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Jenny Fanny Fayrer. Un Gran Tour per il Torrione di Forio

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A oltre novanta anni dalla morte, Jenny Fanny Fayrer resta un personaggio che merita un ricordo per quanto ha dato alla comunità isolana e al mondo intero. La geniale moglie di Giovanni Maltese, eclettico artista nato a Forio nel 1852, ha, infatti, il merito di aver donato al Comune isolano all’ombra del Torrione, l’intera collezione delle Opere del Maestro. Alcune ricerche ci hanno indirizzato alla regione di provenienza di quest’affabile gentildonna e cioè il Sussex.

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olto probabilmente la leggiadra donzella Jenny Fanny Fayrer   http://www.iltorrioneforio.it/giovanni-maltese/,  originaria di Chichester era giunta a Napoli seguendo il Gran Tour. In quel periodo, i giovani benestanti europei imparavano a conoscere la politica, la cultura, l’arte e le antichità dei paesi più ricchi di patrimoni artistici. Uno dei poli d’attrazione era l’Italia con la sua eredità della Roma antica e con i suoi monumenti. Oltre alla conoscenza del mondo antico, gli europei vennero così a contatto con le opere di Palladio e con il neoclassicismo. Poterono visitare le rovine di Roma, di Pompei ed Ercolano recentemente riscoperte.

Tra le tappe più importanti del tour vi era sicuramente la visita di Napoli e dei Campi Flegrei, che offrivano la possibilità di conoscere sia siti archeologici sia fenomeni naturali, quali l’attività vulcanica del Vesuvio, della Solfatara di Pozzuoli o beneficiare delle acque termali dell’isola d’Ischia, la cui efficacia, descritta dallo Jasolino già nel 1639 nel suo “De’ rimedii naturali che sono nell’isola di Pithecusa, hoggi detta Ischia” era nota in tutta Europa.

Anche Johann Wolfang von Goethe ne dà esempio nel suo “Italiienische Raise”, Viaggio in Italia, ove decanta le bellezze naturali e culturali italiane. Il Goethe in particolare soggiornò a lungo a Casamicciola, già al tempo notissima stazione termale.

Sulle ali del Gran Tour, Jenny Fanny Fayrer, ammaliata dal clima e dall’arte partenopea, prese dimora a Mergellina e cominciò a frequentare i salotti della Napoli bene durante la belle epoque. Tra un convivio e l’altro conobbe il nostro artista Giovanni Maltese e tra i due scoccò la scintilla dell’amore. Nel 1901 si sposarono a Napoli con rito civile essendo lei di religione protestante. Giunti a Forio dimorarono nell’alcova che Giovanni aveva preparato per lei, nella storica torre eretta nel 1480 a difesa dai saraceni e che, avendo resistito al terremoto del 28 luglio 1883, il Maltese aveva adibito ad atelier e dimora. La permanenza nella torre non fu facile per la dama inglese. Un paese bigotto ritenne, sul principio, sconveniente un matrimonio non cattolico, ma lei si fece apprezzare non solo per le sue doti artistiche di fine acquerellista ma anche per la sensibilità e la bontà d’animo.

Jenny Fanny Fayrer modellò il carattere di Giovanni, che, da spirito libero, mal sopportava i soprusi e le angherie amministrative, lo rese più attento e pacato cogliendone i frutti quando lui mise a punto “Il naufragio di Agrippina”, la scultura più impegnativa della gipsoteca in mostra permanente al Torrione. Nella scultura di cui l’amministrazione comunale di Forio, proseguendo il cammino intrapreso con la Solfatrice, ha manifestato l’idea di volerne riprodurre un bronzo, appare chiaro il coinvolgimento di Jenny Fanny Fayrer al progetto e alla sua realizzazione.

Osservando i tratti di Agrippina, dea pompeiana, appare evidente il frutto delle sue frequentazioni degli scavi, cosicché la posa attiene più al neoclassico che al verismo, cavallo di tante battaglie artistiche di Giovanni Maltese.

Il Naufragio di Agrippina Jpeg
La scultura del naufragio di Agrippina

Oltre seimila visitatori provenienti dai cinque continenti, dal Giappone alla Russia, alla Thailandia, nel corso degli ultimi tre anni, hanno apprezzato le opere esposte al Museo Civico Giovanni Maltese grazie alla lungimiranza e libertà di pensiero di Jenny Fanny Fayrer.

L’Associazione Culturale Radici invita tutti a partecipare alle onoranze che si terranno il 21 agosto 2017 presso il cimitero comunale di Forio.

Luigi Castaldi

 

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