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IERI OGGI e DOMANI – Dalla realtà al film alla realtà:  “Ten a panz” (VIDEO)

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IERI OGGI e DOMANI – IERI, nel film con la Loren: Non possono arrestarla, “Ten a panz” (articolo 146 CP). OGGI, a Milano: niente carcere per 8 borseggiatrici su 10 perché incinte (“Ten a panz”)

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el ’64, con un film ad episodi: “Ieri Oggi e Domani”, De Sica vinse il premio Oscar come miglior film straniero.

Nel Primo dei tre episodi, scritto da Eduardo De Filippo, si tratteggia un fatto realmente accaduto a Napoli a un’umile venditrice di sigarette di contrabbando, Concetta Muccardi che, per non andare in carcere in base all’Art. 146 del CP, ebbe ben diciannove gravidanze. Nel film Concetta diventa “Adelaide” ma il tema sul quale si svolge tutto l’episodio è proprio quello dell’incarcerabilità delle donne incinte, condizione effettivamente prevista, e codificata, con l’articolo 146 del Codice Penale.

OGGI, richiamando alla memoria quel bell’episodio del film, possiamo veder riconfermato l’IERI, come del resto identificato nel film stesso ma anche, proprio come si ha nel prosieguo del film, un: “Oggi e Domani” (altri due episodi scritti, per il film, da Moravia e Zavattini.

Un “Oggi e Domani” che, nella realtà della cronaca del giorno, riporta ancora a identiche realtà stando, almeno, all’indagine svolta dal Corriere della Sera e riportata sulle sue pagine milanesi dove segnala che decine di giovani borseggiatrici, attive soprattutto nella metropolitana di Milano, pur se individuate e arrestate dalle forze dell’ordine, non scontano nessuna pena perché incinte (“Ten a panz” di Eduardo).

Questi episodi riaccendono una annosa discussione accesa dal tema scaturente dalla domanda del se lo Stato “può permettere che la maternità sia strumentalizzata in un sistema di sfruttamento criminale”.

L’argomento ed il tema può apparire marginale ma così non sembra essere se, nella realtà, si deve annotare – come fa il Corriere – che fra le circa 30 “latitanti” intercettate a Milano dalle forze dell’ordine nel 2018, 8 su 10 erano incinte per cui meno della metà sono andate in carcere mentre “Tutte le altre hanno continuato a rubare”.

Alla base c’è il dispositivo dell’art. 146 del Codice penale che disciplina in merito alla non punibilità per particolare tenuità del fatto e applicazione ed esecuzione della pena. In particolare, al Capo II della esecuzione della pena, recita:

L’esecuzione di una pena, che non sia pecuniaria, è differita:

1) se deve aver luogo nei confronti di donna incinta;
2) se deve aver luogo nei confronti di madre di infante di età inferiore ad anni uno;
3) se deve aver luogo nei confronti di persona affetta da AIDS conclamata o da grave deficienza immunitaria accertate ai sensi dell’articolo 286 bis, comma 2, del codice di procedura penale, ovvero da altra malattia particolarmente grave per effetto della quale le sue condizioni di salute risultano incompatibili con lo stato di detenzione, quando la persona si trova in una fase della malattia così avanzata da non rispondere più, secondo le certificazioni del servizio sanitario penitenziario o esterno, ai trattamenti disponibili e alle terapie curative.

Nei casi previsti dai numeri 1) e 2) del primo comma il differimento non opera o, se concesso, è revocato se la gravidanza si interrompe, se la madre è dichiarata decaduta dalla responsabilità genitoriale sul figlio ai sensi dell’articolo 330 del codice civile, il figlio muore, viene abbandonato ovvero affidato ad altri, sempreché l’interruzione di gravidanza o il parto siano avvenuti da oltre due mesi

Questo prescrive il Codice e la Legge ma esistono decine di ragazze (con i loro sfruttatori) che soprattutto tra Milano, Roma, Venezia e Firenze applicano una distorsione sistematica e drammatica di quel principio di umanità della giustizia.

In chiusura si riporta che i furti con destrezza che si hanno in Italia, sono circa 160 mila all’anno e oltre 21 mila solo a Milano.

Insomma, il punto è sempre quello: “fatta la legge trovato l’inganno” e questo, ad onor del vero, è valido in tutto il mondo e non solo nella nostra piccola e cara Italia per cui la discussione è, e resterà, anche nel DOMANI, solo fine a se stessa e senza via d’uscita se si vuol restare in umana civiltà.

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