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La ‘Gabbia’ dorata…

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Alla fine Manolo Gabbiadini è rimasto a Napoli

Nella frenetica concitazione del calciomercato, fatto di voci, di titoloni, di presunti scoop e roboanti acquisti, veri o presunti, ha fatto molto rumore il silenzio di uno dei suoi protagonisti indiscussi: Manolo Gabbiadini. Abituato a lavorare duro, facendo parlare quel sinistro esplosivo, il ‘Gabbia’, come è soprannominato Manolo, aveva considerato questo come il “suo” anno. Liberatosi dell’ingombrante peso di essere il vice Higuain, credeva, a ragione, di essere il predestinato a raccoglierne l’eredità. Ma si sa, nel calcio la riconoscenza è un sentimento sopravvalutato. Il Napoli, per paura di trovarsi senza i tanti gol dell’argentino, anche in virtù dell’impegno Champions, ha preferito guardare in casa d’altri, provando a strappare talenti sudamericani in esplosione, vedi Icardi, o ha cercato il ritorno nostalgico in salsa uruguaiana, vedi Cavani. Nel mezzo il flirt con Simone Zaza, partito poi per l’oltremanica. Alla fine la scelta è caduta sul polacco Arkadiusz Milik, che ha esibito un notevole biglietto da visita nella sfida casalinga vinta contro il Milan. Insomma, le manovre di calciomercato del Napoli hanno sempre considerato Gabbiadini come una pedina di scambio, e non come una risorsa su cui puntare forte. Perché?

E

ppure, la classe non è in discussione. Un tiro forte e preciso, indirizzato all’incrocio dei pali, è il miglior antidoto a qualunque polemica strumentale, atta soltanto a mettere sulla graticola un talento puro del calcio italiano alla minima imprecisione. Allora, forse l’equivoco è da trovare nel modulo che mal si adatta a un centravanti dalle sue caratteristiche. Nel 4-2-3-1 di Benitez, Manolo sembrava più a suo agio, con movimenti studiati e congeniali al suo passo cadenzato. Con Maurizio Sarri e il suo irrinunciabile 4-3-3, trova molta più difficoltà, ritrovandosi spesso a nascondersi dietro ai difensori, spalle alla porta, e giocando pochi palloni utili alle sue caratteristiche. Forse sarebbe il caso di provare a far uscire in maniera diversa le qualità di Manolo, provandolo come esterno o seconda punta, ruolo che ha ricoperto in passato, anche se più di rado.

Se è vero che l’attaccante vive di gol, l’uomo però vive di fiducia ed essere continuamente accostato a tante squadre, certo non ti fa sentire l’ambiente vicino. È un rischio che il Napoli non può permettersi, soprattutto con un talento cristallino come quello di Gabbiadini. Adesso che il mercato è finalmente terminato, toccherà a lui scendere in campo facendo ciò che sa fare meglio: zittire a suon di gol chi storce il naso davanti alla sua tranquillità, al suo modo silenzioso di lavorare, mai sopra le righe, mai una parola fuori posto e starà a noi incitarlo e fargli sentire l’affetto e la spinta che purtroppo, da parte della società, più volte è mancata.

a cura di Fabiano Malacario

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