Lunedì lo sciopero dei magistrati contro la riforma Cartabia: “Stiamo difendendo la Costituzione”.
I magistrati contro la riforma Cartabia: lunedì lo sciopero
Una battaglia che sta entrando sempre più nel vivo e che vede da una parte una riforma che stravolgerà il sistema di giurisdizione, soprattutto in ambito penale, dall’altra i magistrati che difendono l’attuale ordinamento riconducendo le sue inefficienze alla mancanza di adeguati mezzi e personale.
Ma cosa prevede la riforma? Da dove nasce lo scontro? Cerchiamo di fare chiarezza.
La riforma Cartabia ha 3 obiettivi: accelerare il processo penale, potenziare le garanzie difensive e della tutela della vittima del reato, apportare un’innovazione della ragionevole durata del giudizio di impugnazione.
Riforma della prescrizione…
In prima battuta cambierà la prescrizione, ossia l’estinzione del reato che si verifica allorché non sia stato possibile giungere ad una sentenza irrevocabile di condanna dell’imputato entro un preciso termine temporale individuato dalla legge.
Con la riforma Cartabia la prescrizione si stoppa con la sentenza di primo grado, che sia di condanna o assoluzione.
Successivamente è stabilito il tetto massimo di 2 anni per la sentenza in appello e di 1 anno per quella della cassazione. Il termine è prorogabile per i reati più gravi con una proroga di 1 anno per l’appello e di 6 mesi per la sentenza in cassazione. Superati questi termini l’imputato non potrà più essere condannato.
L’udienza filtro….
Con la Riforma della Giustizia penale si introdurrà quella che viene definita “udienza filtro” per le citazioni dirette davanti al giudice monocratico.
Per capire ciò, è doveroso fare una premessa: la grande maggioranza dei procedimenti penali si attua innanzi ad un tribunale monocratico, ovvero davanti ad un solo magistrato.
Per la legge, salvo alcune eccezioni, tutti i rinvii a giudizio di competenza del giudice monocratico vengono curati dal PM: si tratta della citazione diretta a giudizio, appunto perché non viene celebrata l’udienza preliminare, ed è il PM che cita direttamente in giudizio l’imputato. In questo contesto, l’udienza filtro ha come obiettivo quello di evitare un dibattimento non necessario, ossia evitare di tenere in piedi un processo lungo, costoso, che poi termina con l’assoluzione.
Questa modifica è cruciale se si pensa all’altissimo numero di assoluzioni nei primi gradi di giudizio: in questi procedimenti a citazione diretta, la riforma della giustizia introdurrebbe un’udienza detta “predibattimentale” in Camera di Consiglio, con un giudice diverso rispetto a quello con il quale si dovrà poi fare il dibattimento.
Udienza filtro, perché il giudice dovrà “filtrare” le citazioni dirette che ha formulato il PM per stabilire se celebrare o meno il dibattimento. Il giudice è quindi chiamato a valutare se esistono le condizioni per pronunciare “sentenza di non luogo a procedere”, a partire dagli elementi acquisiti, che in questo caso non consentono di prevedere una condanna.
L’ampliamento dei giudizi a citazione diretta per i reati fino a 6 anni….
La riforma prevede l’ampliamento della lista dei reati per cui il PM può procedere con una citazione diretta.
La riforma della giustizia Cartabia prevede di ampliare il raggio della citazione diretta ai reati con pena fino a sei anni (ora solo quelli fino a 4 anni), che non presentino rilevanti difficoltà di accertamento.
Modifica dei tempi sulle indagini preliminari….
Le indagini preliminari non dovranno durare più di 6 mesi, in caso di reati ordinari, e di un anno quando si tratta di reati gravi. La proroga per entrambe le tipologie di reato è fino ai diciotto mesi per i primi e ventiquattro per i secondi.
La messa alla prova…
Si prevede, nella riforma, l’estensione dell’ambito di applicabilità dell’istituto della messa alla prova, legittimando il Pubblico Ministero alla proposizione della stessa per tutti i reati puniti con pena edittale detentiva non superiore nel massimo a sei anni (ora fino a 4 anni).
Il diritto all’oblio…
Il diritto all’oblio, ossia il diritto di essere dimenticati sarà garantito dalla riforma della giustizia Cartabia a tutte le persone indagate o imputate, assolte dal processo penale, attuato mediante la deindicizzazione delle notizie sul procedimento penale che è stato a loro carico.
Il no dei magistrati
È intervenuta a Radio Metropolis Maria Concetta Criscuolo, giudice per le indagini preliminari del tribunale di Torre Annunziata, per ribadire il no alla riforma Cartabia: “Questa riforma può soffocare i giudici coraggiosi.”
Una linea, quella del no, condivisa anche dall’Associazione Nazionale Magistrati: “così prevarrà la logica aziendalistica.”
La Criscuolo nell’intervista ha sottolineato le criticità della riforma soprattutto per quel che concerne il nuovo criterio di valutazione sull’operato dei magistrati, incentrata non più sulla professionalità, ma sulle “performance”: infatti verranno valorizzati i dati statistici come il numero di provvedimenti emessi e soprattutto la conferma di ordinanze o sentenze nei vari gradi di giudizio. Un aspetto che secondo la Criscuolo potrebbe condizionare i giudici ad adottare sentenze meno coraggiose.
Una riforma che inoltre vincolerebbe i giudici anche a tempistiche precise e che potrebbero condizionare la giustezza delle sentenze, non garantendo, quindi, il reale obiettivo del diritto e della giurisdizione, ossia del “dire il diritto” attraverso i vari provvedimenti, che è quello di garantire la giustizia e perciò di ristabilire l’equilibrio nella società.
Sicuramente la tematica della lunghezza dei processi va affrontata, ma forse, per risolvere il problema, più che imprimere una logica aziendalistica all’interno dei tribunali che sicuramente porterà all’incremento in tempi stretti di sentenze, sarebbe opportuno pensare di garantire i giusti mezzi alla macchina della giustizia affinché in modo più rapido ed efficiente si arrivi a giusta sentenza.
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A cura di De Feo Michele / Redazione Campania
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