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Grandi Opere. Il ponte ai siciliani? Solo dal dentista, mentre la Salerno-Reggio torna a letto con la Tirrenica

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l governo intende accelerare il passo sul piano da 35 miliardi per le infrastrutture: 119 interventi prioritari, 46 opere singole e 73 differenti programmi che interessano in tutto 50 città. Ma il Ponte sullo Stretto, la Salerno-Reggio e la Tirrenica restano al palo.

Grandi opere, finanziati 119 progetti

Ma il Ponte sullo Stretto, la Salerno-Reggio e la Tirrenica restano al palo

ROMA – La lista comprende 119 interventi prioritari, si tratta di 46 opere singole e 73 differenti programmi che interessano in tutto 50 città: è il pacchetto di infrastrutture e interventi a favore della mobilità su cui il governo intende concentrare le risorse ed accelerare il passo. Il progetto «Connettere l’Italia» lanciato l’anno scorso – come spiega l’«Allegato Infrastrutture» che accompagna il nuovo Def appena varato – entra così nella sua fase operativa introducendo due novità importanti: una «rinnovata centralità della pianificazione strategica», e soprattutto la valutazione ex ante delle opere. In attesa della messa a punto del primo «Documento pluriennale di programmazione» il ministero dei Trasporti ha così effettuato una analisi a tappeto di tutte le opere valutando il loro impatto economico, lo stato di maturità progettuale, le risorse già investite ed il fabbisogno residuo ed alla fine di questo percorso ha stilato la lista di promossi e bocciati.

Obiettivi strategici  

Oltre alle opere strategiche nel campo delle ferrovie, delle strade, dei porti e degli interporti, particolare attenzione va alla cosiddetta «cura del ferro» nelle 14 città metropolitane, ai collegamenti ad alta velocità con gli aeroporti ed alle nuove piste ciclabili nazionali. «Il nuovo approccio alla politica infrastrutturale del Mit – è scritto nell’Allegato al Def – pone al centro dell’azione di governo i fabbisogni dei cittadini e delle imprese e promuove le infrastrutture come strumento per soddisfare la domanda di mobilità di passeggeri e merci (evitando strozzature e «colli di bottiglia») e per connettere le aree del Paese (in particolare le città, i poli industriali e i luoghi di maggiore interesse turistico) attraverso interventi che favoriscono lo sviluppo economico e proporzionati ai bisogni». Le nuove infrastrutture dovranno essere dunque non solo «utili», ma anche «snelle» e «condivise».

La scrematura dei progetti è avvenuta secondo tre differenti tipi di classificazione: «Interventi invarianti», ovvero opere i cui programmi possono proseguire senza alcun problema; interventi che devono essere sottoposti ad una revisione progettuale (project review), per tagliare i costi o per superare le controversie che sono insorte; ed infine interventi per i quali si richiede un progetto di fattibilità completamente nuovo che corrisponde nei fatti ad un azzeramento.

Promossi e bocciati  

Lo stop più significativo interessa il Ponte sullo Stretto, il cui progetto di fattibilità ora dovrà verificare «le possibili opzioni di attraversamento, sia stabili che non stabili», la E45 Orte-Ravenna, ed il prolungamento l’alta velocità da Salerno sino a Reggio Calabria, linea per la quale dovranno però essere valutate «modalità più efficienti» per velocizzare i collegamenti. Anche se è stata classificata nella fascia intermedia del project review anche la nuova autostrada tirrenica Civitavecchia-Livorno rischia grosso. In questo caso, a fronte della fortissima resistenza dei territori interessati, Capalbio e dintorni, si dovranno valutare possibili alternative, inclusa la riqualificazione della vecchia statale Aurelia. La lista dei progetti sottoposti ad obbligo di revisione è particolarmente lunga: si va dalla linea alta capacità Torino-Lione, per la quale – come è noto – si prevede di ridefinire i costi di intervento, all’altrettanto strategica linea Av Milano-Venezia, che ha il problema di ridefinire gli attraversamenti di Brescia e Vicenza. Da rivedere anche il progetto del Terzo valico (per «ottimizzare il collegamento con la rete esistente e verificare funzionalità e modello di esercizio»), l’autostrada Asti-Cuneo (revisione del progetto plano altimetrico per ridurre i costi e velocizzare le realizzazione) e la Statale 106 Jonica, il cui completamento richiede «la verifica di nuove soluzioni progettuali per individuare l’alternativa più sostenibile». Da ripensare anche il nuovo collegamento Tirreno-Brennero/Cispadana ed i progetti di ampliamento delle piste degli aeroporti di Fiumicino, Firenze e Catania.

Tutti i via libera  

Semaforo verde per una miriade di altre opere. In campo ferroviario il completamento del corridoio del Brennero, la Venezia-Trieste, il potenziamento della direttissima Firenze-Roma e della linea Adriatica ed il nodo di Milano. Quindi l’autostrada A22 Bolzano-Verona, una nuova tratta della A4 Venezia-Trieste, la statale Ravenna-Venezia, la E78 Grosseto-Fano, le pedemontane di Lombardia, Veneto e Marche e la Roma-Latina. Via libera anche a 4 ciclovie (Acquedotto pugliese, la Verona-Firenze, la Venezia-Torino ed il Grande raccordo anulare delle biciclette romano).

I costi  

Per completare tutte le opere che non richiedono revisioni secondo le stime del Mit servono 35 miliardi di euro: di questi 11,5 arriveranno dal Fondo sviluppo coesione, altri 23-24 dal Fondo investimenti di cui il governo a breve deciderà il riparto. Ai due player principali andrà il grosso dei fondi: 9,8 miliardi verranno infatti assegnati alle Fs, mentre altri 5,6 andranno all’Anas. In questo modo sino al 2020 dovremmo essere a posto.

Twitter @paoloxbaroni

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