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Castellammare di Stabia

Tsunami sulle coste della Sonda in Indonesia con centinaia di morti

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Recenti eruzioni del vulcano avrebbero causato una frana sottomarina causando lo tsunami che stanotte ha colpito le coste circostanti.

L’estesa onda di tsunami che si è abbattuta nello stretto della Sonda, tra le isole di Giava e Sumatra pare abbia avuto fino un’altezza di circa 4 metri, sconvolgendo anche zone a notevole frequenza turistica. Il muro d’acqua ha ucciso degli impiegati di una compagnia statale riuniti per celebrare la fine dell’anno, come anche ha colpito alcuni componenti di una band rock, con i rispettivi spettatori, che stava suonando su un palco per un evento. Il bassista è rimasto ucciso insieme al manager, altri 4 componenti del gruppo risultano tra gli oltre 80 dispersi della manifestazione canora.

Tsunami in Indonesia

ATTUALITÀ • CRONACA

Tsunami in Indonesia: almeno 168 morti, 30 dispersi e 745 feriti

Le autorità indonesiane hanno diramato una allerta invitando i residenti delle zone colpite dallo tsunami a “stare lontani dalle spiagge”. Il capo dell’agenzia meteorologica, teme che sia “possibile un altro tsunami” poiché quello di ieri “è stato provocato da un’eruzione del vulcano Anak-Krakatau”. “La possibilità di un secondo tsunami in caso di terremoto sono molto basse, ma qui si tratta di un’eruzione. Dobbiamo continuare a monitorare la situazione”, ha detto, sottolineando che proprio per questa ragione non sono scattati allarmi preventivi ieri.

Pare tuttavia, che le boe di segnalazione tsunami dislocate in mare dopo quello catastrofico del 26 dicembre 2004 causato da un terremoto di 9.1 al largo della costa nord-occidentale dell’oceano Indiano che causò circa 226 mila morti, non funzionassero.

Non ci sono al momento notizie di vittime straniere nello tsunami che ha investito l’Indonesia, tra le isole di Giava e Sumatra. Nel distretto di Pandeglang, enormi ondate hanno scosso zone residenziali e numerose residenze turistiche situate lungo le zone costiere, come il Pantai Tanjung Lesung, Sumur, Penimbang, Teluk Lada dan Carita. “Quando si è verificata la tragedia, molte persone si trovavano in vacanza nelle zone costiere di Pandeglang”. L’area più colpita sembra essere stata la provincia di Banten, dove 126 persone sono state uccise nella rinomata zona balneare.

Le coste della Sonda sono quelle che nello stretto della Sonda, un tratto di mare che si trova in Indonesia e che separa le isole di Giava e Sumatra, mette in comunicazione il mar di Giava con l’oceano Indiano. Il nome deriva dal termine indonesiano pasundan che significa Giava occidentale. Le omonime coste si trovano nell’arcipelago dell’Asia di Sud-Est, comprendono le Grandi Isole della Sonda, quali Sumatra, Giava, Borneo e Celebes con gli isolotti prossimi e altre Piccole Isole, quali Bali, Lombok, Sumbawa, Sumba, Flores, Timor, Alor, Solor, ecc. Politicamente l’arcipelago appartiene all’Indonesia, a esclusione del settore settentrionale dell’isola di Borneo, suddiviso negli Stati malesi di Sarawak e Sabah e nello Stato di Brunei, e della parte orientale dell’isola di Timor, che dal 2002 costituisce lo Stato indipendente di Timor Est. Tutte le Isole della S. formano un arco insulare, situato su un margine continentale dietro il quale (area di retroarco) è presente un bacino marginale occupato da mari epicontinentali, come il Mar di Flores (anche detto Mar della S.) e il Mar di Giava. Di fronte alle isole è presente una profonda fossa oceanica (Fossa di Giava), all’interno della quale si attua il processo di subduzione della zolla indiana sotto quella pacifica. Espressione di questo processo è l’intensa attività vulcanica e sismica che caratterizza l’arcipelago e particolarmente del Krakatoa.

Fonti indicano in già circa 200 morti e oltre 800 feriti. Ad eruttare sarebbe stato “Anak Krakatau” (figlio del Krakatoa) poiché il Krakatoa (padre) il 27 agosto del 1883 collassò su se stesso dopo avere eruttato con immane energia, oggi calcolata in circa  200 megatoni.

Per fare un semplice paragone, la Bomba Zar o Tsar – Bomba RDS-220 dell’allora Unione Sovietica che venne fatta esplodere il 30 ottobre 1961 alle 11.32 (ora di Mosca) ad un’altezza di circa 10 km su un’isola dell’arcipelago di Novaja Zemlja a nord del circolo polare artico, aveva una potenza di 50 megatoni e i racconti di quegli anni descrivono un palla di fuoco che incendio il cielo.

L’eruzione del Krakatoa del 1883 con i suoi quantificati 200 megatoni, provocò quello che presumibilmente fu il rumore più forte mai udito sul pianeta in epoca storica recente, un boato che sarebbe stato avvertito a quasi cinquemila km di distanza. L’esplosione ridusse in cenere l’isola sulla quale sorgeva il vulcano e scatenò un’onda di maremoto alta 40 metri che correva alla velocità di 300 km/h, cla quale uccise circa 36 mila persone penetrando nella costa per svariati chilometri.

Ci sarebbe stata un’altra eruzione, che recenti indagini e scoperte storiche e scientifiche, hanno ipotizzato quale causa dei cosiddetti secoli buoi che dalla metà del VI secolo d.C. videro in tutto il mondo cambiamenti climatici, carestie, scomparsa di civiltà e il sopravvento di altri popoli. Sarebbe stata la violenta eruzione del 535 d.C. potrebbe essere stata responsabile dei cambiamenti climatici globali.

L’Opinione.

Sul Krakatoa, come su tanti altri vulcani della Terra, simboli del nostro pianeta che da quattro miliardi e mezzo circa è in continua attività geologica, ci sarebbe da scrivere pagine intere. Sopra si è cercato di sintetizzarne la Storia geologica ed eruttiva. Oggi la scienza moderna e per fortuna, ha finalmente in parte squarciato il millenario manto teorico-mistico di non conoscenza di questi fenomeni, i quali ciclicamente si ripresentano in tutta la loro potenza e anche tragedia per noi umani. La conoscenza, anche non necessariamente tecnica di questi ciclici eventi, come di altri analoghi, quali terremoti, cambiamenti climatici, tsunami e devastazione idrogeologica, può consentire ad ognuno di valutare con più attenzione persino dove costruire per abitare. Purtroppo, la non conoscenza fino a pochi decenni addietro della geologia della Terra e della ciclica climatologia terrestre, ha fatto occupare a noi umani aree che sono a medio e spesso, ad alto rischio abitativo. Ciò si paga poi molto caro e purtroppo, stiamo, ad avviso di queste pagine, anche perdendo tempo senza cercare almeno di attenuare questo doloroso e presumibilmente inevitabile drammatico prezzo, spostandoci da certe aree a notevole rischio ciclico geologico-climatico.

L’immagine di copertina è tratta da un video su Fb e fissa il drammatico secondo in cui l’onda di tsunami si abbatte alle spalle del palco su cui si esibiva la bend rock che stava suonando in un evento notturno.

Adduso Sebastiano

 

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