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Castellammare di Stabia

Juve Stabia, the end: finisce la stagione calcistica gialloblù

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Juve Stabia, the end: finisce con una amara sconfitta il primo turno dei playoff per la Juve Stabia, con la vittoria per 3-0 del Cerignola.

Il nostro editoriale, come sempre, vuole portare qualche spunto di riflessione sul match disputato tra Cerignola-Juve Stabia, valevole per il primo turno dei playoff.

Viviamo in un’epoca in cui la vittoria sembra essere l’unico fine a cui puntare in tutti i settori della vita. Occorre vincere, sempre: a scuola, nello sport, nella vita di tutti i giorni. La sconfitta o non è contemplata o è giustificata.

Saper perdere, imparare a saper perdere, soprattutto quando sussistono evidenti segni che hanno portato alla sconfitta, significa accettare di non aver dato il massimo, significa accettare che gli avversari abbiano fatto una partita migliore, significa accettare di aver commesso errori. Qualcuno scrisse: gli ultimi saranno i primi.

In realtà, gli ultimi sono ultimi e quando succede soffrono. Ma perdere è una delle più grandi occasioni che la vita possa offrire. Per riflettere. Per valutare. Per cambiare. Per programmare diversamente. L’occasione, anche, di imparare che qualunque cosa accada siamo in grado di superare.

Il meglio deve ancora venire. Quando arriverà sapremo riconoscerlo all’istante. E avrà un valore spettacolare. Quello stesso valore riconosciuto già da tempo dalla piazza di Castellammare di Stabia, delusa per il percorso fatto in questa stagione dalla Juve Stabia.

Pur accettando, infatti, una serie di problematiche ostative verso la scelta di una rosa tecnicamente e tatticamente atta a portare alta la maglia gialloblù, non pochi gli avvenimenti che hanno lasciato il pubblico senza parole!

Juve Stabia: chi si loda, si imbroda.

E’ doveroso segnalare che in più di un’occasione la Società Juve Stabia e le sue componenti dirigenziali, hanno giustificato le sconfitte e gli errori di una squadra che ha portato pochi risultati in campo. Altresì, hanno più volte amplificato il valore di qualche conquista come record o evento grandioso.

Chi fa sport e chi vive intensamente la vita, sa che le sconfitte e le frustrazioni sono pane quotidiano e che i successi “da film” sono rari. La vera vittoria, in realtà, è rappresentata dal raggiungimento o avvicinamento agli obiettivi che ci si è posti come gruppo.

Sulla base di questa affermazione, si è sentito affermare che la Juve Stabia ha raggiunto la salvezza, obiettivo primario di questa stagione, che i playoff sono arrivati in modo fortuito e che non si è sfruttata al massimo l’occasione.

Sarebbe inutile commentare la partita disputata a Cerignola, molto apatica, soporifera e priva di reazione. Sembra, invece, giusto focalizzare l’attenzione su ciò che la Società deciderà di fare da “GRANDE” , non riferendoci all’età cronologica, ma all’importanza che la piazza riveste.

Il Direttore Sportivo Di Bari non ha ritenuto opportuno aprire i cassettini della memoria per non alimentare inutili polemiche. Ma qualcuno ha asseverato che chi tace acconsente e chi ha modo di contestare le accuse ingiuste lo fa con grande energia e verità!

Come cantava Alex Baroni:
“Amore che non può volare
Resterai qui fino alla fine di me
Oh, amore, mi dovrà passare
Per diventare libero, cambiare, cambiare
Combatterò con le mie notti bianche, oh
Combatterò, devo ricominciare a inventare me!”. 

Bisogna, necessariamente, ricominciare, per cambiare davvero, aggiungendo agli obiettivi da prefissare nella nuova programmazione: trasparenza, senso dello scopo e comunicazione aperta con il pubblico.

Chiudiamo quest’ultimo editoriale della stagione con le parole di Javier Marias, uno scrittore, traduttore, giornalista e saggista spagnolo: “La prima lezione di ogni giocatore e di ogni allenatore dovrebbe essere questa: in questo gioco, se non c’è dramma non c’è niente. Se perdere o vincere una partita non viene vissuto come un evento cruciale e con una trama e una storia, con una svolta o una catastrofe, che riguarda il passato, il presente e il futuro, la dignità e il decoro e naturalmente la faccia con cui uno si alza l’indomani, allora lasciamo perdere!”. 


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