Il sottosegretario alle Riforme, sostenitore della legge Cirinnà: “Non si espelle nessuno, ma il Pd ha scelto una linea che è quella della uguaglianza tra i cittadini”.
ROMA. Secondo Ivan Scalfarotto parlare di nuove modifiche alla legge sulle unioni civili significa metterla in pericolo. “Chi lo sta facendo lo sa”, dice il sottosegretario alle Riforme. E aggiunge: “Sull’adozione del figlio del partner si è costruita una polemica ad arte: stiamo lottando per dare diritti ai bambini e doveri ai genitori”.
Perché il Pd non è unito su questa battaglia?
“Nel Pd c’è una dialettica molto ampia, com’è stato per tutte le grandi riforme. Non si espelle nessuno, ma il partito ha assunto una linea che è quella dell’uguaglianza tra i cittadini”.
Si parla di profili di incostituzionalità per le troppe somiglianze col matrimonio. Servono modifiche?
“No. La Corte Costituzionale ci ha chiesto due cose: di utilizzare un istituto diverso da quello del matrimonio, cosa che è stata fatta, e di garantire omogeneità di trattamento tra coppie gay e coppie etero. Un’omogeneità su cui la stessa Consulta vigilerà con il controllo di ragionevolezza, sanando eventuali discriminazioni”.
Eppure all’interno del suo partito c’è chi lavora a più di un cambiamento. Come mai?
“Non me lo spiego. Questa è una legge molto prudente e moderata che non ci pone all’avanguardia, ma nelle retrovie dell’Occidente. Il frutto di una faticosa mediazione che non si può rimettere in gioco”.
Teme che venga annacquata?
“Credo che resterà così com’è. Il governo ha detto che non presenterà nessun emendamento. Eventuali modifiche rischierebbero di far perdere voti da un lato senza farne guadagnare dall’altro”.
Chi lavora alla mediazione con i cattolici dice di voler compattare il più possibile il Pd, non è così?
“Anche se queste modifiche riuscissero a tenere dentro tutti, da Stefano Lepri a Sergio Lo Giudice, non garantirebbero il voto dei 5 stelle, dei loro fuoriusciti, di Sel”.
Dà per scontato che la maggioranza non basti?
“Parlamentari dell’Ncd come Maurizio Sacconi hanno detto che non la votano in nessun caso”.
Ed è invece certo dell’appoggio dei 5 stelle?
“Se anche pensassero di fare scherzi col voto segreto, i numeri li stanerebbero. Sappiamo che il fronte critico nel Pd è di 30 senatori: se i voti mancanti fossero molti di più sapremmo chi è stato”.
C’è il rischio che la stepchild adoption venga affossata dal voto segreto?
“Io penso che passerà. Molti tribunali stanno riconoscendo la stepchild alle coppie gay. Non intervenire su questo sarebbe un fallimento della politica. Stiamo pensando ai diritti dei bambini riconoscendo doveri ai loro genitori”.
Se il premier vuole il ddl così com’è perché affidarsi alla “coscienza” del Parlamento?
“Non è una questione di coscienza, ma questo punto non fa parte degli accordi di governo. Chi deve avere una posizione unitaria qui è il Pd. E al riguardo mi stupisce quel che dice Vannino Chiti: pensavo che l’uguaglianza fosse un patrimonio della sinistra, tanto più di chi accusa il Pd di non esserlo abbastanza”.
Perché i distinguo arrivano ora?
“Perché mai come adesso si è capito che siamo vicini all’obiettivo”
Crede che si miri a far saltare tutto?
“Chi chiede modifiche sa bene che su un testo diverso da questo non è detto che si arrivi a una conclusione. Com’è accaduto con la legge sull’omofobia: a forza di annacquarla, non l’ha voluta più nessuno”.
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