Inglese, una conferma o una scommessa in attesa di Milik?
Un anno dopo, ginocchio diverso ma stesso responso: Arek Milik alle prese con la rottura del crociato, con una difficile terapia di recupero da svolgere, e vari mesi ai box. Il Napoli che deve sciogliere lo stesso, angosciante dilemma: come sostituire l’arciere polacco? Finora, Mertens da prima punta ha continuato a stupire tutti, sulla scia dell’anno scorso. Ma non si può ragionevolmente credere di mantenere lo stesso livello di rendimento, giocando in tre competizioni ad altissimo dispendio fisico e mentale.
Ecco quindi che la finestra del mercato di gennaio offre un’opportunità per colmare questa lacuna imprevista. L’anno scorso, il Napoli scelse Leonardo Pavoletti, attaccante fisico, astro nascente del Genoa. Notevole l’esborso economico, diciotto milioni di euro; Pavoletti però non si inserì mai bene negli schemi di Sarri, risultando troppo statico e poco incline al sacrificio tattico richiesto. Inutile rimuginare oggi sull’opportunità o meno di consentire il trasferimento in estate di Duvan Zapata alla Sampdoria; ma è necessario interrogarsi se sia utile perseguire una strategia simile a quella poco felice dell’anno scorso. Le voci parlano di un arrivo alla corte di Sarri del già acquistato Roberto Inglese, attaccante ventiseienne, oggi in prestito al Chievo Verona. Emerso al grande palcoscenico della seria A relativamente tardi, si è messo in luce negli ultimi mesi sapendo essere spesso protagonista sotto porta. Non ha propriamente impressionato nell’ultimo turno di campionato, proprio contro gli azzurri, ma pare abbia molti estimatori pronti a scommettere su di lui. Sicuramente sarebbe utile per far rifiatare Dries Mertens, e per evitare di doversi inventare strane alchimie tattiche. Eppure, le perplessità restano; analizziamone alcune.
In primis, il gruppo del Napoli è molto coeso: potrebbe sembrare un controsenso, ma tra i senatori è stato siglato un patto-scudetto a inizio anno; una sorta di “Restiamo tutti per vincere”, che ha molto rafforzato il legame tra i calciatori, ma che potrebbe essere un ostacolo all’inserimento di nuovi elementi. Seconda difficoltà, la piazza di Napoli è molto esigente; oltre a dover fare i conti con la difficoltà di restare in vetta, talvolta anche le pressioni ambientali, vogliose di risultati immediati, possono far tremare le gambe a chiunque. Terza problematica, seppur virtuale, è la consapevolezza di dover essere un comprimario. Mertens ha la fame tipica dei grandi attaccanti, e difficilmente rimane di buon grado a guardare dalla panchina. Tutti elementi che Sarri dovrà saper gestire e superare, utilizzando al meglio la sua indiscussa bravura nel saper toccare i
tasti giusti, tattici e mentali, dei suoi ragazzi. Dopo un anno, la storia si ripete, ma sta a loro saper cambiare il finale.
a cura di Fabiano Malacario
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