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Il Dovere della Memoria: ricordare le vittime dell’Olocausto

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IL DOVERE DELLA MEMORIA: ricordare le vittime della Shoah

27 gennaio 1945. Le truppe dell’Armata Rossa comandate dal maresciallo Konev entrarono nella città polacca di Auschwitz e abbatterono i cancelli del campo di concentramento, liberando 7000 prigionieri superstiti.
Pochi giorni prima, i nazisti si erano ritirati, portando con loro nella cosiddetta “marcia della morte” tutti i prigionieri sani (circa 60mila), molti dei quali morirono durante il viaggio. Si calcola che fino a quel momento ad Auschwitz siano state uccise oltre 1 milione e centomila persone, di cui 960 mila di religione ebraica.
Per nascondere le prove del genocidio, nel novembre del 1944, a seguito dell’avanzata dell’esercito russo,  Himmler  ordinò di demolire le camere a gas e i forni crematori. I nazisti, tuttavia, li distrussero solo a Birkenau, mentre la camera a gas di Auschwitz venne usata come rifugio contro i bombardamenti.
Restarono 7000 prigionieri sofferenti, emaciati, sopravvissuti al più grande campo di concentramento e di sterminio ideato dalla mente malata di Hitler e dei suoi seguaci. Nel gennaio del 1945 il mondo intero venne così a conoscenza degli orrori del genocidio nazifascista, barbarie che fino a quel momento era stata abilmente occultata.
Il 27 gennaio, in seguito alla risoluzione 60/7 del 1º novembre del 2005 dell’ONU, diventa “La giornata della memoria” in ricordo della Shoah, lo sterminio del popolo ebraico. Qualche anno prima anche l’Italia aveva istituito una giornata commemorativa il 27 gennaio in ricordo delle vittime dell’odio antisemita, precisamente con gli articoli 1 e 2 della legge 20 luglio 2000 n. 211, che cita testualmente:

“La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.”

Da allora, in particolare nelle scuole, in occasione del “Giorno della Memoria”, vengono organizzate varie iniziative per narrare gli eventi e riflettere su quanto accaduto al popolo ebraico e a tutti i deportati italiani nei campi di concentramento nazisti, affinché simili eventi non accadano più.
A distanza di settantacinque anni, nonostante le evidenze e le testimonianze dei sopravvissuti ai lager, il negazionismo della Shoah è ancora diffuso. Una recente indagine della Anti-Defamation League, una organizzazione ebraica che combatte l’antisemitismo, evidenzia che in Europa in media il 25% della popolazione ha sentimenti antisemiti.
Il fenomeno, in crescita nei Paesi del centro Europa e dell’Est, in Italia sarebbe calato dell’11% (ma l’Osservatorio Antisemitismo ha registrato 190 casi negli ultimi nove mesi). Ancora troppo diffusi dunque gli stereotipi e i pregiudizi contro gli ebrei.

Per non rivivere gli orrori del passato, non bisogna mai abbassare la guardia contro l’antisemitismo.
È quanto ha affermato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo scorso 23 gennaio a Gerusalemme, presente con altri capi di Stato al Quinto Forum Mondiale dell’Olocausto “Ricordare l’olocausto: combattere l’antisemitismo”, per il 75esimo anniversario della Liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.
In occasione del “Giorno della Memoria”, il Presidente Mattarella conferirà Medaglie d’Onore a cittadini italiani internati nei campi di concentramento nazisti, consegnandole ai familiari delle vittime. Alla cerimonia saranno presenti anche i sindaci delle città d’origine. In ricordo delle vittime della Shoah, in molte città italiane inoltre sono state installate le cosiddette “pietre d’inciampo”, con incisi i nomi dei cittadini ebrei morti nei campi di concentramenti o nelle stragi naziste.
Nate da un’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig, le pietre d’inciampo (in tedesco Stolpersteine) sono piccoli quadrati di pietra, di 10 cm per lato, rivestiti di ottone lucente e collocati davanti alla casa dei deportati o in altri luoghi significativi della loro città.
Dal 7 gennaio 2020 pietre di inciampo anche a Napoli: nove, installate in piazza Bovio, all’altezza del civico 33, per ricordare i membri della comunità ebraica della città periti nella Shoah: Iole Benedetti, Milena Modigliani, Sergio Oreste Molco, Loris Pacifici, Luciana Pacifici, Aldo Procaccia, Amedeo Procaccia, Elda Procaccia, Paolo Procaccia.
Altre tre pietre d’inciampo sono state posizionate a San Giorgio a Cremano, lo scorso 21 gennaio, nel cortile dell’Istituto Comprensivo ” IV Stanziale” in via Cappiello, per ricordare le vittime cittadine della Shoah: Francesco Cappiello, sua moglie Nina Castello (e la loro piccola Maria Grazia, di appena un anno) e Mario Recanati.
In tutta Europa sono state già installate oltre 70.000 pietre d’inciampo, in oltre 2000 città. In Italia la prima è stata collocata a Roma nel 2010 e successivamente in altre città come Bolzano, Genova, L’Aquila, Livorno, Milano, Napoli, Reggio Emilia, Siena, Torino, Venezia e in numerosi centri minori per ricordare le vittime dell’Olocausto, affinché le nebbie del tempo non ne offuschino il ricordo.

Adelaide Cesarano

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