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l comunicato con cui Franco Manniello ha aperto le porte alla possibile non iscrizione della Juve Stabia al prossimo campionato ha gettato nel panico la tifoseria stabiese. Più che un comunicato, in effetti, si tratta di una lettera scritta di getto, ma non senza riflessione, con cui il Patron parla a cuore aperto ai suoi tifosi, confessando tutti i suoi dubbi e le difficoltà che stanno alimentando una scelta sofferta quanto, per certi versi, annunciata.
Queste i principali fattori che stanno portando Manniello al dietrofront:
1) L’assenza di qualsiasi aiuto da parte dell’imprenditoria locale. Dopo essere entrato nella Juve Stabia quale socio minoritario, Manniello ha “scalato” i vertici dirigenziali affiancandosi a Franco Giglio, rimanendo poi solo al comando delle Vespe. Emblema della solitudine del numero uno gialloblù, il tira e molla che da circa due anni vede protagonista Gianni Improta per portare sponsorizzazioni e nuovi soci alla Juve Stabia. Ad oggi, tante parole ma nulla di concreto, come confermato qualche settimana fa dal Baronetto di Posillipo ai nostri microfoni.
2) Le pesanti incombenze economiche nella gestione della società. Sia chiaro, in una categoria dove fioccano penalizzazioni e sanzioni per irregolarità varie, la Juve Stabia vanta totale trasparenza negli adempimenti verso la Lega ed i propri tesserati. La condotta societaria esemplare porta però un peso enorme sulle casse del Patron, unico sostegno della Juve Stabia. Manniello è un imprenditore di successo, il classico “self made man” che si è fatto da solo, ma non è né uno sceicco né il capo di una cordata. Va ricordato come la posizione debitoria concordata lo scorso anno con l’erario può essere adempiuta con i contributi della Lega, mentre i debiti con le banche non superano i 500,000 euro, cifra decisamente inferiore rispetto a tante società della terza serie. Ai costi “nazionali” vanno aggiunti quelli locali, con il canone per l’utilizzo dello stadio Menti ed altre innumerevoli uscite da non dimenticare.
3) L’indifferenza locale, anche nell’ambito della tifoseria. La media spettatori da retrocessione non può che essere una “pugnalata” a chi porta avanti la Juve Stabia, soprattutto se si guardano immagini e video di 15/20 anni fa, con il Menti che a stento riusciva a contenere i tifosi stabiesi presenti. La continua ricerca dei motivi del disinnamoramento della piazza è stata inutile: anche quando i prezzi dei tagliandi sono stati notevolmente abbassati, la tifoseria ha risposto picche. Persino l’iniziativa di favorire l’ingresso degli studenti delle scuole locali è stata dopo poco abbandonata a causa del poco riscontro. Il (quasi) sold out è stato registrato solo nei match playoff, ma perché gare del genere diventino l’abitudine, i botteghini devono avere la fila tutto l’anno, non solo in prossimità del match di cartello.
4) La stanchezza di dover mandar giù delusioni. Le tre partecipazioni playoff post retrocessione sono state tutte macchiate da episodi molto dubbi. L’ultimo è stato certamente meno appariscente delle reti annullate a Gomez e Ripa ma ugualmente influente ai fini del risultato. Anche le ambizioni più caparbie ed entusiaste finiscono con lo spegnersi se non sono alimentate quanto meno da una speranza di poter essere realizzate.
Difficile ad oggi sapere se quello del Patron è un tentativo di all in per smuovere la pigrizia delle entità locali di portargli un sostegno, o se trattasi di un passo indietro inequivocabile. La speranza è che l’era del Presidente più vincente della storia della Juve Stabia non sia finita qui, e che a lui si possano affiancare risorse concrete per progettare un futuro roseo..anzi gialloblù.
Raffaele Izzo