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Castellammare di Stabia

IRAN, UNA MINIERA DI SPERANZA PER LA NOSTRA ECONOMIA

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span style="font-size: 12pt; text-align: justify;">Una delegazione italiana, organizzata da Confindustria e ICE-Agenzia, alla quale hanno cooperato ben 4 ministeri, è in arrivo oggi in Iran per una serie d’incontri con i rappresentanti del governo iraniano. Gli appuntamenti fissati per la giornata odierna, e fino al 10 febbraio, avranno come riferimento i 17 Memorandum d’intesa siglati in Italia nel corso della visita di Hassad Rouhani e del suo entourage. Le opportunità, per le centinaia d’imprese italiane interessate agli accordi, arrivano in questo momento come una manna, un input che darà una buona spinta propulsiva alla ripresa, mettendo in moto tanti settori della nostra economia. E’ senza dubbio il migliore ossigeno per dare speranza a tante imprese che non attraversano momenti esaltanti.

Basterebbe del resto pensare ad una di queste, alla Saipem, fiore all’occhiello dell’industria legata al petrolio, e azienda leader con circa 50 mila dipendenti sparsi in tutto il mondo. La Saipem vive un momento di difficoltà, e non solo per questioni interne, per le continue flessioni che si registrano nei suoi listini in borsa, ma anche per rogne di carattere giudiziario, che l’hanno vista implicata in accuse di presunta corruzione per supposte maxi tangenti versate all’atto dell’acquisizione di commesse dall’estero. Questa importante azienda dell’ENI è sempre stata un’ottima credenziale per il nostro paese, se consideriamo, a livello tecnico, l’avanzatissimo  know how e il suo dinamismo in ambito internazionale, che la collocano tra i leader mondiali nel settore dei servizi, dell’ingegneria e infrastrutture dell’industria petrolifera,  onshore e offshore.

 In seguito alla visita di Rohani in Italia, la Saipem, ha firmato un accordo di 5 miliardi, per tutta una serie d’interventi ad alto livello tecnologico, riguardante la costruzione di un gasdotto lungo circa 2 mila km. Provvidenziale per la società dell’Eni, di questi tempi lo spettro dei licenziamenti non è un timore privo di senso.

La delegazione italiana, organizzata oltre che da Confindustria, anche dall’Ambasciata d’Italia a Teheran, sarà impegnata per 3 giorni a partire da oggi, in incontri con i vertici delle istituzioni iraniane. Cooperano alla missione anche il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero della Cooperazione internazionale, delle Infrastrutture e Trasporti, delle Politiche Agricole e forestali e infine dello Sviluppo Economico. 

L’Iran è considerata una risorsa importantissima, in questo momento, e non solo per l’Italia. La Francia giocherà in questa linea di accordi che prevede l’intervento d’imprese straniere nel paese, un ruolo non secondario, dato che ha siglato impegni commerciali per 15 miliardi di Euro. I vertici del governo iraniano hanno così mostrato disponibilità nei confronti della Francia, dimenticando l’intransigenza e gli ostacoli mossi dal governo francese nel corso dei negoziati sul nucleare, che vedeva l’Iran come una minaccia per la stabilità e gli equilibri in questo delicato versante.

In seguito alla rimozione definitiva delle sanzioni, l’Iran intende avviare una serie d’interventi fondamentali per il rinnovamento del paese, che non è certo l’ultimo della lista quanto a potenzialità nell’ambito delle nazioni fortemente influenzate dalla religione Musulmana. Il governo iraniano ha sempre evidenziato una notevole lungimiranza sul piano dell’istruzione, e infatti detiene un altissimo indice di giovani laureati, che tra l’altro rappresenta una componente rilevante sul piano demografico, in quanto i giovani rappresentano quasi i due terzi della popolazione. L’Iran investe molto per la formazione culturale e scolastica di ogni ordine e grado, e anche le donne hanno libero accesso alle diverse opportunità che offre l’istruzione.

Il mondo giovanile è più aperto e dinamico, rispetto a tanti altri paesi musulmani, e qui hanno puntato le istituzioni, per avviare processi di modernizzazione e rinnovamento. Le risorse non mancano, in primis quelle che riguardano la produzione del greggio, l’Iran è al 4° posto tra i produttori  nel mondo. In termini percentuali (in barili), produce circa il 6% del totale. E’ stato tra i primi paesi a fare parte dell’Opec, e, per quel che concerne  l’esportazione di greggio è al terzo posto nel mondo. La principale fonte per l’economia iraniana è rappresentato dunque dall’oro nero, che garantisce entrate non indifferenti.

Le sanzioni alle quali il paese era stato sottoposto, ha creato sicuramente dei problemi all’economia, soprattutto sul piano delle esportazioni; ora il governo intende riscattarsi e riprendere i contatti con l’Occidente, che in virtù degli accordi appena siglati, gli garantiranno un importante impulso di crescita, permettendogli, nel contempo, di recuperare le relazioni internazionali con l’Europa e gli Stati Uniti.

La delegazione italiana rappresenterà circa 200 imprese, non ultimo il comparto bancario e associazioni d’imprenditori. I settori più interessati alla cooperazione con l’Italia, riguardano quello agricolo e alimentare, dei trasporti, aeronautica, costruzioni e ulteriori interventi potranno essere definiti nel corso dei vari appuntamenti fissati con le autorità iraniane. Intanto, per domani 9 febbraio, è prevista una Sessione Plenaria, alla quale, oltre ai vertici del governo iraniano, parteciperanno anche alcuni nostri ministri, in rappresentanza dei rispettivi dicasteri interessati alla cooperazione.

La missione in Iran e gli accordi intrapresi il 25 gennaio scorso, dimostrano che l’italia è considerata un interlocutore privilegiato in Occidente, fatto, questo, che dovrebbe andare oltre le sterili polemiche sollevate dalla questione delle ‘statue coperte’ nei musei, durante la visita di Rouhani nel nostro paese.

Non si tratta di ragionare con l’opportunismo in queste circostanze delicate, ma di riflettere con maggiore cognizione di causa nei confronti di eventi che, in fondo, non hanno quella rilevanza che gli si è voluta attribuire. Il nostro patrimonio culturale non è in pericolo, non è stato ravvisato nessun reato di lesa maestà, emerge da tutto questo putiferio solo l’esigenza di usare il buon senso. Un gesto di riguardo verso un ospite così importante, in un momento delicato, è stato apprezzato, e doveva pertanto essere giudicato sul versante del rispetto, che non ha affatto leso l’immagine del nostro paese. Un conto è contestare ai paesi musulmani l’imposizione di un certo tipo d’abbigliamento alle donne occidentali, quando si recano nei loro paesi, atto non dovuto nel rispetto reciproco delle diverse culture di appartenenza, altra cosa è discutere sterilmente su un gesto volto a rispettare la sensibilità di persone non avvezze ai nostri costumi, anche quando si tratta di Arte e Cultura.

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