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ncorreggibili: Il M5S si spacca pure su Zelensky e invoca la “par condicio”: se parla alle Camere vogliamo anche Putin e crescono i Piccoli Petrocelli. Su tutti Gabriele Lorenzoni ed Enrica Segneri, alquanto scettici sulla strategia per arrivare a una tregua in Ucraina.
Il M5S, perennemente martoriato dal virus del conflitto interno e dell’eterna indecisione, spacchetta le sue fila sfrangiate anche sulla guerra russo-ucraina. E così ieri, quando non per niente in Transatlantico uno dei gli argomenti più dibattuti della giornata è stato il dilemma sulla par condicio da applicare o meno all’audizione di martedì a Camere unite per Zelensky, quanto per Putin, si è ripetuto l’ennesimo copione recitato a soggetto.
Così, mentre la guerra infuria e il Paese, d’accordo con l’Europa, ha delineato una precisa linea di demarcazione e stabilito da che parte stare, il M5S torna a spaccarsi: anche su Putin e Zelensky aggrovigliandosi su un loro atavico dilemma:
- siamo di lotta o di governo?
- Dalla parte di Kiev o di Mosca?
- Votiamo la risoluzione della maggioranza oppure ci posizioniamo sul fronte contrapposto?
Una spaccatura non da poco, insomma: la stessa che da molto ormai logora il Movimento, frazionandolo, giusto per non farsi mancare niente, in ben più che due parti distinte e belligeranti, con il deputato grillino Nicola Grimaldi, impegnato in prima linea, che auspica che oltre al presidente ucraino Zelensky venga “audito” alla Camera, in videoconferenza, anche il presidente russo Putin.
La proposta di due deputati infiamma il dibattito in Transatlantico
Ma è una richiesta legittima? «Sì, penso si debbano ascoltare le due campane», risponde sul tamburo la senatrice ex M5S, Bianca Laura Granato che non manca di aggiungere che lei, martedì, quando il Parlamento si riunirà in seduta comune per ascoltare Zelensky, non sarà in aula.
«No, lo seguirò da remoto. Tanto non si può intervenire…» afferma.
Ok, ma perché ospitare anche un intervento di Putin? È la Russia ad aver invaso l’Ucraina…
La risposta, più che salomonica, appare qualunquista: «Perché il torto e la ragione non stanno mai da una parte sola. E non si possono dividere con un taglio netto. Bisogna essere imparziali».
Ma la teoria della “par condicio” applicata alla guerra non convince tutti per cui, con la Segneri, ecco ecco apparire anche una terza via: né Zelensky né Putin dovrebbero essere ospitati a parlare in Aula.
«Il punto – sostiene la Segneri – è che il Parlamento italiano non dovrebbe essere esposto a incontri del genere. È il Parlamento europeo il luogo deputato a questo tipo di interlocuzioni. Lo sostengo con forza. L’Unione europea e il Parlamento europeo, dunque, dovrebbero autorevolmente rappresentare tutti gli Stati membri. Ma purtroppo la tanto declamata “sovranità europea” continua a non trovare mai una reale attuazione…».
Finito qui? Ma manco per idea, alla fin fine sono Penta stellati per cui, tanto per mettere altra carne al fuoco, e rinfocolare la spaccatura in atto tra i grillini, ecco che a contrapporsi sono persino il presidente grillino della commissione Esteri del Senato, Vito Rosario Petrocelli, (detto Petrov, per gli amici del Movimento che ne conoscono le posizioni filo-russe) e il presidente della Camera, Roberto Fico.
Alla fine l’ha spuntata Fico per cui: martedì, Volodymyr Zelensky parlerà alle nostre Camere ma, in perfetto grillismo dove mai nulla è bianco o nero, si lascia aperta una via di fuga: chi non vuole ascoltarlo, può astenersi e non entrare in Aula. (SIC!)
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