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Castellammare di Stabia

La Chiesa di Porto Salvo (Flavio di Martino)

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S

crivo questa lettera-testimonianza dicendo a chi ne sarà il lettore che la carta e la penna l’ho prese con l’impeto della soddisfazione , con il senso della riconoscenza e senza alcuna celata finzione, come quelle che si raffigurano nel “Cicero pro Domo sua”

La soddisfazione è che la riapertura, con la restituzione al culto, della Chiesa di Porto Salvo segna un momento di profonda spiritualità nello spazio temporale del Cattolicesimo stabiese e di particolare valore in quello sociale, per le positive ricadute sulla vivibilità del Centro Antico.

SI; su questo segmento urbano dove la Città è nata e che non è improprio considerarlo, ancora oggi, un’area di missione stimando, come autentici missionari, i sacerdoti che si sono avvicendanti nella conduzione della Parrocchia di Piazza Fontana Grande, sino all’attuale e giovane don Salvatore Abagnale.

Considerazione, questa, che condivisa dal Vescovo di allora, Mons. Raffaele Pellecchia e da Mons. Oscar Reschigg, ebbi modo di fare già nel 1974, partecipando, come Sindaco della Città, al Convegno Nazionale sulle Comunicazioni Sociali svoltasi a Castellammare di Stabia.

Proseguo, dicendo a me stesso, che a beneficiarne saranno anche i due importanti settori del Turismo e della Cultura.

Il Turismo che, come sempre avviene, vedrà incrementato il suo flusso dal passaparola di chi avvertendone il richiamo, prima di andare a sedersi in riva al mare, dall’altra parte del Santuario, si inginocchia sull’Altare della Madonna che, secondo Pippo D’Angelo, noto storico cittadino, da poco scomparso, è quella raffigurata sul nostro  Gonfalone.
La Cultura, che respira e si arricchisce con il concorso delle opere d’Arte elevando l’immagine e il richiamo della Città, si gioverà della narrazione di chi, attraversando Via Duilio e non sfuggendo al richiamo della Chiesa vi entra, come diceva già nel 1897 il Sacerdote Don Vincenzo Longobardi, attratto e ammirandone, fin dall’ingresso, lo stile barocco, con le tre statue simboleggianti le tre virtù teologali, la Fede, la Speranza e la Carità.

Una volta all’interno scatta la magia dell’artistica bellezza della Navata che, facendo centro sul dipinto della Madonna, incoronata, or sono centoventi anni, come Patròna della gente che vive e opera sul mare, stimola il visitatore ad esserne convinto e ammirato narratore.

Quello scritto fin qui può appartenere al pensiero di ogni altro benpensante mio concittadino; quello che sarà il seguito, No!

No; perché attiene al rapporto da me avuto con l’iter progettuale della riapertura del Santuario, sino alla consegna “brevi manu”, al Vicario don Catello Malafronte, degli elaborati e degli atti approvati dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali.

Il 27 di Novembre dell’anno Domini 2017 il tanto laborioso iter si conclude con la riapertura del Santuario e questo mi induce a pensare che vi abbiano concorso i lavori effettuati, con visione propedeutica, per il ripristino e l’impermeabilizzazione delle sue coperture, utilizzando venticinque del quarantotto milioni e mezzo del vecchio conio che tra il 1981 e il 1986, per la riapertura della Chiesa, sono stati consegnati, con regolari assegni, al Vescovo di allora, Mons. Antonio Zama e a Mons. Reschigg.

Da questo il riferimento di inizio lettera alla riconoscenza, che meritano, anche se per molti alla memoria, coloro che vi hanno concorso con le loro donazioni.

A cominciare da quelli di cui parla, come amministratore degli scaricanti di Porto, e riferendosi alla ripartizione delle paghe, Libero D’Orsi, nel suo Pamphlet Il Mio Povero Io : “ …incredibile è che la prima parte si assegnava alla Madonna di Porto Salvo. Era bello vedere offrire la prima parte alla Madonna di Porto Salvo.”

E che dire delle Suore Francescane Alcantarine che non hanno abbandonata la Canonica, pur vivendone il disagio delle condizioni abitative, per dare continuità al loro lavoro.
Lavoro che, con le attività formative tese a dare un futuro ai ragazzi e alle ragazze del Rione, rimane segnato dall’impegno eroico e solidale di una Suora, per citarne solo una: Suor Carmela Ciofi.

Tutto questo è Storia: silenziosa, ma è Storia della Città. Come tale ho ritenuto utile farne la sintesi, con la spinta e la forza della Fede.
Null’altro!

Flavio di Martino

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