La Corderia di Stabia è tra i primati del Regno delle Due Sicilie: dal 1791 funi, cavi e attrezzature navali di straordinaria qualità per la Marina
S
econdo il ministro della Marina italiana Paolo Tahon di Revel, che la visitò nel 1924, la Corderia di Castellammare di Stabia sarebbe stata fondata da re Ferdinando IV di Borbone nel 1796. Una targa all’interno dello stabilimento riporta la data. Ma il direttore dello stabilimento, colonnello Andrea Caporossi, mostra una fonte storica che attesta che già nel 1791 “Castell’ a mare [era] luogo destinato per il lavoro delle gomene ed ogni sorte di funi e di legni”.
Lo scriveva il Brigadiere marchese Francesco d’Onofri nel suo “Elogio estemporaneo di Carlo di Borbone” dedicato al figlio, Ferdinando IV.
È la Corderia più antica d’Italia, tra le più antiche d’Europa ancora in attività.
A Napoli, nel complesso dei Granili, polo industriale della città, una Corderia esisteva già, ma le competenze – che i capimastri stabiesi custodivano gelosamente – e parte dei macchinari dopo il varo della corvetta “Stabia” (1786) vennero trasferite a Castellammare.
La Corderia era un’officina del Cantiere. In seguito ad una missione affidata al capitano di Marina Girolamo Vergara verso il 1840 si progettò la ristrutturazione della Corderia, che diventò la Corderia ufficiale del Regno delle Due Sicilie.
Nel 1850 fu costruito un capannone lungo 300 metri. La lavorazione delle corde avveniva artigianalmente ed in lunghezza. «Ciò per distribuire uniformemente – spiega il direttore – la necessaria torsione su tutto il cavo».
Il capannone è rosso pompeiano, il colore usato per gli edifici pubblici del Regno, e resiste ancora in buona parte.
Fino agli anni ’80 al suo interno funzionava un trenino alimentato elettricamente. È uno straordinario esempio semisconosciuto di archeologia industriale del periodo borbonico, un pezzo della grande tradizione artigianale e industriale di Castellammare di Stabia.
In Francia ed Inghilterra hanno trasformato in musei gli edifici storici delle loro Corderie. Qui esiste solo un progetto per un Museo del Mare con l’Università Federico II.
Le corde erano fatte di canapa coltivata nella zona di Frattamaggiore e di grande qualità. In Europa solo a Riga, in Lettonia, si poteva trovare materia prima dello stesso livello.
Quanti artigiani e capimastri lavoravano nella Corderia?
I documenti sono stati distrutti, ma bisogna pensare ad alcune centinaia. Ancora negli ’90 – secondo dati del colonnello Caporossi – lo stabilimento occupava quasi 200 addetti.
Oggi sono 56 e la Corderia, diventata “Stabilimento militare produzione cordami”, dal 2001 è gestita dall’Agenzia industrie Difesa. Lavora al 90% per la Marina, ed al 10% per il mercato civile.
Per usi militari produce annualmente circa 410 chilometri di cordami.
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Fonte: Massimo Ellis / Roma
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