La Juve Stabia cade a Venezia incappando in una pesantissima sconfitta che trasforma la corsa salvezza in una salita ripidissima.
S
otto la pioggia della laguna si rompono, forse definitivamente, le speranze di salvezza diretta del gruppo guidato da Caserta, che ora deve guardarsi le spalle con forte preoccupazione. Inevitabile che tornino in mente le note della canzone “Com’è triste Venezia” di Charles Aznavour, purtroppo però riferite alla Juve Stabia.
Dopo l’improvviso ritorno della squadra battagliera della prima parte di stagione negli ultimi quindici minuti di gioco della gara col Chievo, a Venezia la Juve Stabia è tornata nella versione scialba ed incolore che si è quasi sempre vista in campo dopo la ripartenza post covid. Pressoché nullo il primo tempo degli stabiesi e pochi i guizzi con cui nella prima parte della ripresa Forte e compagni hanno cercato il pari.
Giusto dare lo spazio corretto alla rete annullata all’attaccante ma l’episodio arbitrale sfavorevole non deve diventare spiacevole ma comodo alibi che copre i tanti errori che anche ieri tutto il gruppo gialloblu ha commesso. Non suonano bene le scelte iniziali di Fabio Caserta, che ha abbandonato il copione tattico che aveva prodotto effetti positivi negli ultimi 180 minuti, tornando al modulo col trequartista da sempre non pienamente digerito dalla squadra. Il campo ha sconfessato inoltre la scelta di puntare su Vitiello, in sofferenza continua sull’out destro. Nonostante i tantissimi gol subiti, la difesa stabiese almeno è duttile in tanti suoi elementi ma ieri è stato scelto l’incastro sbagliato.
Ancor più delle osservazioni tattiche, più semplici da fare col senno del poi e non di sicura ragione, stride l’ennesimo approccio sbagliato alla gara, con una Juve Stabia semplicemente “presente” in campo ma senza la grinta che dovrebbe orientare le gare di una squadra che deve salvarsi (si vedano le prestazioni delle dirette concorrenti, ivi compresa quella del Venezia, che comunque non aveva l’acqua alla gola). Solo un tiro fuori (di Mastalli) nel primo tempo e i tentativi pasticciati ed egoisti di Canotto nella ripresa: troppo poco per chi si sta giocando le ultime chance salvezza.
A questo punto, con tutta l’amarezza del caso, negli ultimi 180 minuti della stagione regolare si cerchi non di dare il massimo (frase fin troppo abusata in queste situazioni) ma di fare punti pesanti, col gioco, senza gioco, con una punta, con due punte o in qualunque modo, per non perdere anche i playout, triste treno che la Juve Stabia mai avrebbe voluto prendere ma che ora diventa treno della speranza.