Il Buongiorno di Massimo Gramellini ragiona su un apparente paradosso: il fondatore di Facebook, il più grande social media del mondo, suggerisce a noi italiani di non abbandonare i vecchi libri di latino e invita i ragazzi a osare e elegge Enea, l’eroe cantato da Virgilio, quale più grande imprenditore della storia per la sua forza e tenacia:
«Enea è il più grande imprenditore della storia. Va avanti con forza e tenacia, non si arrende mai. Nella sua avventura ci sono le regole fondamentali per creare qualcosa di importante: la missione chiara in testa, la squadra con la quale realizzarla e la perseveranza»: firmato Mark Zuckerberg.
Faciem liber
Poi un giorno sbarca in Italia colui che Facebook lo ha inventato e scopriamo che conosce il latino, ha una passione politica per la Pax Augustea e una artistica per i monumenti della Roma dei Cesari, cita la perseveranza di Enea come modello esistenziale e apprezza il «De Amicitia» di Cicerone.
A questo punto non ci si capisce più niente. Se per diventare come Zuckerberg bisogna fare l’opposto di Zuckerberg, qualcuno deve avere sbagliato i suoi conti. Zuckerberg, probabilmente, che ha perso tempo a studiare Virgilio, allargando a tal punto la mente da metterla nelle condizioni di accogliere un’idea che ha cambiato la vita a un paio di miliardi di persone. Se invece del latino avesse studiato una materia più utile, oggi saprebbe tutto soltanto di informatica, farebbe il dipendente sottopagato di Facebook e la teoria modernista dei nostri geniali educatori avrebbe trionfato in saecula saeculorum.
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vivicentro/La lezione del signor Facebook: Faciem liber
lastampa/Faciem liber MASSIMO GRAMELLINI
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