span style="font-size: 10pt;">Parte ufficialmente oggi il calciomercato di gennaio 2016, durante il quale la Juve Stabia sarà, speriamo, protagonista nel rafforzare e rendere la propria rosa più competitiva in vista di una seconda parte di stagione che vede qualsiasi obbiettivo ancora raggiungibile.
Il mercato invernale, però, come sottolineato dagli addetti ai lavori, è ancor più difficile del mercato estivo; a gennaio infatti occorre prendere calciatori che siano pronti, in grado di fare già da subito la differenza e congeniali al progetto, senza la preparazione tipica dei ritiri estivi.
Negli ultimi anni la finestra di mercato invernale per la Juve Stabia è stata sempre ricca di operazioni e trasferimenti, i cui risultati sono stati in alcuni casi sorprendenti ed in altri, purtroppo, deludenti.
Avvenne proprio nel gennaio del 2012, durante il primo campionato di Serie B, l’operazione economicamente più importante della storia della Juve Stabia. Il 31 gennaio 2012, infatti, l’allora D.S. Di Somma concluse la lunghissima trattativa con l’Atalanta per portare Riccardo Cazzola tra le fila dei nerazzurri in Serie A. Per i gialloblù l’offerta economica superiore al milione di euro, più l’inserimento del cartellino di un certo Fabio Caserta, proveniente da Bergamo fu irrinunciabile e consentì al Gladiatore stabiese di confrontarsi con la massima serie dopo una gavetta durata anni.
Proprio la cessione di Cazzola, se da un lato portò risorse economiche insperate alle Vespe, dall’altro compromise in parte il raggiungimento dei play off, svaniti a fine stagione per pochi punti.
Il gennaio successivo, quello del 2013, vide una mini rivoluzione in casa gialloblè, che non produsse di certo gli effetti sperati. Gli epurati di Braglia furono Erpen, Genevier e Danilevicius. Il funambolico esterno argentino pagò le incomprensioni con il tecnico toscano e fu spedito senza troppi rimpianti alla Pro Vercelli, dove in breve divenne uno dei trascinatori della squadra. A caldeggiare la partenza del regista francese Genevier, fu invece la moglie dello stesso calciatore, desiderosa di tornare a vivere al Nord e fomentatrice del suo trasferimento sempre alla Pro Vercelli. I due calciatori vennero sostituiti da Verdi e Suciu, devastanti nelle prime due partite del mese di gennaio (su tutte la vittoria di Vicenza) e fantasmi per i successivi sei mesi (Suciu anche per tutta la stagione successiva). Lasciò, senza troppi rimpianti, anche Thomas Danilevicius per accasarsi al Latina, che sarebbe stato poi promosso in Serie B. La partenza dei tre pezzi da novanta e lo scarso apporto portato dai vari sostituti portò la squadra in un tunnel senza via d’uscita, tanto che dalle posizioni alte del mese di gennaio, i gialloblù conquistarono la salvezza solo alla penultima giornata di campionato.
Il mercato di gennaio 2014 vide Manniello e l’allora D.S. Lupo rivoltare la squadra per tentare di dare un decisivo cambio di rotta ad una stagione compromessa molti mesi prima. Andarono via i vari Calderoni, Diop, Branescu, Giandonato, Martinelli ed arrivarono, tra gli altri, Benassi, Falco, De Falco, Piccioni, Romeo ecc. Quella rivoluzione non sortì effetti e la squadra retrocesse mestamente in Lega Pro con molte giornate di anticipo.
L’ultima finestra di mercato invernale, quella del 2015, infine, vide l’avvicendamento tra gli esterni offensivi Vella e Carrozza, arrivato a Castellammare più per il suo curriculum nelle serie superiori che per la sua reale utilità. Da ricordare è, ancora, la resistenza del Patron Manniello nel rifiutare l’offerta di 150.000 euro del Pescara per Samuel Di Carmine, che sarebbe andato in scadenza di contratto pochi mesi dopo. Il Patron, in maniera encomiabile, preferì rinunciare a quella somma di denaro pur di non privare la squadra del suo bomber principe e per non lasciare nulla di intentato nell’assalto ai play off.
Ora non resta che goderci il calciomercato che parte oggi, con la speranza che alla fine del mese possa essere nata una Juve Stabia più forte e completa nei vari reparti ed in grado di scalare la classifica verso le posizioni di vertice.
Raffaele Izzo