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Kiev, un anno dopo: vendetta dove essere e vendetta è stata

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Vendetta dove essere e vendetta è stata

“E’ lecito non vendicarsi, se ciò avvelena l’animo anche più che vendicarsi?” Si interrogava così il filosofo Emil Cioran, a proposito del sentimento negativo che, più di ogni altro, regola motivazioni e stimoli. Forse un pizzico di rivalsa devono averla avuta i “reduci” di quella sfortunata partita del 14 maggio 2015; quei fili d’erba sono stati testimoni l’anno passato della semifinale europea contro il Dnipro, altra squadra ucraina, una partita che gli appassionati e i tifosi azzurri ricorderanno certamente, e non in maniera nostalgica. Una sconfitta legata alla serata storta di Higuain, e alla vena di grazia del portiere Boyko, e il destino decise di negare ai partenopei l’accesso alla finale europea, complice un arbitraggio quantomeno discutibile. Tornare in terra ucraina ha avuto il retrogusto dolce della vendetta per chi quella notte c’era e dovette dire addio al sogno di un trofeo europeo dopo quasi venticinque anni.

Ma la storia è cambiata: nell’esordio di Maurizio Sarri nella massima competizione europea, il Napoli operaio porta a casa una vittoria fondamentale e regala una grande gioia al suo allenatore. La musichetta della Champions scatena la voglia di rivalsa dei nostri atleti, che superano così l’ostica trasferta. Il tabellino della partita però, parla di una serata non agevole per i partenopei. Dopo una partenza sfrontata, il Napoli abbassava inopinatamente il baricentro, concedendo a Yarmolenko di sfornare un cross insidioso, torre di Tsygankov per Garmash che insacca in girata. Ancora una volta il Napoli è punito per l’unica vera imprecisione difensiva. Un gol che avrebbe potuto tagliare le gambe a qualunque squadra. Non agli uomini di mister Sarri; il Napoli, ferito, si lancia con aumentata determinazione in avanti, sfoderando la velocità nelle ripartenze, un marchio di fabbrica degli azzurri. Ecco allora Gohulam farsi perdonare la eccessiva confidenza concessa a Yarmolenko, e servire un cioccolatino per l’ariete Milik; l’ex Ajax non si fa pregare e insacca con una testata precisa indirizzata nel sacco. Parità e palla al centro.

L

a Dinamo Kyev accusa il colpo e sembra voler andare negli spogliatoi con il risultato di parità, ma gli azzurri non si placano; approfittano degli ultimi secondi e di un dominio inaspettato in area per concretizzare un’azione rimpallata che Arkadiusz Milik, sempre lui, trasforma in rete. Già, il gigante polacco non delude quando si tratta di lasciare il segno: doppietta all’esordio, altrettanti lampi nella notte di Kyev. La ripresa vede una voglia degli azzurri di amministrare più che di affondare, seppur limitando le sortite offensive degli ucraini. Nonostante la superiorità numerica, decisa dall’arbitro a seguito di uno svenimento di Sydorchuk, che cerca di simulare un inesistente rigore, il Napoli non riesce ad affondare il colpo del K.O. Sarri richiama uno stremato Hamsik per un tonico Zielinsky, sempre più padrone del gioco a centrocampo; il giovane centrocampista è forse l’acquisto in cui Sarri ripone più speranze di avere reali alternative all’altezza. E’ sfortunato Mertens nella sua classica serpentina, che si stampa sul palo. Poco incisivo Insigne, chiamato in verità anche a coprire sulla fascia gli ultimi sussulti della Dinamo; sprecone Gabbiadini che centra il portiere a pochi metri dalla porta.

Alla fine va bene così, non per Maurizio Sarri, contentissimo del risultato, molto meno del modo di gestire dei suoi ragazzi nella ripresa. Colpa certo della tenuta atletica, provata da troppe partite ravvicinate in questo inizio di stagione. Ma si sa, vincere aiuta a vincere, e di gol e vittorie questo Napoli deve esserne sempre affamato. Solo così potrà sperare di avere qualcosa da festeggiare, oltre all’ormai indigesto premio del bilancio. Di queste notti magiche, come l’ha classificata anche il bomber Milik, non ci si stanca mai. Chi ben comincia…

a cura di Fabiano Malacario

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