Gustavo Gutierrez , domenicano, padre della Teologia della liberazione, muore a Lima (Perù) a 96 anni.Ha vissuto una vita di studio e di ricerca, che gli sono valsi riconoscimenti e persecuzioni ed incomprensioni
Gustavo Gutierrez era nato a Lima nel 1928, aveva studiato Medicina e Letteratura, psicologia e filosofia, imboccando poi la strada del sacerdozio.
Egli era colpito dalla miseria e dall’indigenza dei poveri e cominciò a elaborare una forma di teologia che potesse dare una speranza di redenzione alle popolazioni latino-americane, oppresse nella morsa della povertà, dell’ingiustizia, della violenza, della disuguaglianza sociale.La lettura e la meditazione della Parola lo avevano portato a considerare il cosiddetto Discorso della Montagna del Cristo, che proclama le celeberrime Beatitudini: beato chi ha fame e sete di giustizia, beati i poveri, beati gli operatori di pace…
La preferenza di Dio per i poveri e gli abbandonati traspare lungo tutta la Bibbia.
Nel Vangelo l’attenzione del Cristo si manifesta per i più deboli e per i bisognosi, per i malati e per i pubblici peccatori, per le donne e per i bambini.L’abbandono in Dio e la difesa del debole sono gli spazi autentici in cui “Dio regna” già ora, e non in un futuro di là da venire, sono le conseguenze cui arrivano le riflessioni di Gutierrez.
Confortato anche dalla lettura della pagina del vangelo di Matteo, in cui si parla anche del giorno del Giudizio Universale.Cristo afferma – a chiare lettere – che si salveranno solo coloro che avranno avuto cura dei “più piccoli” della terra. Per cui: “tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
Acquisita questa consapevolezza, la Chiesa sud-americana degli anni ’70 guarda con nuovi occhi alla miseria dilagante di quelle folle affamate e sfruttate.Al punto da scrivere considerazioni come le seguenti: “La mia Chiesa è uscita dalla sacrestia.
E ha smesso di accendere candele.Ha smesso di pretendere primizie e primizie della terra da coloro che non hanno né terre né primizie”. “Ha smesso di preparare l’uomo solo per l’aldilà.
Ha scoperto che il Vangelo è la voce di chi non ha voce, è la forza di chi non ha forza.Ed è andata a cercare il “povero” nei campi, nelle piantagioni, nelle fabbriche, nelle segherie, nelle officine, nei mercati. .Gli ha insegnato che anche lui è un essere umano, creato ad immagine di Dio.
Che deve unirsi agli altri uomini contro gli sfruttatori e gli oppressori.E poco a poco, l’emarginato ha cominciato ad alzare la testa, a sentirsi uomo, a farsi rispettare”.
La teologia si presta ad aiutare l’uomo miserevole nella sua liberazione dalla schiavitù del bisogno.La Teologia della Liberazione parte sempre dalla situazione reale dei cristiani che lottano per la vita, (la loro sopravvivenza), per la terra (la loro sussistenza), per i diritti umani (la loro dignità).Gutierrez ha dedicato una vita a queste riflessioni che investono la teologia e la sociologia, la religione e l’economia politica, inevitabilmente.
E per questo è stato osteggiato, ostacolato nell’insegnamento, incompreso nel suo autentico anelito di giustizia umana e sociale.Accusato “tout court” di marxismo.
Che nelle stanze vaticane equivale al drappo rosso davanti al toro.Ciononostante, egli con coerenza e dignità, ha continuato la sua ricerca e la sua riflessione senza abbandonare l’istituzione ecclesiale della quale si è sentito di far parte fino alla fine.
Consolazione tardiva, per padre Gustavo, è stata la presenza sul soglio pontificio di un papa argentino, che lo ha compreso e riabilitato in qualche modo.A lui va la nostra riconoscenza per aver disvelato aspetti della Scrittura che spesso venivano trascurati o, ancora peggio, travisati.
di Carmelo TOSCANO
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