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Castellammare di Stabia

La lettera della UE, i politici italioti ed il “popolo”: chi se ne frega!

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span style="font-size: medium;">L’unica cosa che è riuscita a far scattare in Italia la lettera della UE e stata il ricordarsi che esiste anche un problema, non piccolo, chiamato Debito Pubblico. E attorno a questo ecco che è scattato l’essere italiani (da bar) e cioè: tutti esperti nel tema del momento. Calcio, Ciclismo, Sci, Moto o Auto che sia, e via via fino ad arrivare a toccare finanche la Scienza e la Medicina (vedi, ad esempio, i No ed i Pro Vax) e, ovviamente, anche Economia e Politica.

Argomenti questi, Economia e Politica, nei quali siamo imbattibili, ma anche incomprensibili, visto che la base, per tutti, è la medesima ma, per ciascuno, è declinata in stretto pro domo sua:

A ME DEVONO ridurre le Tasse e SOTTO CASA MIA nulla va fatto.
Che le facciano pagare agli altri che sono tutti Ladri e Delinquenti.
Che le cose le vadano a fare altrove o, a voler essere buoni, che pensino prima alle altre cose da fare…. altrove.

Insomma, l’eterno trionfo dell’egoismo che ci portiamo dietro dal Medioevo, quando l’Italia era quella dei “Comuni” (1100-1350), senza averlo sostituito realmente con altro di concreto e da tutti compreso ed accettato (un po’, insomma, come oggi Caporal Salvini che sradica “campi” a colpi di ruspa senza curarsi del dopo; e né se ne preoccupano i plaudenti a lui e alla ruspa).

A questo poi aggiungiamoci l’altra specialità italiana: l’Altrovismo e l’Altrismo molto ben alimentato, e protetto, dall’Ufficio Complicazioni Cose Semplici, il più attivo e prolifico ufficio nella struttura dell’italico Stato.

Via quindi a discussioni interminabili che a nulla portano se non, al massimo, al rimarcare che i colpevoli della situazione non sono “i loro del momento”, ma “gli altri del passato” e, come ben si sa, “un altro del passato” lo si trova sempre, foss’anche andando indietro nei secoli.

Un altro, insomma, non si nega a nessuno, o meglio, nessuno se lo fa mancare, e così si glissa sul fatto che il tema è: cosa state facendo? Cosa volete fare? Cosa farete?, mettendo così da parte anche il fatto che, se al comando ora ci sono loro, magari è proprio per gli errori (o presunti tali) dei precedenti, per cui?

Per cui dovrebbe essere inutile continuare a richiamarli, e recriminarli, anzi, dovrebbero ringraziarli visto che, in assenza degli stessi, loro non sarebbero dove ora sono e sarebbero ancora dei nullafacenti, magari disoccupati tra i tanti, come o peggio degli altri.

Ma tant’è, non sapendo cosa fare e non avendo niente di concreto e serio da dire, si sposta il discorso su altro o altrove, e si ottiene anche plauso dalle masse, dal popolo, che in questo confermano quanto diceva Gustave Le Bon:

“Le masse non hanno mai avuto sete di verità. Chi può fornire loro illusioni diviene facilmente il loro comandante; chi tenta di distruggere le loro illusioni è sempre la loro vittima.”

E questo è inconfutabile. Basterebbe guardarsi in giro e guardare agli eventi, anche quelli attuali, ma si prefrisce non farlo e tirare avanti autoassolvendosi e scaricando tutto il male sugli altri atteggiandosi, nel frattempo, a grandi esperti e salvatori della patria.

Ma così non è, ne oggi ne mai è stato, ne sarà.

Competenza, capacità e correttezza personale sono cose primarie e delle quali non si può far a meno, se qualcosa di veramente buono, utile e concreto si voglia fare e non solo continuare a dire che “Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna non è che stiano meglio” (in verità anche in questo, fatta salva la Grecia, si dice una bugia e si continua a viaggiare sul passato sentire approfittando “dell’ignoranza delle massi”).

Ciò affermato, e senz’altro aggiungere (anche perché sono convinto cha a nulla servirebbe), mi piace ricordare anche, con Mark Twain, che:

“Tutto ciò di cui hai bisogno in questa vita è ignoranza e fiducia, poi il successo è assicurato”

e chiudere con il pensiero di Ryszard Kapuscunski, un giornalista, scrittore e saggista polacco che ci ha lasciati, a soli 55 anni, nel 2007, che ebbe a scrivere:

È sempre il potere a provocare la rivoluzione. Non certo di proposito. Tuttavia il suo stile di vita e di governo finisce per diventare una vera e propria provocazione. Ciò avviene quando tra i personaggi dell’élite si instaurano il senso dell’impunità e la convinzione di poter fare qualunque cosa, di potersi permettere tutto. È un’illusione, certo, ma non priva di giustificazioni razionali.

Per molto tempo sembra realmente che i membri dell’élite possano fare quello che vogliono: per quanti scandali e illegalità commettano, la passano sempre liscia.

Il popolo pazienta e tace: non si è ancora scrollato di dosso la paura, non si rende conto della propria forza. Al tempo stesso, però, tiene minuziosamente conto dei torti subiti: tirerà le somme nel momento debito.

La scelta di questo famoso momento è uno dei massimi enigmi della storia. Perché proprio quel giorno, piuttosto che un altro? Perché mai quell’elemento scatenante, e non un altro? Fino a ieri il potere si permetteva gli eccessi più estremi senza che nessuno fiatasse. “E oggi che avrò mai fatto,” si chiede stupito il sovrano, “da farli imbestialire così di colpo?”

Che cosa ha fatto? Ha abusato della pazienza del popolo.

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