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Juve Stabia, Novellino poteva arrivare prima? – La Bastonatura

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Juve Stabia, la vittoria nel derby con l’Avellino alimenta un interrogativo e accresce i rimpianti: con la rinuncia a Colucci si poteva puntare subito su Novellino piuttosto che scegliere Pochesci e perdere sostanzialmente due mesi?

L’ESPERIMENTO POCHESCI FALLITO. LA CURA NOVELLINO POTEVA PARTIRE MOLTO TEMPO PRIMA?

C

olucci aveva fatto benissimo soprattutto dal punto di vista dei risultati e, non dimentichiamolo, al momento del suo esonero aveva lasciato la Juve Stabia al quinto posto dopo essere stata per molto tempo anche al quarto posto in classifica.

Il tecnico nativo di Cerignola aveva assicurato un certo equilibrio alla squadra con un 4-3-3 asimmetrico o ibrido in cui nelle prime 7 partite di campionato era stato sempre utilizzato un centrocampista come Scaccabarozzi o Ricci nei tre davanti per assicurare maggiore equilibrio e copertura. Colucci aveva ovviato in questo modo ai tanti limiti che questa squadra presenta nei diversi reparti.

Il mantra di Colucci è sempre stato: una squadra equilibrata deve saper fare le due fasi, attiva e passiva, altrimenti non è equilibrata. Le 2 fasi si devono rispettare e riconoscere e spetta poi all’allenatore allenare una squadra ad essere bifasica.

Senza dimenticare che comunque anche con Colucci dalla gara di Taranto in poi avevano giocato davanti le tre punte pure tranne che contro il Pescara e nella sua ultima panchina contro il Monopoli.

Con l’esonero di Colucci viene scelto un tecnico come Pochesci che è all’estremità opposta in quanto a principi di gioco. Per Pochesci non esistono attaccanti che debbano rientrare a dare una mano ai centrocampisti e agli attaccanti.

Il suo è un tentativo finito malissimo di inculcare ai giocatori della Juve Stabia un tipo di gioco offensivo basato sul 3-4-1-2 che in alcuni casi diventava nella necessità assoluta di rimontare in alcune gare un 3-3-1-3 che ha solo esposto la squadra a brutte figure come nel secondo tempo di Foggia.

Pochesci voleva attuare un tipo di gioco offensivo pur non disponendo di una rosa con calcatori che avessero caratteristiche tali da poter fare questo tipo di gioco.

E i risultati negativi non hanno tardato ad arrivare: 6 sconfitte, 2 pareggi e una sola vittoria peraltro fortunosa col Giugliano. Ma soprattutto la Juve Stabia ha smarrito definitivamente una delle poche certezze che aveva avuto nella prima parte di campionato: la fase difensiva.

Con una media gol subiti che con Pochesci è arrivata a toccare i 2,4 gol subiti a partita mentre con Colucci in tutto il girone di andata (tranne l’ultima gara col Cerignola) la media gol presi era stata di 0,61 a gara.

Con l’arrivo di Novellino il ritorno al passato. Dopo la batosta di Potenza, il tecnico di Montemarano ha messo a posto innanzitutto proprio la fase difensiva ma soprattutto ha messo in campo una Juve Stabia di stampo “colucciano”. 

Un 4-3-3 con Mignanelli nel tridente offensivo a garantire la copertura, fare da equilibratore della squadra (con Colucci lo facevano Scaccabarozzi e Ricci) e a garantire anche il necessario supporto la fase difensiva.

Un 4-3-3 che in fase passiva diventa un 4-5-1 con tre linee molto strette a fare tanta densità in mezzo al campo e a chiudere soprattutto tutte le linee di passaggio all’Avellino che ha avuto grandissima difficoltà a produrre gioco al “Menti”.

Novellino ha incartato la gara da un punto di vista tattico al suo collega Rastelli e ne è venuta fuori una partita in cui la Juve Stabia, pur subendo la pressione degli irpini nel secondo tempo, ha subito pochissime occasioni da gol se si eccettua solo il gol di Ricciardi del momentaneo pareggio dell’Avellino nato da una bella iniziativa di Di Gaudio.

Senza dimenticare che nel primo tempo la Juve Stabia, già prima del gol di Berardocco e del raddoppio da favola nel finale di D’Agostino, aveva colpito un palo clamoroso con Scaccabarozzi e sulla ribattuta c’era stato una salvataggio sulla linea di porta sul colpo di testa a botta sicura di Zigoni.

Alla luce di queste considerazioni quindi appare chiaro l’errore principale di questa stagione fatto a fine gennaio dalla società: andato via Colucci bisognava continuare nel suo solco e prendere subito un allenatore come Novellino che già domenica scorsa nella gara con l’Avellino ha fatto vedere di che pasta è fatto e quanto può essere importante la sua esperienza.

I voli pindarici con Pochesci potevano essere evitati e molto probabilmente evitarli poteva significare un campionato diverso per le Vespe anche nel girone di ritorno perchè di sicuro un cambio da Colucci a Novellino sarebbe stato molto meno traumatico di una cambio da Colucci a Pochesci, ai due poli opposti nel modo di concepire i principi di gioco.

 


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