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Istat. Altro balzo del Pil: 1° trimestre 2017 aumento congiunturale a 0,4%

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(

di Virginia Murru)

Quasi inaspettato questo nuovo aumento del Pil, appena il 16 maggio scorso, con una stima preliminare, l’Istat dava un aumento congiunturale pari allo 0,2% per il primo trimestre 2017, e un aumento tendenziale dello 0,8%, ora anche quest’ultimo dato è andato in ‘rettifica’, la variazione acquisita passa allo 0,9%. Alla fine dell’ultimo trimestre dell’anno, se il trend in positivo sarà confermato, si potrebbero delineare risultati al di là di ogni target e ottimistica previsione.

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L’aumento dello 0,2% del prodotto interno lordo, precisa l’Istat, è ‘espresso in valori concatenati, l’anno di riferimento è il 2010 (mai stato così alto da allora), ed è corretto in considerazione degli effetti di calendario e destagionalizzato.

Raffrontato al primo trimestre 2016, l’aumento risulta essere dell’1,2% su base annua, che supera perfino il target del governo.

Scrive in un twitter il premier Paolo Gentiloni: “L’Ista rivede al rialzo le stime di crescita del Pil, 0,4%. L’Italia cresce piu’ del previsto e l’impegno continua.”

Nel comunicato, l’Istat precisa che è stata riscontrata una crescita dello 0,5% (dei consumi finali nazionali) dei principali aggregati della domanda interna. In calo gli investimenti fissi lordi, -0,8%. Registrato un aumento delle importazioni, pari all’1,6%, e le esportazioni, in trend positivo, con un +0,7%.

Per quel che riguarda il contributo della domanda interna, considerata al netto delle scorte, si rilevano 0,3 punti percentuali, provenienti dal ‘carrello della spesa’ e dalle Istituzioni Sociali Private (ISP) – per lo  0,1% , il contributo viene dalla spesa della Pubblica Amministrazione, e -01% gli investimenti fissi lordi.

Negativo è il dato riguardante la domanda estera netta, dove si registra una flessione pari a 0,2 punti percentuali. Al recupero del Pil si aggiunge il valore aggiunto di agricoltura, con +4,2%, e il valore in positivo relativo ai servizi, +0,6%. In contrasto il valore congiunturale dell’industria, che va in negativo con -0,3%.

Certo questi passi avanti dell’economia italiana sono considerati ancora modesti, ma se rapportati alle criticità congiunturali degli ultimi anni, sono invece segnali importanti, che mettono in rilievo un certo dinamismo, un sentore di ‘risveglio’ in tanti settori, che fino a poco tempo fa registravano una condizione di stagnazione.

Certamente galvanizzano l’operato del governo, e intanto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ha inviato una lettera a Bruxelles chiedendo una riduzione da 0,8 punti a 0,3 di deficit nella manovra 2018. La differenza, ossia 0,5 punti, corrispondono alla bellezza di uno sconto pari a 9 mld nei confronti delle misure che si dovranno adottare nella successiva legge di Bilancio. L’obiettivo è anche quello di evitare l’aumento dell’Iva, che altrimenti scatterebbe a gennaio prossimo.

Il dato riguardante i consumatori è un segnale importante, da più di sei anni non si riscontrava un rialzo così rilevante, lo sottolinea anche il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona.

Sembrerebbe un anno di grazia, il 2017,  certamente questi ‘movimenti’ in positivo e imprevisti dell’economia italiana, imprimono maggiore impulso alle strategie del Governo; l’ex premier Matteo Renzi, dichiara che diventa legittimo a questo punto chiedere maggiore flessibilità all’Europa.

Scrive Renzi sui social:

 “Da mesi diciamo la stessa cosa.
Se dopo gli anni dell’austerity il PIL torna a crescere, la disoccupazione cala. E cala anche il rapporto debito-pil, che è la vera spada di Damocle sul futuro del nostro Paese.
I dati di ieri e di oggi dell’Istat dimostrano che con la flessibilità ottenuta nei Mille Giorni e con le riforme fatte, l’economia riprende fiato.  La disoccupazione cala dal 13 all’11%.  La disoccupazione giovanile passa dal 44 al 34%.  Gli occupati sono 854mila in più dal febbraio 2014.  Il PIL torna a crescere: più 1,2% il dato di oggi.
Questi risultati sono figli degli anni di lavoro serio e rigoroso che abbiamo alle spalle. Sono risultati che hanno un nome: si chiamano superammortamento, abolizione dell’Irap costo del lavoro, 80 euro, cancellazione delle tasse agricole, Pir, mercato del lavoro, incentivi, investimenti sulla cultura, Expo e grandi eventi.
Ma io non sono soddisfatto.”

 

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