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La fidelizzazione dell’elettore: nuova strategia politica o un fenomeno pericoloso?

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La fidelizzazione dell’elettore: nuova strategia politica o un fenomeno pericoloso?

Che il linguaggio politico fosse cambiato in molti se ne erano già accorti, ma che i nostri rappresentanti avessero dismesso definitivamente i vecchi manuali di amministrazione pubblica per abbracciare sempre più una scienza che intende essere più marketing che altro, è stato particolarmente palese durante il periodo delle consultazioni. Quasi tre mesi senza governo possono trovare giustificazione in un contesto di acceso dibattito politico, ma durante i lavori per la formazione di questo governo il dibattito è stato quasi del tutto assente. Le forze politiche che si sono fregiate della vittoria alle elezioni del 4 marzo hanno ricevuto il compito di redigere un proprio contratto di Governo che mostrasse un’unità di intenti. Contratto che hanno redatto in una stanza chiusa, senza interventi esterni e senza neanche troppe difficoltà. M5S e Lega hanno superato ogni diffidenza, o differenza, in men che non si dica. Cosa legittima, come hanno riconosciuto anche i leader di sinistra che dopo la debacle hanno scelto di lasciare del tutto la scena, ovviamente pronti a tornare al primo errore. Ma questo superamento c’è stato davvero? Leggendo il contratto di Governo vien da credere che sia stato scritto a pagine alterne e che probabilmente i due partiti non abbiano neanche letto le pagine della controparte per non contestarla. Quindi nulla di superato con un lavoro di mediazione politica, ma una semplice ed equa distribuzione degli spazi pubblicitari. A questo si sono unite manovre esterne, che probabilmente ci sono sempre state nelle fasi di nascita dei governi, ma mai con scopi così extra-politici. Mi spiego meglio: il così chiamato “Governo Giallo-Verde” o “Governo del Cambiamento” ha in sè diversi attributi politici che sono venuti a formarsi durante la campagna elettorale che l’elettore più o meno ha assimilato. Al di là della scelta populista di promettere più del possibile, fa specie che tali attributi si siano formati tramite una vera e propria campagna marketing. Miratissima. Marketing e politica è un connubio vincente, ma che svaluta inevitabilmente il progetto o l’ideologia (che termine nostalgico). Siamo disposti a tutto ciò? Ritorniamo al contratto, questa volta per usarlo come esempio: al leak della prima bozza del contratto – istituzionalizzato dopo le polemiche – qualcuno aveva parlato di “lista dei desideri” più che di linea di governo. Tutto gravita attorno alla figura dell’elettore e non dello Stato. Fantastico, finalmente. No. Ricordiamo che il titolo di “elettore” ci spetta temporaneamente. Ammenochè per “elettore” non si intenda “cliente”: a quel punto è necessaria la fidelizzazione perenne. Ha fatto parlare di sè, ultimamente, la vicenda di Cambridge Analytica. Per farla breve, una società privata ha condotto studi di marketing sull’elettorato fornendo big data ai politici che hanno pagato per il servizio che avevano lo scopo di – semplificando – scoprire i gusti degli aventi diritto al voto.
Tale studio è stato condotto per “piazzare” sul mercato una politica vincente, che per forza di cose non sempre è la politica che si intende portare avanti. Dopodichè questa politica, sempre grazie a Cambrige Analytica, ha iniziato a bombardare l’elettorato tramite fake news, veicolazione delle informazioni ed altri paroloni. Un film che vende bene non è un film necessariamente da Oscar. Ma sicuramente è un film pubblicizzato bene. Questo è un discorso che farebbe ogni detrattore di M5S-Lega, cosa che non è nell’interesse di questo discorso. Anche perchè duole sottolineare che anche il PD nell’ultimo periodo sta facendo lo stesso, mentre Berlusconi ha sempre ragionato in tal senso anche se con intuizioni “a naso”.
Il discorso intende tracciare la direzione verso la quale sta andando la politica. Considerare l’elettore come cliente, sebbene il capitalismo ci abbia piacevolmente ingannato con lo slogan “il cliente va sempre soddisfatto”, vuol dire che a quel punto il parere del cittadino diventa necessario per propinargli la miglior campagna e non per direzionare il Paese nel migliore dei modi (Cosa per la quale sono necessari saperi specifici e tecniche).
Una volta chiarito questo, bisogna comprendere gli scopi di tutto ciò, ovvero cosa accade dopo aver ottenuto l’attenzione del cliente.: smettiamo un attimo la convinzione che porta a pensare che tutti siano interessati ad una poltrona – cosa palesemente dannosa più che per il danno economico per la pigrizia – e diamo credito a chi invece utilizzerebbe tutto ciò per governare con meno pressioni, cosa fondamentale in un sistema politico come quello italiano. Sarebbe pericoloso lo stesso?
Una volta fidelizzato, il cliente è più disposto ad accettare il cambiamento del “prodotto”. Lo abbiamo visto con lo stesso accordo M5S-Lega. In quanti hanno accettato senza batter ciglia questa cacofonica unione? O, ancora, in quanti hanno accettato il governo Conte nonostante non sia stato eletto, leitmotiv delle scorse legislature?
La fidelizzazione indica l’insieme delle azioni di marketing volte al mantenimento della clientela e si sviluppa in più livelli: l’esempio più immediato è il “concorso” a punti organizzato da Salvini, che premiava le persone più assidue sui suoi social; ma anche la struttura del blog di Grillo che propone una finta partecipazione attiva, che nell’immediato dà soddisfazione, fa parte del processo di fidelizzazioni. Quante di quelle proposte affascinanti, ma impopolari, apparse sul blog sono oggi inserite nel contratto di Governo? In quanti hanno accettato queste mancanze?…è stata accettata persino la mancanza di idee sul Sud, cosa impensabile fino a qualche Governo fa. La fidelizzazione può avvenire tramite gli slogan promozionali studiati ad hoc; gli hashtag da questo punto di vista hanno perfezionato la tecnica.
Un tempo un tipo di fidelizzazione, molto meno “aggressivo”, poteva essere rappresentato dalla tessera del partito anche se in tanti eran quelli sempre pronti a minacciare di “strapparla” per far valere l’ideologia fondante. E forse mancano proprio queste persone alla “causa Italia”: persone capaci di ribellarsi e di mantenere un atteggiamento sempre critico verso una causa che si ama talmente tanto da dover smentire i propri dirigenti in determinate situazioni. Cosa per la quale i dirigenti dei partiti sembrano tutelarsi con la stipulazione di contratti, come il M5S.
In conclusione, la strategia della fidelizzazione e del marketing politico è sicuramente vincente, in quanto studiata per esserlo. Ma le potenzialità di questo nuovo modo di fare politica e l’incredibile efficacia degli strumenti che la rendono possibile necessitano un contrappeso altrettanto forte per evitare abusi e derive. La Costituzione Italiana è sempre stata una barriera in tal senso, ma se la stessa viene messa in discussione, anche nei valori fondanti, (da chi ieri l’aveva difesa) allora questa strategia di marketing ha già fatto vedere le proprie ombre.

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RODUZIONE RISERVATA
A cura di Mario Calabrese

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