I Borboni e le tante falsità degli storici: in un convegno organizzato da StabiAmore si fa luce sui moti del 1848 e sulle modalità dell’unità d’Italia
I Borboni e “La storia negata”: in un convegno che ha visto una grande partecipazione di pubblico, tenutosi sabato 15 giugno presso il salone della Chiesa del Carmine in Castellammare di Stabia e organizzato dall’associazione sportiva socio-culturale StabiAmore, sono intervenuti il prof. Vincenzo Gulì sul tema “Le incongruenze della falsa rivoluzione del 1848“, l’avv. Francesco Palmeri che ha fatto un quadro di quello che era l’ordinamento giudiziario ai tempi dei Borboni, e infine il dott. Edoardo Vitale, magistrato e direttore della rivista L’Alfiere, che ha trattato il tema “Il sud dai trionfi della tradizione trimillenaria al degrado della rivoluzione borghese“. Moderatore l’avv. Ennio Apuzzo.
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urtroppo è risaputo che la storia la fanno sempre i vincitori e mai i vinti e i relatori del convegno mettono in evidenza proprio le tante falsità tramandate dagli storici sul periodo dei Borboni nel Regno delle Due Sicilie. Un periodo in cui l’economia del meridione d’Italia era ai primi posti in Europa prima di subire il decadimento continuo iniziato con l’unità d’Italia del 1861 (sulle cui modalità sempre nascoste i relatori cercano di far luce) e continuato per 158 anni fino ai giorni nostri.
Dopo il discorso d’apertura del presidente di StabiAmore, Gianfranco Piccirillo, il primo a prendere la parola è stato l’avv. Ennio Apuzzo, moderatore del convegno: “Nel 1734 nasce il regno di Napoli con Carlo III di Borbone. Ma è stata la rivoluzione francese l’inizio di tutti i mali. Libertè, Egalitè e Fraternitè era il motto di questa rivoluzione ma ad esso ha sempre corrisposto il significato di belle parole e brutti fatti. Diversamente da quanto ci dicono i libri di storia, è stata una rivoluzione nata non dal popolo ma finanziata dalla borghesia andando a rubare tra gli altri popoli. Essa arriva anche a Napoli ma grazie al patriottismo dei “lazzari” non ha successo. Nel Regno delle Due Sicilie l’uomo non era merce, c’era anche la motivazione delle sentenze. Nel 1850 eravamo la nazione più ricca d’Europa. Eravamo uno stato mentre ora siamo solo una volgare colonia. Il regno di Napoli era una spina nel fianco del capitalismo anglosassone. Le rivoluzioni non venivano fatte dalla povera gente ma dalla borghesia, diversamente da quanto ci hanno detto i libri di storia”.
Successivamente è intervenuto l’avv. Francesco Palmeri che ha parlato del sistema giuridico borbonico: “Monarchia non significa assolutismo e non è tirannia, ma è universalismo. C’erano vari poteri al tempo dei Borboni ma non erano baronie. Ferdinando IV parlava napoletano perché amalgamato con i propri concittadini. Mentre altrove si applicava la tortura, a Napoli c’erano le motivazioni delle sentenze. Nel Regno delle Due Sicilie in 45 giorni ci doveva essere la sentenza definitiva. Non erano possibili rinvii per futili motivi diversamente da ciò che avviene oggi. All’interno della Calabria c’era la ferriera più importante d’Europa. Non eravamo un popolo di contadini e di colonizzati come ci vogliono far credere. La vera Napoli era quella spagnola con le sue istituzioni libere. L’Unità d’Italia nasce nelle stanze massoniche a Londra. Ci hanno preso poteri, memoria, ricchezza ma non la dignità. Re Ferdinando addirittura fu denominato la negazione di Dio in terra e da lì nasce la crociata anti-borbonica. Il lavoro minorile al tempo dei Borboni non veniva sfruttato. In Europa c’era l’arresto per debiti. Ferdinando IV istituisce l’onere della prova della frode. I migliori istituti giuridici napoletani sono stati inseriti nell’attuale ordinamento giuridico italiano”.
Poi è stata la volta del prof. Vincenzo Gulì: “Castellammare in continuo degrado negli ultimi 158 anni. Perché? La storia non è sempre maestra di vita. Non è vero che la colpa è del sud. Einstein diceva e’ follia fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi. Bisogna avere il coraggio di cercarti una storia diversa andando a indagare negli archivi storici. La storia e’ stata completamente ribaltata. Anche lo stato ha manipolato alcune prove sulle bugie risorgimentali. Fenestrelle e’ il primo esempio di lager. C’erano navi con tantissimi soldati borbonici che non sono mai tornati. Stessa sorte per i briganti. I cantieri, le terme, il Palazzo Reale di Quisisana sono tutte prive che eravamo ai primi posti in Europa in economia. In quei tempi non si emigrava per fame. Ci ricarichiamo con la storia e la bellezza del nostro passato. Il potere ha paura che la verità venga fuori”.
Infine in sintesi l’intervento del giudice Edoardo Vitale che ha concluso il convegno: “Nella guerra di secessione americana furono inviati i soldati borbonici di cui Garibaldi non sapeva cosa fare e dove sbatterli. Lo stato italiano non li considerava fratelli ma erano materiale umano di cui disfarsi. Stava avvenendo una deportazione di massa. Queste sono le modalità con cui nacque lo stato italiano. Non era una detenzione umana. Anche i registro delle morti furono riscritti e manomessi per nascondere la verità. Si cercò di occultare il crimine. Tutto nacque all’insegna della malafede con l’unità d’Italia”.
a cura di Natale Giusti
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