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John Kerry elogia l’impegno dell’Italia in Libia

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l segretario di Stato Usa, John Kerry – intervistato da Paolo Mastrolilli – elogia l’impegno dell’Italia in Libia: «State offrendo un contributo cruciale per affrontare la doppia minaccia dell’instabilità interna e dell’estremismo violento straniero».

Kerry: “Italia cruciale nella lotta al terrorismo e nella stabilità in Libia”

Il segretario di Stato Usa: sto col premier, la Ue si muova sui migranti

NEW YORK – «L’Italia sta offrendo un contributo cruciale in Libia, per affrontare la doppia minaccia dell’instabilità interna e dell’estremismo violento straniero». Questo riconoscimento, e insieme l’incoraggiamento a proseguire il lavoro fatto finora, viene dal segretario di Stato americano John Kerry, nel giorno del rapimento di due lavoratori del nostro Paese.

Ieri sera Kerry ha consegnato il Global Citizen Award a Matteo Renzi durante il gala annuale dell’Atlantic Council, tenuto al Museum of Natural History di Manhattan. In questa occasione, sullo sfondo dell’instabilità globale che si manifesta dalla Libia ai recenti attentati di New York, Kerry ha accettato di rispondere alle domande de «La Stampa» per fare il punto sui rapporti bilaterali, anche in vista della visita che il premier italiano farà alla Casa Bianca il 18 ottobre.

Il segretario di Stato ha insistito molto nell’appoggiare l’approccio complessivo di Roma per affrontare le crisi sovrapposte delle migrazioni, dei rifugiati e del terrorismo, dicendo che «sono d’accordo con Renzi, per l’Europa è arrivato il momento di muoversi».

Perché le relazioni con l’Italia sono importanti per gli Stati Uniti, e cosa può fare Roma per promuovere crescita e stabilità nell’Unione europea?

«Fra Stati Uniti e Italia ci sono sempre stati, e sempre ci saranno, legami profondi e solidi di famiglia e amicizia. Questi legami sono cementati dalla storia, i valori e gli obiettivi condivisi, su un ampio spettro di temi globali. Io applaudo e ammiro la leadership del primo ministro Renzi. Lui ha rappresentato una voce potente ed eloquente riguardo la sicurezza e la prosperità condivisa in Europa e attraverso l’Atlantico. Noi apprezziamo la sua visione di una Ue basata su ideali e principi comuni. L’Italia è stata all’avanguardia negli sforzi per difenderci contro l’estremismo violento, addestrare e consigliare i nostri partner in Iraq e rispondere alla crisi molto seria dei rifugiati e dei migranti. Io sono d’accordo col premier che ora per l’Europa è venuto il momento di muoversi».

Cosa può fare l’Italia per stabilizzare la Libia?  

«L’Italia ha lavorato con noi e col Governo di accordo nazionale per affrontare le minacce gemelle dell’instabilità interna e dell’estremismo straniero violento. Noi apprezziamo il sostegno cruciale che Roma ha fornito agli sforzi del governo libico, inclusa la cura dei libici feriti nella lotta contro Isis».

Come possiamo affrontare l’emergenza dei migranti, che continua ormai da diversi anni, raggiungendo soprattutto le coste dell’Italia? 

«La crisi dei rifugiati e migranti è una sfida globale di proporzioni e dimensioni storiche. Mette alla prova i nostri valori e la nostra stessa umanità. Dobbiamo fare tutto ciò che possiamo per sviluppare una risposta complessiva, coordinata e umana. L’Italia è stata sul fronte dello sforzo per gestire questa crisi in maniera efficace ed umana, e noi dovremmo ricordare che il movimento dei rifugiati e dei migranti è più complicato della semplice narrativa delle persone impaurite e disperate forzate a fuggire dalle loro case. È anche la storia, in alcuni casi, di criminali e trafficanti che cercano di fare soldi stipando questa povera gente dentro barche sovraccariche, senza alcuna preoccupazione se vivono o muoiono. Noi apprezziamo l’approccio complessivo che il premier Renzi raccomanda, sostenendo una fine diplomatica alla guerra in Siria, affrontando alle radici le cause delle migrazioni di massa lungo tutta la rotta di transito, e intervenendo quando emergono le emergenze, aiutando oltre 450.000 rifugiati e migranti a raggiungere le coste in sicurezza solo negli ultimi tre anni. È una notevole dimostrazione della compassione dell’Italia e dell’impegno a prevenire la perdita di altre vite. Comprendiamo che la crisi europea dei rifugiati e migranti continua. Sollecitiamo tutti gli stati membri della Ue a mantenere gli impegni di riallocare i richiedenti asilo dall’Italia e la Grecia, che sono stati entrambi sul fronte di questa crisi. Una Europa unita è oggi più importante che mai».

Come può l’Italia aiutare la lotta contro Isis in Iraq e Siria?  

«Roma è uno dei principali fornitori di truppe alla Global Coalition to Counter Isis, e fornisce una leadership significativa negli sforzi della coalizione in Iraq per addestrare la polizia irachena e offrire un cruciale supporto umanitario, incluso il recente impegno di luglio alla Pledging Conference in Support of Iraq. Noi diamo molto valore al ruolo che l’Italia svolge sul palcoscenico globale per far progredire tali iniziative decisive per la sicurezza. Sul terreno in Iraq, dove insieme forniamo i due contingenti più ampi della coalizione, i Carabinieri italiani guidano la missione per addestrare la polizia irachena, le truppe italiane stanno aiutando gli iracheni a proteggere la diga di Mosul, mentre le riparazioni essenziali vengono effettuate da una compagnia di ingegneri italiani. Roma è nel cuore dei nostri sforzi militari e umanitari per mettere gli iracheni in condizione di sconfiggere Isis. Le truppe italiane, poi, rappresentano il contingente europeo più ampio nelle missioni di peacekeeping dell’Onu, e servono in operazioni di pace e stabilizzazione in tutto il mondo. E Roma sta lavorando con noi per cercare una soluzione politica al conflitto in Siria, attraverso l’International Syria Support Group».

Cosa può fare l’Italia per spingere la Russia ad applicare l’accordo di Minsk in Ucraina?  

«Noi siamo grati all’Italia per il continuo supporto delle sanzioni dell’Unione europea contro la Russia. Restare uniti sulle sanzioni è stato cruciale per portare Mosca al tavolo del negoziato. Noi dobbiamo rimanere determinati; le sanzioni devono restare in vigore fino a quando la Russia non applicherà pienamente i suoi impegni stabiliti dagli accordi di Minsk e metterà fine alla sua aggressione dell’Ucraina».

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