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L’ombra della Juventus dietro il fallimento dell’Auxilium Torino basket?

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e ombre che si sono addensate sul basket torinese dopo il fallimento dell’Auxilium Torino, penalizzata lo scorso campionato di 8 punti e retrocessa “d’ufficio” in A2, potrebbero non riguardare soltanto la vecchia proprietà Forni.

Nei mesi precedenti è finita nel mirino della procura di Torino la cessione societaria al magnate russo Dmitry Gerasimenko, già proprietario della Pallacanestro Cantù che l’aveva lasciata (o per meglio dire, era stato invitato a cedere, ndr) sull’orlo del baratro e mangiata dai debiti.

La Guardia di Finanza, dopo l’acquisizione della squadra torinese da parte del suddetto, aveva sequestrato i bilanci dopo che la Lega Basket Serie A aveva preso una posizione netta contro il neo proprietario dell’Auxilium Torino, reo di non avere i requisiti economici per garantire solidità al club e senza aver ancora adempiuto alle pendenze economiche della propria precedente gestione con la Cantù.

Ma come ha potuto il presidente Forni cedere ad un soggetto tanto ambiguo e con un passato così poco raccomandabile?

La storia parte da ben prima e per intenderci, da poco dopo la vittoria della prima storica coppa Italia dell’Auxilium Torino.

Antonio Forni aveva deciso da tempo di cedere il club ma mancavano gli acquirenti e nonostante la vittoria della coppa nazionale vi erano stati solo timidi sondaggi per l’acquisto della società. Così in estate la proprietà aveva provato a rilanciare il brand ingaggiando come capo allenatore una leggenda come coach Larry Brown, che aveva guidato, nel 2004, i Detroit Pistons alla vittoria del loro terzo titolo NBA.

La mossa dell’ingaggio di una figura come Brown però sembrava la classica iniziativa atta a nascondere la polvere sotto il tappeto.

IL BISOGNO DI UNA SPONSORIZZAZIONE

La proprietà si è trovata dunque costretta a cercare una sponsorizzazione che portasse aria fresca al club e con essa anche quella liquidità che era diventata necessaria per garantire competitività all’Auxilium Torino.

Nonostante avesse nella FIAT il main-sponsor, ovverosia lo sponsor principale, non poteva contare su benefici economici derivanti da ciò.

FIAT infatti copriva soltanto una piccola parte (meno del 10%, ndr) delle spese del club ma ne ricavava i profitti derivanti, ad esempio, dal merchandising e dagli incassi delle partite casalinghe.

In sostanza, FIAT “prestava” il nome al club senza investire praticamente nulla.

La proprietà dell’Auxilium Torino dunque ha dovuto cercare una sponsorizzazione ulteriore che potesse aiutare il club a sopravvivere ad una situazione che stava diventando delicata e così nell’estate 2018 raggiunge una intesa contrattuale con il gruppo OJ SOLUTION (Consorzio Outsourcing Job Solution, ndr), “società di outsourcing specializzata in consulenza delle risorse umane”, si legge dal loro sito, fondata da Mario Burlò, già proprietario del Capri Calcio ed arrestato il mese scorso per ‘ndrangheta.

L’accordo con OJ SOLUTION prevedeva una sponsorizzazione tramite credito d’imposta di società terze (nello specifico erano per di più società fittizie), cosa che non è assolutamente permessa in ambito sportivo e non è dunque ammessa dai regolamenti di iscrizione ai campionati professionistici per i quali è necessario che tutte le sponsorizzazioni siano dirette e non derivanti da terzi.

(Caso analogo, seppur con qualche differenza, era avvenuto precedentemente con l’Alma Basket Trieste).

GERASIMENKO E LA FIAT SE NE LAVA LE MANI

Quando la Guardia di Finanza si è recata nella sede del club dopo l’acquisizione delle quote di maggioranza da parte di Gerasimenko, il C.d.A della Lega Basket Serie A ha votato dapprima per l’allontanamento del neo proprietario e poi per la penalizzazione a tavolino comminata in 8 punti e che ha decretato la retrocessione della squadra in A2.

Il gruppo FIAT, che fino a poco tempo prima aveva cominciato a progettare la nascita della Pallacanestro Juventus, rilevando le quote dell’Auxilium Torino, ha fermato tutto.

L’idea infatti era quella di rendere l’FC Juventus una potenza del basket italiano, esattamente come avviene per i più grandi club europei come Real Madrid, Barcellona, Bayern Monaco, CSKA Mosca, Fenerbache, le quali hanno tutte la propria compagine anche nella pallacanestro.

Quando però l’Auxilium Torino si è allontanata dalla zona playoff, scivolando verso la zona retrocessione FIAT ha fatto marcia indietro per poi abbandonare completamente il progetto appena i problemi societari si sono fatti evidenti.

Exor infatti, la società guidata da John Elkann, non voleva in alcun modo accostare la propria immagine (il marchio Juventus) a quello di una squadra in declino, con problemi economici e retrocessa di categoria.

Ha scelto di lavarsene le mani, nonostante fosse il main-sponsor, pur di salvaguardare la propria immagine di club vincente.

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