù muore in croce
13) Gesù è deposto dalla croce
14) il corpo di Gesù è collocato nel sepolcro.
Gerusalemme, si può dire, è storicamente la città della Via Crucis La Via Crucis, nel senso attuale del termine, risale al Medio Evo inoltrato. San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), san Francesco d'Assisi (1182-1226) e san Bonaventura da Bagnoregio (1221-1274) prepararono il terreno su cui sorgerà il pio esercizio. Al clima di pietà compassionevole verso il mistero della Passione si deve aggiungere l’entusiasmo sollevato dalle Crociate che proponevano di ricuperare il Santo Sepolcro, il rifiorire dei pellegrinaggi a partire dal secolo XII e la presenza stabile, dal 1233, dei Frati minori francescani nei «luoghi santi».
Antonio Ziino
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