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Castellammare di Stabia

India, 63 bambini morti in ospedale per mancanza di ossigeno

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trage di bambini in India. A causa di una lunga lista di fatture non pagate a una società distributrice di bombole d’ossigeno, sarebbero morti 63 bambini nell’ospedale dell’ Uttar Pradesh, lo stato più popoloso dell’Inda.

STRAGE DI INNOCENTI

Il mondo politico e i media sono attoniti per questa tragedia, iniziata cinque giorni fa nell’ospedale pubblico Baba Raghav Das Medical College di Gorakhpur, città dove è stato eletto l’attuale governatore Yogi Adityahath, vicino al partito di centro-destro e al primo ministro Narendra Modi.

A quanto riferiscono le tv locali, i decessi sarebbero iniziati martedì, subito dopo che la compagnia Pushpa Sales ha comunicato la sospensione dell’invio di bombole d’ossigeno. La situazione si è poi aggravata perchè l’ospedale non ha disposto un piano di emergenza. In soli cinque giorni sarebbero morti 63 bambini, molti dei quali neonati. Nella sola giornata di giovedì sono morti 23 bambini, di cui 14 nel reparto prenatale, dove i sistemi di respirazione assistita erano tutti fermi per la mancanza di ossigeno.

LA DISPERAZIONE DEI GENITORI

I genitori disperati hanno assistito impotenti alla morte dei propri figli. Gli stessi hanno denunciato “una totale noncuranza del personale medico e paramedico”. Uno dei genitori – Sri Kishan Guptai che ha perso il figlio di 4 anni – ai microfoni di Ndtv ha detto che “il Baba Raghav Das Medical College non è un centro medico ma un mattatoio”.

La magistratura e la polizia sono ora al lavoro e per il momento l’attenzione degli inquirenti è tutta rivolta alla ditta fornitrice di ossigeno per capire le ragioni che l’anno spinta a sospendere l’erogazione delle bombole. Anche il governatore Adityanath ha comunicato di aver ordinato un’accurata inchiesta e ha promesso pesanti pene per i responsabili dell’accaduto.

Tuttavia c’è chi tenta di insabbiare e minimizzare la tragedia. Il magistrato distrettuale Rautela ha infatti sostenuto, con alcuni esponenti del governo locale, che i bambini non sarebbero morti per la mancanza di ossigeno ma “per cause naturali”.

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