“L’ impatto della crisi sul mercato del lavoro – Criticità e prospettive delle politiche attive”: questo il tema del Digital Debate che si è svolto ieri sera con eminenti rappresentanti del mondo politico e sindacale e i maggiori esperti del settore. A moderare l’evento, il Vicedirettore di La7 Andrea Pancani.
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he la crisi economica da Covid-19 abbia avuto un impatto catastrofico sul mondo del lavoro è cosa nota, ma più che “dare i numeri” sull’aumento della disoccupazione, sulle stime della riduzione delle ore lavorate o di quanti si troveranno in condizioni di povertà appena verranno meno le misure di contenimento varate dal Governo nell’emergenza, durante il dibattito si sono indicati dei rimedi e condivise delle soluzioni.
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È possibile limitare l’impatto economico della crisi, ritornando in breve ai livelli pre-Covid, attraverso l’adozione di misure tempestive e coordinate? Gli illustri relatori, che con chiarezza e competenza hanno espresso le loro considerazioni, ritengono in gran parte di sì, purché vengano superati i regionalismi, si faccia “lavoro di squadra”e si vada tutti nella stessa direzione.
Tiziano Treu, Presidente del CNEL
Per il Presidente del CNEL Tiziano Treu: “la conditio sine qua non per la ripresa economica sono vaccini e investimenti”, non occorrono infatti solo politiche attive del lavoro, secondo Treu, ma “tutto il Paese deve agire in maniera più attiva”, per esempio eliminando quelle difficoltà e differenze tra regione e regione nella campagna vaccinale che sono sotto gli occhi di tutti.
Inoltre, considerando che la crisi sta colpendo in modo molto differenziato i vari settori, alcuni ne sono già fuori mentre altri sono stati gravemente penalizzati, il presidente del Cnel vede soprattutto nella formazione professionale e nella riforma degli ammortizzatori sociali i rimedi per uscire dall’emergenza.
Senatrice Nunzia Catalfo
Anche la Senatrice Nunzia Catalfo membro della Commissione Lavoro, pone l’accento sull’importanza della campagna vaccinale per ripartire in sicurezza ed accelerare la ripresa, ma è soprattutto sulla riqualificazione professionale che bisogna puntare per uscire dall’impasse.
“L’Osservatorio del mercato del lavoro ci fa capire quali sono i settori in difficoltà, su quali competenze puntare, rispetto alle politiche passive che era necessario mettere in atto, andare verso le politiche attive che puntano alla formazione mirata del lavoratore”.
La Senatrice sottolinea soprattutto l’importanza della riforma degli ammortizzatori sociali non solo per i lavoratori dipendenti ma anche per gli autonomi, della formazione mirata, perché il lavoratore possa essere ricollocato, dell’investimento nel capitale umano e nella formazione, in sinergia tra regioni, agenzie interinali, università.
Angelo Raffaele Margiotta, Segretario generale della Confsal
Su una riforma delle politiche attive concentra l’attenzione anche Angelo Raffaele Margiotta Segretario generale della Confsal.
“Parliamo di politiche che realizzano l’attivazione al lavoro di coloro che un lavoro lo hanno perso, lo stanno per perdere o non riescono a trovarlo” – ha sottolineato il Segretario Generale – “La riforma delle politiche attive si connette con le risorse stanziate sia per il Centro dell’Impiego sia per sostenere le politiche attive dall’Europa e noi dobbiamo essere in grado di intercettare queste risorse in un sistema unico”.
“La proposta Confsal è un sistema unico di attivazione del lavoro, con il ruolo fondamentale della formazione perché, se non si elevano i bagagli di competenza, difficilmente chi non ha un lavoro lo cercherà, difficilmente chi sta per perderlo ne troverà un altro o potrà passare da un lavoro a un altro”.
