Koulibaly si racconta: “Il mio arrivo al Napoli, pensavo che Benitez scherzasse! De Laurentiis? Credeva fossi più alto. La nascita di mio figlio e Sarri…”
Il difensore del Napoli e della Nazionale del Senegal, Kalidou Koulibaly, ha rilasciato una lunga intervista al portale online www.theplayerstribune.com. Queste le sue parole:
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Koulibaly sull’arrivo al Napoli e Benitez:
Questa è una storia divertente: in quella stagione giocavo al Genk in Belgio. Un mio amico, Ahmed, mi disse che sarebbe venuto a stare da me per qualche giorno. Stavo aspettando che arrivasse in stazione quando ricevetti una chiamata da un numero sconosciuto.
Era una persona che diceva di essere Rafa Benitez. Io pensai fosse Ahmed in vena di scherzi e gli attaccai il telefono in faccia. Il numero sconosciuto telefonò di nuovo, gli dissi – convinto fosse il mio amico – che stavo per andarlo a prendere in stazione, e staccai di nuovo.
A quel punto mi telefonò il mio procuratore e mi disse che stava davvero per chiamarmi Benitez e che voleva parlarmi.
Gli risposi: “Cosa? Ma stai scherzando? Credo che mi abbia appena chiamato. Pensavo che fosse il mio amico a farmi uno scherzo!”.
Il mister mi fece mille domande: “Sei fidanzato? Ti piace andare a ballare? Conosci la città di Napoli, i giocatori?” Gli risposi di conoscere Hamsik.
Onestamente non conoscevo veramente i giocatori, nè la città. Ma ovviamente conoscevo Rafa Benitez e mi diede un’ottima impressione.
Dopo la telefonata chiamai subito il mio procuratore e gli dissi: “Fai tutto ciò che puoi. Portaci a Napoli”.
Il Napoli non riuscì a raggiungere un accordo con il Genk a gennaio. Ma Rafa mantenne la parola e mi prese quell’estate.
Benitez mi portò in una stanza col match analyst. Mi fece vedere un video con le mie giocate più belle. Tra me e me pensai “Bello, no?” E invece mi disse di non fare più quelle cazzate.
“Ma ho preso la palla!”
“Questo è culo! Hai recuperato la palla grazie alla tua forza fisica. Se il tuo avversario fosse stato più intelligente, saresti stato in difficoltà.”
Poi mi fece vedere altre immagini. Erano tutte azioni normali.
“Mister, ma sono giocate semplici.”
“Appunto Kouli”.
Koulibaly e il primo incontro con De Laurentiis:
De Laurentiis mi guardò un po’ storto e mi disse: “Ma sei tu Koulibaly?”
“Sì, sono Koulibaly”
“Ma non eri alto? Non eri 1,92?”
“No, presidente, io sono alto 1,86”
“Mannaggia! C’era scritto dappertutto che sei 1,92! Ora voglio dei soldi indietro dal Genk!”
Io gli risposi che gli avrei ridato i centimetri in campo.
Gli piacque molto questa frase e si mise a ridere e mi disse. Poi mi diede il benvenuto.
Sarri e il giorno della nascita del figlio di Koulibaly
Napoli mi ricorda l’Africa perché c’è tanto affetto. La gente vuole toccarti, vuole parlarti. Non è tolleranza, ma amore. I miei vicini mi trattano come un figlio.
La cosa più bella è che mio figlio è nato qui. Non mi scorderò mai di quel giorno.
Mia moglie era andata in ospedale, ma quel giorno dovevamo giocare contro il Sassuolo in casa. Eravamo in sala video ed il mio telefono continuava a vibrare. Di solito lo spengo ma ero preoccupato per mia moglie.
Il nostro allenatore all’epoca era Sarri. Non volevo rispondere perchè lui è abbastanza intenso su queste cose. Alla fine sono riuscito ad uscire per rispondere. Era mia moglie che mi annunciava che sarei diventato padre da pochi minuti.
Allora andai da Sarri e gli dissi: “Mister, mi scusi ma devo andare. Sta nascendo mio figlio!”.
Sarri mi guardò e mi rispose: “No, no!. Stasera ho bisogno di te, Kouli. Mi servi davvero. Non puoi andare”.
Gli dissi che avrei accettato le conseguenze, le multe…
Sarri era così stressato e fumava una sigaretta. Fumava e rifletteva e poi alla fine disse: “Va bene puoi andare in ospedale ma poi devi tornare per la partita stasera. Ho bisogno di te, Kouli!”.
Arrivai in ospedale e alle 13:30 era nato un piccolo napoletano. L’abbiamo chiamato Seni. È stato il giorno più bello della mia vita.
Alle 16 mi chiamò il mister. Sarri è un tipo..pazzo. Lo dico nel senso positivo ma è pazzo!
Mi disse: “Kouli? Ma torni? Ho bisogno di te. Ho veramente bisogno di te. Ti prego!”
Mia moglie aveva bisogno di me. Ma non volevo deludere i miei compagni di squadra perché gli voglio davvero bene. E amo la città di Napoli.
Fu mia moglie a dirmi di andarci e io andai allo stadio. Stavo iniziando a prepararmi per giocare. Cercai nella lista della formazione, ma…non c’era il mio numero.
Gli chiesi: “Mister, ma sta scherzando?”
“Cosa? È una mia scelta.” Mi aveva messo in panchina!
Gli dissi: “Mister, mio figlio, mia moglie. Li ho lasciati lì. Mi ha detto che aveva bisogno di me.”
“Sì, abbiamo bisogno di te in panchina.”
Ora che ci penso, mi viene da ridere, ma in quel momento mi veniva da piangere.
Magari questa storia sembra una cosa negativa, ma per me invece rappresenta tutto ciò che amo di Napoli. Se lo dovessi spiegare, non riusciresti a capirlo. È come cercare di spiegare una battuta. Questa città è pazza sì. Ma calda!”.
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