La Procura di Arezzo svolge “approfondimenti d’indagine” sul ruolo di Banca d’Italia e della Consob nella vicenda di Banca Etruria. Quanto rivela il procuratore aretino Roberto Rossi alla Commissione parlamentare d’inchiesta, dicendo anche che il padre di Maria Elena Boschi non c’entra con la bancarotta dell’istituto di credito, scatena le reazioni del mondo renziano convinto da tempo di un accerchiamento studiato a tavolino. “Il Pd – commenta Marcello Sorgi – ha segnato due punti a suo favore”.
Etruria, nel mirino dei pm anche Consob e Bankitalia
Il procuratore di Arezzo: Pierluigi Boschi non c’entra con la bancarotta
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OMA – La procura di Arezzo sta svolgendo «approfondimenti» d’indagine sul ruolo di Banca d’Italia e Consob nella vicenda di Banca Popolare dell’Etruria. Le parole del procuratore di Arezzo Roberto Rossi, pronunciate nella parte secretata della sua audizione di fronte alla commissione d’inchiesta sulle banche – e riferite da fonti di vari schieramenti politici -, sono le più clamorose di una seduta già di per sé movimentata. Al momento, secondo quanto ricostruito, il fascicolo aperto da Rossi non prevede indagati né reati. Nel caso che emergessero possibili reati, l’inchiesta dovrebbe essere trasferita da Arezzo a Roma, la procura competente territorialmente.
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L’audizione di Rossi – che aveva rischiato il trasferimento per incompatibilità per la sua consulenza a Palazzo Chigi iniziata con Letta e proseguita con Renzi e per aver taciuto i 4 procedimenti da lui archiviati a carico di Pierluigi Boschi -, è durata oltre cinque ore ed è stata più volte secretata. Ma anche nella parte pubblica ha riservato più di una sorpresa. Secondo Rossi infatti, dalla Banca d’Italia era stato dato un giudizio di «partner di elevato standing» sulla Popolare di Vicenza per incentivarne l’aggregazione con Banca Etruria e «ci è sembrato un pochino strano» leggere da «fonti aperte» della situazione «di crisi» della Bpvi già nel periodo 2013-2014. Nelle parti secretate il pm ha chiarito meglio, spiegando che non sarebbero emerse prove documentali della volontà di Bankitalia di spingere verso la fusione con Vicenza, ma questa volontà sia stata invece esplicitata in più di una occasione nei colloqui con i vertici.
Nella parte aperta, a tenere banco è stata la vicenda di Pierluigi Boschi. L’allora vicepresidente di Banca Etruria Pierluigi Boschi – e padre di Maria Elena Boschi – non ha partecipato alle riunioni degli organi della banca che hanno deliberato finanziamenti finiti poi in sofferenza e che costituiscono «il reato di bancarotta», ha spiegato il procuratore. E per questa ragione Boschi non figura tra coloro per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio. «Faccio questo lavoro da 30 anni, sono della vecchia scuola – ha premesso Rossi -, le persone si distinguono non per di chi sono figli o padri, per il loro orientamento sessuale o politico, ma per i comportamenti. Boschi entra in cda nel 2011 come amministratore senza deleghe diventa uno dei due vicepresidenti nel maggio 2014 assieme a Rosi. Noi sulla responsabilità per la bancarotta vediamo i comportamenti e questi discendono dalle delibere. I conflitti di interesse li abbiamo tutti evidenziati, per noi i crediti valgono se vanno poi in sofferenza altrimenti non costituiscono il reato bancarotta». Le parole di Rossi su Boschi hanno scatenato le polemiche in aula, con Carlo Sibilla (M5s) più volte interrotto da altri parlamentari mentre poneva domanda e Rossi.«La commissione – ha detto Sibilla – non indaga su rilievi solo penali, c’è una situazione politica di una gravità inaudita. Noi abbiamo il dovere di andare su aspetti politici».
Al termine dell’audizione, il primo a parlare è Orfini: «Si sta sgretolando il castello di sciocchezze e sta emergendo la vera responsabilità» del fallimento di Banca Etruria «che è stata della Banca d’Italia» non solo in termini di vigilanza ma «per un suo ruolo financo eccessivo». Mentre i Cinquestelle definiscono «surreali le esultanze del Pd».
Bankitalia, dal canto suo, fa sapere che mai ha sostenuto il matrimonio con la Popolare di Vicenza. Dopo l’offerta autonoma avanzata da Vicenza e il rifiuto di Banca Etruria, via Nazionale, si ricorda, contestò non la mancata aggregazione con la popolare allora presieduta da Gianni Zonin ma il fatto che l’unica proposta di aggregazione ricevuta, che era proprio quella di Vicenza, non fosse stata portata a conoscenza dell’Assemblea.
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lastampa/Etruria, nel mirino dei pm anche Consob e Bankitalia GIANLUCA PAOLUCCI
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