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Diventare influencer: intervista a Luigi Barbetta, l’appassionato di auto storiche più influente del web

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Luigi Barbetta, dalla personalità eclettica con grande senso dell’ironia, è considerato un influencer sui social network nel panorama delle auto storiche. Numeri e opere da capogiro per un “ragazzo senza età” che si racconta a ViViCentro.
Ci chiediamo spesso come si diventa influencer.
A sentire Luigi Barbetta, tra i più popolari in Italia e tra i più seguiti sui principali social network, non esiste una strada per imporsi con gli internauti ma è necessario vedere le cose da un punto di vista diverso, spiritoso, essere ironici e auto-ironici, umili e soprattutto sempre e comunque grati.

Sei considerato un social media influencer. Quali sono gli strumenti migliori per creare questo seguito?

Che responsabilità…io cerco di essere me stesso sui social come nella vita. Ho sempre fatto in modo di creare qualcosa che potesse essere originale o “mai visto prima”. “Allo stand Zeta“, (Alla fine della fiera), incoraggio la partecipazione del maggior numero di persone, facendo in modo che tutti si sentano davvero se stessi. Soltanto rimanendo autentici si può arrivare al cuore di tutti.

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oi, sia chiaro, molte delle persone che mi seguono sui social, mi hanno conosciuto anche dal vivo e credo percepiscano che ci metto il cuore in quello che faccio.

Credi che il tuo successo nasca dai tanti raduni, particolari e diversi, che organizzi?

Non parlerei di successo, ma di trionfo della mia grande passione. Più di cinque anni fa, parlando con i miei amici Silvio Liberto e Francesco Randazzo, decidemmo di creare una serie di incontri gratuiti per possessori di auto storiche. Non prevediamo tessera associativa, diamo semplicemente un appuntamento e la gente arriva. Un’idea che è poi piaciuta anche a Davide Baroni, e quindi oggi siamo in quattro nel team “Pian Piano Arriviamo” (PPA). Incontri che danno un momento di gloria a auto di qualsiasi marca o modello a patto che abbiano almeno 18 anni dalla prima immatricolazione. Quando si riuniscono quasi 300 macchine ad evento è sicuramente un bel risultato. Un successo non mio ma di tutti i partecipanti.

Spopoli sui social per eventi pazzeschi e gruppi dedicati ad auto sconosciute da molti. Come sei riuscito  a diventare così virale?

Virale? Non esageriamo. Diciamo che sono abituato ad osservare e ad ascoltare. Non è un caso che ognuno di noi ha una sola bocca e due orecchie…e io sono noto per parlare tanto quindi immaginiamo quanto ascolti. Cerco di individuare quello che ancora non c’è e cerco di farlo emergere. Ho creato gruppi per auto sconosciute o di poco prestigio. Vetture che riescono ad unire gli appassionati di nicchia che, se aggregati in maniera leggera e simpatica, riescono a suscitare in tutti curiosità… gruppi che, nella loro frivolezza, uniscono, creano sane competizioni e fanno vivere relazioni disinteressate.

Quali sono secondo te i passi falsi da evitare con i propri followers? Cosa apprezzano veramente gli utenti delle tue pagine?

L’errore peggiore che si possa commettere con le persone in generale, è mostrare superiorità o presunzione. Pensare di non ringraziare chi ti aiuta non ha nessun senso perché così non si avrebbero tanti amici. L’umiltà è importantissima. Spesso sono gli altri che mi posizionano su un immaginario piedistallo in cui, a seconda delle circostanze, cerco di salire con chi mi ci ha posizionato o dal quale scendo perché mi piace molto essere un trascinatore di folle nella folla.

Gli appassionati ti seguono in TV con grande amore il giovedì sera su La6, dove oramai sei ospite fisso, e i commenti sulle auto che presenti si sprecano.

L’esperienza in TV è nata per gioco. E’ stato Dario Contin, appassionato di Lancia e membro attivo del Classic Club Italia, che mi ha chiesto di presentare a Bobbgear uno dei miei mezzi più particolari: la Panda Italia 90 con le sue discutibili coppe copri-ruota a forma di pallone. L’auto era fresca della vittoria del raduno internazionale Panda a Pandino. Considerando il valore divulgativo della TV, mi sono sentito in dovere di creare, in accordo con gli amici di Bobbgear che mi ospitano, un angolo per auto rare che, però, hanno una storia che vale la pena di essere raccontata. Il bello è che il telespettatore non sa mai cosa gli può capitare di vedere in TV per “colpa” mia. Penso alla Fiat 133, sconosciuta anche agli opinionisti storici del programma, o alla improponibile Maruti Suzuki che è stata elevata a mito.

C’è sempre un certo alone di mistero che aleggia intorno alla tua figura. Nessuno sa quante auto hai e sei sempre a bordo di vecchie glorie. Come fai?

E’ vero che tendo a non parlare di me, ma non sono neanche solito informarmi su ciò che vivono gli altri. Se qualcuno mi racconta di sé ascolto ma se mi vengono poste domande mi blocco. La mia bisnonna diceva sempre “I curiosi non entrano in paradiso, ma per la curiosità entreranno”, forte di questo metto dei paletti. Non parlo molto delle mie auto e alcune non sono mai state ai raduni…diciamo che preferisco tenerle per me. Le guido perché mi fanno star bene, non per mostrarle agli altri.

Saranno orgogliosi i tuoi amici più stretti ad avere a che fare con un personaggio come te.

Macché orgogliosi, mi sopportano e ogni tanto mi supportano. Con la mia estrema euforia in ogni situazione, vengo spesso accusato di procurare dolore alle guance per le troppe grasse risate. Sono privo di formalità, molto diretto, senza peli sulla lingua ma molto attento. Mi piacciono le regole, le rispetto, ma mi diverto molto quando mi viene dato il permesso di infrangerle!

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