Dopo il secondo duello televisivo e la diffusione del video con le frasi sessiste, Donald Trump precipita nei sondaggi La strategia aggressiva nel confronto con Hillary Clinton porta più consensi alla candidata democratica che però non è riuscita a sferrare l’affondo decisivo. Pur prevalendo sui contenuti, l’ex segretario di Stato ha peccato di incisività e ora deve cercare di incassare la vittoria entro il terzo dibattito per evitare dinamiche imprevedibili.
Trump sceglie la rissa e va a caccia dei voti dei bianchi arrabbiati
Il tycoon attacca e rinuncia a inseguire gli indecisi. Il leader repubblicano Ryan si sfila: non lo aiuterò
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opo lo scandalo dell’audio in cui Trump insultava le donne, decine di repubblicani, da Condoleezza Rice a John McCain, gli avevano voltato le spalle. La leadership del partito gli chiedeva di usare il dibattito per mostrarsi sinceramente pentito al Paese, e quindi cercare di voltare pagina puntando sui temi concreti della sua campagna, come il rilancio economico e la sicurezza. Donald però ha scelto di seguire la strada opposta. Si è presentato al dibattito con tre donne che avevano accusato Bill Clinton di molestie sessuali, Paula Jones, Kathleen Willey e Juanita Broaddrick, e ha liquidato le parole del suo video come «chiacchiere da spogliatoio». Subito dopo è andato all’attacco, dicendo che se diventerà presidente nominerà un procuratore per investigare Hillary, che dovrebbe «essere in prigione».
Questa linea della rissa non è un caso. Trump aveva due possibilità: cambiare messaggio per cercare di allargare la sua base e conquistare i voti degli indecisi, in particolare le donne sposate e con istruzione superiore, oppure puntare tutto sui bianchi arrabbiati della classe media e bassa, che lo hanno portato alla nomination. Ha deciso di seguire la seconda strada, scommettendo sulla sua capacità di attirare alle urne una larga fetta del 40% di astensionisti, e così scombinare tutte le analisi e smentire i sondaggi. Il suo vice Pence, nonostante le riserve morali espresse dopo lo scandalo dell’audio, e il fatto che Donald lo abbia rinnegato sulla politica verso la Siria e la Russia, ha deciso di seguirlo e ha negato di aver mai considerato di abbandonare il ticket.
Il leader della Camera Ryan, invece, pensa che a questo punto non solo Trump non ha più possibilità di vincere, ma rischia di trascinare l’intero partito nel baratro, facendogli perdere il Senato e forse anche la Camera. Perciò, come ha detto la sua portavoce, «lo Speaker dedicherà il prossimo mese a concentrarsi interamente sulla protezione delle nostre maggioranze congressionali». Non ritirerà il supporto a Donald, ma nemmeno lo aiuterà: se vince da solo bene, sennò pazienza. Una scelta ipocrita per alcuni parlamentari, che si sono ribellati: «Se Trump va male, andiamo male anche noi. Non bisogna essere scienziati per capirlo». Questi però sono deputati e senatori che vivono in distretti e Stati molto favorevoli a Donald, e quindi Ryan li ha ignorati, per proteggere invece quelli in bilico. Trump gli ha risposto subito a modo suo, via Twitter: «Ryan dovrebbe pensare a risolvere problemi come il bilancio, il lavoro e l’immigrazione, invece di perdere tempo a combattere il candidato repubblicano». La frattura, dunque, è insanabile. Così Donald ieri è partito per la Pennsylvania, e oggi sarà in Florida, per combattere la sua battaglia solitaria, sperando che gli elettori scarichino l’establishment e scelgano la sua insurrezione.
vivicentro.it/politica
vivicentro/Hillary vola nei sondaggi spinta anche dall’aggressività di Trump
lastampa/Trump sceglie la rissa e va a caccia dei voti dei bianchi arrabbiati PAOLO MASTROLILLI – INVIATO A ST. LOUIS
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