Dottori in prima linea: osannati come eroi in pubblico ed evitati come untori in privato
Dottori italiani: vantati come eroi e scansati come untori
L
’immane tragedia umana e sociale che stiamo vivendo con la pandemia Covid-19 sta mettendo a dura prova Medici, Infermieri, Soccorritori, Forze dell’ordine, Amministratori. Nella primissima linea ci sono dottori ed infermieri. Non si sa di preciso quale percentuale di loro sono già infettati.
Ma sappiamo quanti turni massacranti, quanta fatica fisica, quanto stress emotivo stanno vivendo. Lavorano senza mai un giorno di riposo per intere settimane. Fanno turni anche di 10-12 ore al giorno, tornando a casa stremati. E spesso sono costretti a vivere lontani dalle famiglie per proteggere dal contagio i loro cari. In televisione , sui giornali e sui social spesso abbiamo ascolato le loro toccanti testimonianze. “Noi rischiamo la vita per voi, ma vi chiediamo di aiutarci restando a casa”. Questo il messaggio di abnegazione e generosità che spesso ci lanciano con il groppo alla gola.
Ma i cittadini si lamentano. Perché sono costretti a stare a casa comodamente seduti sul divano a sgranocchiare davanti alla TV. Smanettando con i videogiochi o col cellulare. A chattare o navigare sulla rete. Parlando al telefono. Però si lamentano che sono privati della loro libertà di movimento. E si appellano all’art. 13 della Costituzione che tutela “la libertà personale come inviolabile”.
Nel frattempo negli Ospedali medici ed infermieri lavorano generosamente in condizioni di precarietà personale. Perché hanno scarsità di dispositvi di protezione personale quali mascherine idonee, visiere, camici monouso, guanti, ecc.
Infatti gli operatori sanitari contagiati, secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità, sono arrivati a 6205. I medici morti sono poco meno di una quarantina. La metà di questi sono medici di famiglia, lasciati soli nella prima linea della trincea territoriale spesso senza protezione idonea. Fare il proprio dovere è giusto. Ma fare atti di eroismo non dovrebbe essere richiesto. Eppure questi nostri concittadini lo stanno facendo e, per il momento, tutti li osannano come eroi.
Poi si apprende di una dottoressa che lavora nel reparto Covid-19 dell’ospedale di Cisanello, in quel di Pisa. Tornando al suo temporaneo alloggio, in un condominio della cittadina, trova questo simpatico cartello:
«CARA DOTTORESSA, SAPPIA CHE IN QUESTO CONDOMINIO ABITANO UNA NEONATA DI 6 MESI. E UNA SIGNORA ULTRA80ENNE VEDOVA. PERCIÒ USI LE MASSIME PRECAUZIONI. QUANDO UTILIZZA GLI SPAZI COMUNI. CIOÈ QUANDO DEVE TOCCARE CANCELLI, SCALE, SOTTOSCALA E CORRIMANO».
Immaginate questa donna medico di 40 anni. Dopo un turno faticoso, in cui ha visto morire e soffrire persone nella loro drammatica solitudine che il contagio impone. Dopo essersi separata dalla sua famiglia e dai sui bambini, per proteggerli dal contagio. Finalmente torna a casa esausta in cerca di un po’ di riposo.
Ci si poteva aspettare che ricevesse almeno un grazie. per tutto quello che sta facendo. Per i sacrifici cui si sottopone. Per i turni massacranti, per il distacco dalla sua famiglia e dai suoi figli, per il pericolo che corre per la sua stessa vita… Ed invece, eccoti che riceve questa bella accoglienza “solidale”.
Come se un medico che lavora in un reparto di rianimazione non sapesse quali sono le normali procedure ospedaliere di igienizzazione e sanificazione. Che riguardano: strumentazione, vestiario e la propria stessa persona.
Tanti le hanno espresso solidarietà, Colleghi, Amministratori e privati cittadini, ma la pugnalata al cuore l’ha comunque già ricevuta. Una autentica pugnalata sferrata adesso, che siamo ancora nel pieno dell’entusiasmo per “i nostri eroi”.
Figuriamoci appena cessa il pericolo. Più o meno come succede per i marinai: al momento del pericolo promettono tutto purché abbiano salva la vita. Cessata la tempesta la memoria comincia a far loro difetto, e dimenticano tutto: tempesta e promesse. Gli eroi osannati verranno dimenticati ed i pazienti cominceranno di nuovo a protestare.
E di pazienti ne conosciamo di tutte le specie. Ci sono quelli dal pugno facile, qualcuno pure con lo sputo facile. Per non parlare dei molti con la parola facile e con gli scritti ancora più facili sui social e simili. Tanti ricominceranno a minacciare di rivolgersi all’avvocato per ottenere lauti risarcimenti. E troveranno volenterosi avvocati che li accolgono con braccia aperte e portafogli voraci di congrue parcelle. Giudici sempre pronti a risarcire i “poveri malati” dai medici senza cuore. Politicanti che si stracceranno le vesti per ridimensionare il potere di una “casta” di professionisti arroganti ed insensibili.
Con buona pace di chi oggi appende cartelloni “SIETE I NOSTRI EROI”. E con buona pace dei nostri dottori che nel frattempo si fossero illusi che la società porterà loro un po’ più di concreta riconoscenza . Cari dottoti, oggi solo come eroi e come untori, ma domani anche colpevoli di malasanità, come minimo. Statene certi.
Ci auguriamo di essere cattivi profeti e che i fatti ci smentiranno. Saremmo i primi a farne felicemente pubblica ammenda.
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