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Castellammare di Stabia

L’importanza economica dei porti al sud

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span style="font-size: 12pt; line-height: 115%; font-family: 'Times New Roman', serif;">Il riconoscimento del ruolo più determinante che i trasporti marittimi e – di conseguenza le città portuali – rivestono nella crescita economica della nostra penisola, rende indispensabile prevedere, nell’ambito dell’ampia serie di politiche e programmi previsti per lo sviluppo del mezzogiorno, anche una adeguata politica di sviluppo dei porti e delle infrastrutture portuali, di miglioramento della produttività e dell’organizzazione, in una visione complessa che tenga conto delle nuove ed articolate tendenze in atto nel settore commesse, in particolare, al trasporto intermodale e combinato, alla specializzazione dei servizi, alla logistica integrata, alla diffusione di sistemi informatici, al processo di liberalizzazione messo in moto con la riforma portuale del 1994 (L 84/94). La politica portuale, deve puntare sugli elementi di forza del sistema italiano e meridionale in particolare, per metterlo in grado, in grado, una volta pervenuto a dotazioni infrastrutturali e di servizi adeguati, di competere in condizioni di parità con gli altri porti di maggiore importanza del Nord Europa e del Mediterraneo. Lo sviluppo dei porti e delle infrastrutture portuali, assume particolare importanza per il mezzogiorno d’Italia, che com’è noto, soffre di una storica condizione di sottosviluppo, sebbene proprio in quest’area del nostro Paese, si concentrino attualmente le più vaste potenzialità di sviluppo. Da un’analisi comparativa, tra le diverse realtà portuali italiane, con particolare riferimento ai porti di Bari, Cagliari, Catania, Gioia Tauro, Napoli, Palermo, Salerno e Taranto sono emerse luci ed ombre sui porti meridionali. Dallo studio realizzato dall’università degli studi di Napoli è emerso che se, da una parte, può considerarsi positiva l’esperienza di Gioia Tauro, dall’altra non si può non affermare che i buoni risultati fin qui ottenuti non devono in alcun modo far dormire sugli allori : è necessario intervenire sempre più sul versante della realizzazione delle infrastrutture ed in particolare dei collegamenti intermodali, che hanno evidenziato, a volte in modo drammatico, le loro carenze, senza tuttavia trascurare l’aspetto relativo al continuo rinnovamento delle strutture interne agli scali, i quali devono anche assicurare mezzi e macchinari in linea con il progresso tecnologico. In ultimo da un’analisi del Linea Shipping Connectinity Indez, un indicatore che misura la competitività del sistema marittimo di un Paese, si evince che l’Italia è al 17° posto nel 2015 e che ormai da circa 10 anni oscilla intonro a questa posizione, sempre dietro a Olanda e Germania. Il 33,7% del valore aggiunto dell’economia del mare è prodotto nel mezzogiorno e il 38,6% dell’occupazione generata, in totale dall’economia marittima si trova nel Sud. In termini di infrastrutture, i 12 porti del mezzogiorno, movimentano il 45,7% del totale del traffico di container e il 47% del traffico complessivo di merci. L’importanza del trasporto marittimo per le imprese del sud si rispecchia anche nei dati del commercio estero, l’interscambio commerciale del Mezzogiorno viene realizzato per il 60% con modalità marittima per un valore di quasi 55 miliardi di euro. Nel mezzogiorno esistono alcune regioni la cui economia è fortemente agganciata al trasporto marittimo : in Puglia e Campania il 45,6% delle merci in import-export si muove con modalità marittima, nelle isole oltre il 90%.

Fabio D’Amora 

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