Gennaro Bonifacio noto come Rino si definiva nella sua autobiografia “Malabellavita” come “ex trafficante internazionale” dopo 17 anni passati in carcere. Originario di Gragnano ma residente da diversi anni a Milano, è stato raggiunto da un decreto di fermo per le accuse di traffico internazionale di stupefacenti, emesso dal pm dell’Antimafia milanese Paolo Storari, ed eseguito dagli agenti della squadra mobile meneghina.
S
econdo l’accusa, Bonifacio stava veicolando l’importazione di 118 chili di cocaina proveniente dalla Colombia, nascosta nel cointainer del cargo Maersk Nexoe salpato dal Cile, e poi sequestrati nel porto di Livorno. Il 13 ottobre 2016 la Procura di Reggio Calabria e il «Goa» della Guardia di Finanza di Catanzaro, in collaborazione con gli americani della «Dea» indagando sul fornitore colombiano Fernando Ronal Alfonso Cuesta, hanno eseguito una minuziosa perquisizione del cargo sui avevano intuito essere presente un carico monitorato da un italiano. La «Dea» passa agli italiani il codice di un cellulare in contatto con il colombiano. Il numero corrisponde al telefonino di Bonifacio. Gli investigatori sequestrano la droga nascosta e, al suo posto, dentro i fori mettono microspie ambientali e localizzatori Gps.
Quando Bonifacio scoprono che la droga non era presete come era stato stabilito, ipotizzano che possa essere stata la polizia, poi valutano un errore di carico, «secondo me hanno imballato male loro», infine temono fregature, «se li sono rubati». Nel frattempo, il 49enne gragnanese viene intercettato, identificato e, nella giornata di ieri, arrestato.
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