La prima 2 Cavalli non si scorda mai… Citroen Story – Mi ricordo di quando i mulini erano bianchi e i biscotti sapevano di latte e di grano e di un bambino che si muoveva saltellante nella piazza principale del paesello, un bambino decisamente vivace, iperattivo, sveglio e veloce, vissuto in una cittadina in cui le automobili erano rigorosamente italiane, piena di officine autorizzate rigorosamente italiane.
E
mi ricordo di quando un forestiero in visita al paese, parcheggiava, per forza di cose, la propria automobile nella piazza principale. Quel bambino si fermava a fissarla e a studiarla per comprenderne al massimo le particolarità . A volte capitava anche qualche mezzo più particolare che sembrava un’auto assurda e, per certi versi, la negazione stessa del concetto di automobile.
Mi ricordo gli enormi occhi azzurri di quel bambino che ha sentito più volte nella sua vita ‘Che begli occhi’ di ‘Come ti chiami?’. Un fanciulletto brillante terribile e tremendo, seppur educato e responsabile, e di quanto si illuminassero di gioia i suoi occhi quando vedeva spuntare all’orizzonte quell’auto giallognola rumorosa e ondulante. Era l’unica cosa che riusciva a fermarlo.
La sua mamma è ancora convinta che l’amore per le automobili affonda le radici nella propria oramai leggendaria scoperta di essere incinta di quell’essere proprio durante l’esame di guida.
La giallognola non godeva di ottima salute. A volte non partiva e per tappo del serbatoio benzina aveva un tappo di sughero, ci pioveva dentro e gli sportelli non avevano una vera e propria chiusura. Era chiamata da tutti ‘Diana’, ed è la prima di cui quel bambino ha memoria e che ha imparato a venerare. La prima su cui era riuscito, nei tardi anni 80, a farci un giro, che poi nel tempo si sono moltiplicati. Il profumo dello ski, una leva del cambio discutibile e i movimenti da giostre di festa di paese ne facevano una vera e propria attrazione.
Spesso saliva a bordo con la proprietaria per il semplice saporito gusto di fare un altro giro per poi ritornare a piedi nel punto in cui era stato caricato a bordo. Ricordo ancora le facce del padre e della madre che lo deridevano perché provava ammirazione per un’auto così dismessa lenta e malandata pur avendo a disposizione auto nuove, belle ed eleganti a gogò. Il papà gli ripeteva in continuazione: ‘Dove vuoi andare con quella Rangashia?’. La rangasha, in vernacolo, non era altro che la carcassa del tamburo più grande di una banda, il più rumoroso e il meno aggraziato.
Quei giri però non sono durati abbastanza.
Il 1991, infatti, è stato scenario di un grande trauma per quel bambino che dovette accettare che quella conosciuta ‘Diana’ era stata allontanata dal paesello per rifarsi una vita nel box di un amatore. E’ ancora vivissimo il ricordo di quella frase. La Diana fu sostituita da una dozzinale Y10.
Quel bambino oggi ha qualche anno in più, ha scoperto che quella non era una Diana ma più semplicemente una Citroen 2 Cavalli della quale ricorda solo la targa e un enorme adesivo a forma di papera sul baule posteriore.
Oggi quell’ormai uomo, ha ricevuto una bellissima sorpresa, una telefonata con la quale veniva informato di andare a ritirare un qualcosa a casa della vecchia proprietaria della celebre Diana.
E’ una fotografia scattata nel settembre del 1983, come appuntato a penna sul retro. Il regalo più caro ricevuto da sempre.
La prima 2 Cavalli non si scorda mai…Â
Quel bambino oggi ha ancora dei grandi occhi azzurri, è ancora tremendo e terribile e i suoi occhi azzurri, ancora grandi e apprezzati, sono rimasti per ore a fissare quell’immagine favolosa e oggi si è preso una rivincita. E’ riuscito a ridare una vita, seppur in modo diverso e in chiave moderna, alla ‘Rangashia giallognola’ diventando felice e orgoglioso proprietario di una bellissima 2 Cavalli. Ed è l’unica a cui è riuscito a volere più bene della ‘Rangashia giallognola’ che ha smesso di girare per le strade asfaltate nel maggio del 2001 avendo però una corsia privilegiata sulle strade del suo cuore.
Luigi Barbetta e la sua Citroen 2CV
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