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Castellammare di Stabia

Juve Stabia, Ruscio: La squadra ha ritrovato serenità. Castellammare migliore tappa della mia carriera

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Ospite della puntata di ieri di Juve Stabia Live è stato giovanni Ruscio, centrocampista delle Vespe nella stagione 2009/10, conclusasi con la promozione in Serie C1.

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ueste le parole di Ruscio:

Con le ultime due vittorie la Juve Stabia si è rimessa in carreggiata, avvicinando e superando alcune delle dirette concorrenti per la salvezza. Gli ultimi sei punti sono a mio avviso importanti sul piano anche del morale perché consentono alla Juve Stabia di lavorare con maggiore serenità, fattore determinante. Ora conterà fare bene nelle prossime gare che sono veri e propri scontri diretti in chiave salvezza da cui può arrivare la svolta del campionato.

Elia? E un calciatore interessantissimo, tra l’altro molto giovane perché classe 1999. Farà sicuramente strada e lo si capisce anche dalle sue parole, da cui traspare determinazione, consapevolezza nei propri mezzi e voglia di aiutare la squadra. È chiara poi la nuova sicurezza che le due vittorie hanno dato al gruppo, che rispetta l’avversario ma che senza esitazione vuole dare continuità ai risultati.

Mastalli? Dispiace il suo infortunio perché è un calciatore importante. So cosa si prova in questi momenti, con la voglia di tornare in campo più forte anche delle stampelle e del dolore. La scelta del capitano stabiese di essere al Menti nella scorsa gara significa molto in termini di partecipazione oltre le vicende di campo: mi ricorda la scelta di Chiellini di seguire la Juventus nonostante il grave infortunio. È un ulteriore segnale della compattezza del gruppo gialloblu.

Calvano? È un calciatore che vedo simile al calciatore che ero io. È un ragazzo di temperamento e che ha coraggio: ci ha messo la faccia dopo l’espulsione con l’Ascoli e, meritatamente, dopo la rete col Pordenone. So che fa dell’interdizione la sua qualità migliore senza però disdegnare la fase di impostazione; è uno di quei calciatori che formano l’anima della squadra. Un mio allenatore diceva che per fare una buona casa ci vogliono operai, geometri e ingegneri: vale anche per una squadra, in cui deve esserci il giusto mix di elementi. Ritengo eccessive le critiche che ha ricevuto la squadra nelle prime gare, del resto era inevitabile un comprensibile periodo di adattamento alla categoria. È stato più che giusto proseguire con Caserta, dando continuità al progetto tecnico; del resto nessuno come lui può conoscere la squadra. Ben venga anche la sana concorrenza tra calciatori perché permette ad ogni elemento di dare il meglio. Spesso chi subentra è addirittura più decisivo di chi gioca dal primo minuto quindi saranno tutti importanti.

Alla Juve Stabia ho vissuto la stagione migliore della mia carriera, non solo dal punto di vista del risultato di squadra (la promozione in C1) ma anche per rendimento personale: fu una stagione in cui diedi il meglio di me. La ricordo con grande affetto perché andò tutto alla perfezione e mi distinsi sia per interdizione che impostazione. Non nascondo che lasciare la Juve Stabia è stato il più grande errore della mia carriera. Purtroppo per questioni personali, dopo aver iniziato il ritiro con le Vespe a Poggibonsi, tornai a Sorrento per chiedere la risoluzione all’allora presidente Giglio, che mi chiese a lungo se fossi sicuro della scelta. Ero stato confermato dal D.S. Di Somma e da Mister Braglia ma questioni extra calcistiche mi portarono lontano da Castellammare. Dispiace ancora a distanza di anni perché alla Juve Stabia stavo davvero benissimo; è tra le piazze che più porto nel cuore, tanto che vivo ancora in zona.

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