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d oggi sono almeno tre le generazioni che possono vantare di essere cresciuti risolvendo i più improbabili omicidi partecipando con coinvolgimento e il fiato sospeso alle indagini di Jessica Fletcher.
Tutti quelli che conosco ritengono più che un’amica di famiglia Jessica Fletcher, che si è aggiudicata il titolo di: ‘La signora in giallo’.
In origine “Murder, She Wrote”, è la famosissima serie televisiva che vede protagonista l’attrice Angela Lansbury nei panni di un’attempata insegnante ormai in pensione rimasta prematuramente vedova del marito Frank.
Nonostante sia diventata una famosa scrittrice di libri gialli, J. B. Fletcher continua a vivere a Cabot Cove, ridente cittadina del Maine, seppur sembri non stancarsi mai di viaggiare per il mondo per far visita ai suoi amici di vecchia data.
Ogni episodio inizia con l’arrivo di Jessica in una città mentre, nella fase centrale, avviene sempre un omicidio a cui seguono le indagini approssimative della polizia che puntualmente arresta velocemente il maggior sospettato.
L’accusato, generalmente persona rispettabile e sincera e in molti casi amico o parente di Jessica, viene difeso dalla protagonista che, grazie a metodi più o meno ortodossi di indagini personali, riuscirà a trovare elementi utili a scagionarlo e ad individuare il reale assassino. Quasi sempre è una conversazione tra Jessica ed uno dei personaggi ad offrire all’autrice l’illuminazione per la soluzione del caso.
Nella parte finale, la donna intrattiene una conversazione con il colpevole, accusandolo e spiegando per filo e per segno la dinamica dei fatti.
L’assassino inizialmente rifiuta la versione della scrittrice e dichiarandosi innocente, ma poi ammette la propria responsabilità. In alcuni episodi il colpevole, dopo aver confessato l’omicidio, tenta di assassinare anche Jessica, ma il tempestivo intervento di qualcuno, le ha sempre salvato la vita.
Nell’ultima scena il primo sospettato saluta la donna e la ringrazia dell’aiuto e l’episodio culmina con un fermo immagine sul viso sorridente della protagonista.
Cinquanta minuti ad episodio, per 12 anni e circa 280 delitti che, nonostante la drammaticità dei fatti che si susseguono, passano velocemente e con allegria tra equivoci, battute pungenti e continui colpi di scena.
Le scene ambientate a Cabot Cove, la ‘tranquilla’ cittadina immaginaria che ha una media di 6 omicidi violenti all’anno (e dove si stima che dalla prima serie oltre il 2% degli abitanti sia stata eliminata con grande efferatezza), sono in realtà girate nella cittadina di Mendocino, in California, dove è ancora presente l’imponente casa vittoriana di Jessica.
A mio avviso, il successo riscosso in tutto il mondo da questa serie TV, è riconducibile:
– alla possibilità concessa dallo spettatore che riesce a riconoscersi nell’acuta intelligenza di Jessica
– nel sentire il dovere morale di tifare per lei in quanto mossa sempre da buone intenzioni
– più di ogni cosa, la certa e indiscutibile perenne vittoria del bene, che anche con mille difficoltà, vince sempre sul male.
Pur se la serie è finita ormai da anni, Jessica Fletcher ha ancora milioni di estimatori che si godono imperterriti le repliche che sono ancora oggi campioni di ascolti.
Quando posso, pranzo sempre con Jessica all’urlo di ‘O mio Dio’, ‘Tenente, posso vedere il cadavere’ e ‘Sceriffo credo ci stia sfuggendo qualcosa’.
Luigi Barbetta
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