La Gazzetta dello Sport scrive sulla sconfitta del Napoli contro il Villarreal: “Se ci si chiedeva se e quanto la sconfitta con la Juve avesse lasciato segni sull’anima e sulla testa del Napoli, la partita di ieri – primo esame di maturità in 12 giorni – ha dato una risposta forse non netta, sicuramente non definitiva, ma che ha una sua chiarezza: sì, ne ha lasciati, anche se può contare siano solo passeggeri. E non sembrano dipesi dal turnover ragionato di Sarri. Sì perché la sconfitta di misura lascia intatte le speranze di qualificazione, anche se al San Paolo la necessità di vincere del Napoli proporrà al Villarreal una gara quasi ideale per le sue caratteristiche, pur senza l’infortunato Dos Santos (Castillejo lo ha sostituito bene). E però ripropone due problemi non banali: le difficoltà offensive senza Higuain e la tendenza a subire gol pesanti nell’ultimo quarto d’ora. E scoperchia tre situazioni nuove per il Napoli: dopo sei vittorie su sei, alla media di quasi 9 tiri in porta (ieri appena due) e 4 gol a partita, ha dovuto prendere coscienza di un’Europa League molto diversa rispetto alla cavalcata nel girone; per la prima volta non si è rialzato dopo una sconfitta; per la terza partita di seguito non ha segnato su azione, come se qualcosa avesse inceppato il motore della gioiosa macchina da gol che era diventata. In realtà ce n’è anche una quarta: il Napoli di ieri è caduto in errore troppe volte, per la precisione di calcio a cui aveva abituato ed era abituato. Non errori gravi, ma troppo frequenti per non finire per mortificare il suo ritmo di nuovo più sostenuto e i meccanismi abituali, le sue trame disegnate a memoria: prima e dopo il gol, anche nel finale quando ha finalmente schiacciato il Villarreal nella sua area, più con la forza della volontà che con i mezzi superiori di Higuain e Insigne, entrati nel frattempo”.
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