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Castellammare di Stabia

La Regione Siciliana ricorre contro il taglio ai vitalizi di deputati, assessori e presidenti

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Il Presidente della Regione Sicilia Musumeci e la sua Giunta intenderebbero ricorrere alla Corte Costituzionale contro la norma nazionale.

La riunione di Giunta è già fissata a Palazzo d’Orleans per stasera in cui verrebbe approvata una delibera con la quale Musumeci impugnerà la legge nazionale che imporrebbe anche alla Sicilia di tagliare i vitalizi entro fine aprile a ex deputati dell’Ars, ex assessori ed ex presidenti della Regione.

La Regione Siciliana apre così un conflitto istituzionale col Governo centrale di fronte alla Consulta una delle norme manifesto della legge di stabilità fatta approvare da Luigi Di Maio. La decisione della Corte Costituzionale potrebbe bloccare il taglio dei vitalizi in tutta Italia.

Com’è noto infatti, anche le Regioni dovranno procedere al taglio dei vitalizi agli ex consiglieri regionali. Al pari di quanto hanno previsto le due delibere degli Uffici di Presidenza di Camera e Senato a partire dal 1° gennaio 2019 nei confronti degli ex Deputati e Senatori. Lo prevede un passaggio della legge di bilancio per il 2019 (articolo 1, co. 965 e ss. della legge 145/2018) con il quale viene imposto alle Regioni di rideterminare in via retroattiva il meccanismo di calcolo dell’assegno anche nei confronti dei soggetti già titolari del vitalizio.

La norma impone di tagliare sensibilmente i circa 300 assegni che costano in Sicilia almeno 17 milioni all’anno. Il testo voluto dal Vicepremier Di Maio prevede che le Regioni che non taglieranno subiranno una forte sanzione statale: cioè la riduzione dei finanziamenti nazionali. Una sanzione che per la Sicilia vale fra i 20 e i 30 milioni all’anno. Somme indispensabili per una Regione con le casse vuote.

La mossa della Giunta Musumeci arriva dopo che già l’Ars ha fermato le procedure per tagliare i vitalizi. La norma che i grillini siciliani hanno presentato in Parlamento regionale l’estate scorsa (prima che Di Maio facesse approvare la legge a Roma) ridurrebbe del 60% gli attuali assegni facendo risparmiare almeno 8 milioni all’anno. Ma si scontra col parere contrario degli uffici del Parlamento regionale, secondo cui questa legge sarebbe incostituzionale perché intacca diritti acquisiti dagli ex deputati.

L’opinione.

Viene innanzitutto il dubbio che si sia aspettato l’esito delle elezioni regionali in Abruzzo e adesso in Sardegna ove in entrambe si è affermata una medesima coalizione di centrodestra come quella che c’è in Sicilia, per adire la Corte Costituzionale contro il taglio dei vitalizzi. D’altra parte se gli italiani legittimano la politica di centrodestra, appare conseguenziale che essa cerchi di consolidare i rispettivi annosi economici poteri. Due anni addietro, durante una puntata del 5 marzo nella trasmissione televisiva “L’Arena” (quando era ancora alla Rai1) venne fuori che solo di vitalizzi i Consiglieri Regionali Siciliani hanno preso nel tempo fino a dieci mila euro al mese. In tutto questa ingordigia costituzionale, la gente siciliana si azzuffa, persino a volte odiandosi, per potere avere chi gli avanzi (u postu, l’incarico, l’appalto, la nomina, ecc.) e pure chi le molliche (u pusticeddu, a sovvenzioni, u patrociniu, ecc.) concesso dai tiranni-legalizzati del sistema pubblico-politico-regionale che così si garantiscono il consenso clientelare ed elettorale per controllare il voto e pertanto il potere, mentre allo stesso tempo caricano forzosamente a stratasse i siciliani produttivi, privati, lavoratori ed operosi per farsi mantenere. Tuttavia, se noi cittadini votiamo sempre il medesimo decennale sistema, esso di sente legittimamente avallato, poiché di tutta evidenza alla gente italiana e siciliana così sta bene.

Una sorta di endemica sindrome di Stoccolma quella di noi italiani e siciliani quando andiamo a votare.

A

dduso Sebastiano

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