“Dobbiamo far nostro il principio della condizionalità, – ha poi rilevato – non ci può essere percezione del reddito senza l’obbligo di attivazione al lavoro o della formazione. Nessuno può percepire il reddito se non è in un percorso di lavoro o di formazione”.
Questo principio per il Segretario Generale della Confsal è fondamentale, in quanto così verranno meno gli abusi di chi preferisce lasciare il lavoro e non lo cerca più, accontentandosi del reddito di cittadinanza. Altri elementi importanti per Margiotta sono tra l’altro: i ruoli della Governance e dell’Anpal, un sistema di accesso ai finanziamenti con l’effettiva collaborazione delle regioni, un incentivo forte alle assunzioni e riassunzioni.
Elena Murelli, deputata membro della Commissione Lavoro
Anche per la deputata Elena Murelli membro della Commissione Lavoro, con il blocco dei licenziamenti c’è una necessaria ricollocazione del lavoro, pertanto è determinante puntare sulla formazione che è importante perché il posto fisso non esiste più. I nuovi mercati del mondo del lavoro richiedono nuove competenze come quelle digitali e informatiche o quelle legate alla green economy e ai lavori di assistenza agli anziani.
Per l’on. Murelli bisogna valutare anche il tipo dei contratti, per esempio” l’apprendistato duale è importante per i giovani che entrano per la prima volta nel mondo del lavoro”, ma ci sono anche altre forme contrattuali flessibili come lo staff leasing, che molte aziende usano per assumere a tempo indeterminato, forme che si sono sviluppate e che vanno riconsiderate.
Paola Nicastro, Direttore Generale dell’Anpa
Anche per Paola Nicastro Direttore Generale dell’Anpal è fondamentale investire sulle competenze, già oltre 150mila lavoratori stanno usufruendo ad oggi di sistemi di formazione, ma a suo avviso questa misura da sola non basta perché è rivolta a lavoratori dipendenti, e c ci sono ancora tante persone tagliate fuori dal mercato del lavoro, quindi “bisogna lavorare sulle politiche attive” seguendo quella che è la politica europea della lotta alle disuguaglianze.
Secondo la Nicastro, “le politiche attive sono un segmento importante, ma bisogna agire su più versanti per un’azione combinata”.
“L’assegno di ricollocazione che è una delle misure previste dalla legge di Bilancio – ha continuato – è sicuramente uno strumento molto utile che speriamo possa partire il prima possibile perché è necessario che agisca in un’ottica di prevenzione. Credo che la sfida debba essere quella di dimenticare la concorrenza, la competitività tra vari livelli di governo istituzionali, collaborare tra il pubblico e privato insieme per affrontare questa emergenza”.
Andrea Cafà, Presidente di Fonarcom e Cifa
Il Presidente di Fonarcom e Cifa Andrea Cafà, la voce delle imprese, ritiene tra l’altro che per prima cosa “il Governo deve decidere velocemente, prima ancora di continuare a parlare di politiche attive, se deve essere uno Stato imprenditore, quindi gestire anche in prima persona attraverso i Centri per l’Impiego le politiche attive del nostro Paese oppure avere un ruolo di agevolatore, applicando quello che è il principio di sussidiarietà”.
Altra cosa importante è che lo Stato deve decidere se accentrare in modo esclusivo a livello statale la competenza delle politiche attive oppure coinvolgere le regioni, affinché l’Anpal possa fare la sua attività di coordinamento. È impensabile che in un Paese con tantissime regioni, ogni regione abbia le sue regole, non è più sostenibile, non è quello che vogliono le imprese, non è quello che vogliono i lavoratori, ma soprattutto le imprese che lavorano su più regioni”.
Per Andrea Cafà è impossibile pensare di costruire in un brevissimo tempo “un sistema di politiche attive forte e pubblico fondato sui Centri per l’Impiego…Imprese e lavoratori non possono aspettare. Dobbiamo traghettare prima possibile verso la ripresa una società più digitale, più green, più sostenibile”.
Adelaide Cesarano / Redazione