<strong>Facciamo IL PUNTO sulle principali notizie che hanno caratterizzato la giornata di ieri, 22 Agosto 2018.
Partiamo dalle indagini sul crollo del Ponte Morandi, a Genova, dove spunta un documento dal quale si scopre che si sapeva di un rischio imminente per la stabilità del viadotto fin dall’autunno 2017 e che le parti rimaste in piedi erano state giudicate in condizioni peggiori di quelle crollate.
Intanto ieri Atlantia, la holding che controlla Autostrade, ha riunito il cda per trovare la migliore strategia atta ad addormentare l’indignazione degli italiani e, allo stesso tempo, trovare il miglior modo per trarre, come d’uso, profitto e posizione di vantaggio anche da questa disgrazia per cui eccoli a dire: “Il governo tuteli anche mercati e i risparmiatori”. In conclusione e di fatto: “il Governo ci tuteli come sempre e, come sempre, segua la regola del «Profitto a noi e le perdite agli altri»”
Dopo la richiesta, in attesa di brindare a nuovi proventi e preparandosi, – con i Benetton -, alla sfida con il governo, i manager hanno osservato un minuto di silenzio per le 43 vittime del crollo.Intanto i Benetton si preparano tra dolore e amarezza alla sfida con il governo.
Restando in ambito “finanziario” c’è da registrare la fuga degli stranieri dai Btp: meno 38 miliardi
A giugno sono usciti dall’Italia 38 miliardi di euro. Denaro investito nei nostri titoli di Stato che i legittimi proprietari cercano di mettere al riparo dalle prospettive economiche del Paese, che peggiorano proprio mentre si prefigura uno scontro con l’Unione europea sulla prossima legge finanziaria.
Di fronte a questa crisi di sfiducia (a maggio la fuga si era attestata a 24 miliardi) il ministro dell’Economia Giovanni Tria cerca investitori altrove e guarda alla Cina.
Nel merito, su La Stampa, Carlo Cottarelli spiega in che modo la fuga degli investitori stranieri può innescare un circolo vizioso che indebolirà le banche italiane e potrebbe alla lunga mandare in tilt l’equilibrio dei conti pubblici. Nulla di nuovo, scrive: “È già successo tra il 2011 e il 2012”.
Ed ora, sulla scia del binomio: «“governo” tangenti» e tanto per ricordare che “tutto il mondo è paese”, diamo un’occhiata alle tangenti bipartisan che stritolano l’Argentina focalizzando l’ultimo caso di corruzione che agita l’Argentina e che arriva a sfiorare il presidente Macri.
In verità è niente di nuovo: l’Argentina vive nella corruzione praticamente da sempre, quale che sia il colore politico di chi sta al governo. Finito l’incubo della dittatura, il Paese è passato dalle prodezze di Carlos Menem (anni Novanta) alle acrobazie dei Kirchner, senza dimenticare la tragica bancarotta di Stato del 2001. A Buenos Aires, scrive Emiliano Guanella su La Stampa, scandali e crisi economica si alternano in un tango micidiale e apparentemente invincibile.
Augurando all’Argentina giorni e governanti migliori, e cambiando fronte, ma restando sempre in ambito governativo, passiamo alla vicenda di Nave Diciotti e alla sfrontata sfida di Salvini sempre più in veste di bullo più che di ministro che dal suo pulpito preferito stranazza: se è sequestro di persona sono colpevole.
In tutto questo, la nave Diciotti resta ferma a Catania, anche se il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha dato il via libera allo sbarco dei minori. Intanto si muovono le procure, da Agrigento arriva un fascicolo per sequestro di persona contro ignoti.
Salvini, ovviamente, risponde rivendicando i risultati della sua linea politica, e tiene pronto il piano di riserva. Intanto però ha incaricato i tecnici del Viminale di studiare nuove soluzioni, si dice pronto a “riportare tutti i migranti in Libia” e sfida Bruxelles evocando “respingimenti all’australiana”.
Alle sue farneticazioni da bullo risponde il Procuratore della Repubblica di Torino, Armando Spataro che, intervistato da Giuseppe Legato de La Stampa, lancia l’allarme razzismo: “Chi guida il Paese non dovrebbe suscitare equivoci nei cittadini non avveduti”
Alleggerendo un po’ l’atmeosfera, ma rimarcando che, alla fin fine, i “Governanti” rispecchiano il popolo che rappresentano, passiamo a dare un’occhiata “al popolo” e alla sua estate cafona, ovvero le vacanze deficienti
Il mito moderno del viaggio low-cost non ha aperto ai nuovi turisti orizzonti culturali prima inarrivabili, ha prodotto l’effetto diametralmente opposto, riempiendo i luoghi della cultura di una torma di cacciatori di selfie che alla fine vede poco o niente. Ma non è il caso di dolersene troppo, democrazia è anche il diritto a girare il mondo senza capirci nulla.
Dai bagni nelle fontane storiche ai turisti stipati nelle cattedrali come fossero fast-food. Di questo scrive, su La Stampa, Mattia Feltri tratteggiando il ritratto dell’estate cafona.
Ed ora, in italica abitudine, concludiamo dando un’occhiata allo Sport con il quanto dichiarato da Gallinari che dice no alla Nazionale: meglio la NBA!
A sorpresa il trentenne giocatore dei Clippers, aprendo ancora una frattura – probabilmente quella definitiva – con la Nazionale di basket, ha comunicato al ct Sacchetti e al presidente federale Petrucci che non sarà disponibile per le due partite di qualificazione ai Mondiali di Cina 2019: il 14 settembre a Bologna contro la Polonia e il 17 a Debrecen contro l’Ungheria. “Sfortunatamente non potrò esserci, è meglio che io rimanga negli Usa per preparare la stagione Nba”.
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