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Castellammare di Stabia

Il Governo gioca la carta dell’ecobonus

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l governo è al lavoro sulla manovra: la legge di stabilità dovrà rispettare i vincoli Ue e varrà 23 miliardi di euro. Tra le misure per rilanciare l’economia l’esecutivo sta studiando un ecobonus che punta a ridurre fino al 70% i consumi energetici in 12 milioni di fabbricati che hanno più di quarant’anni. Gli interventi potrebbero essere finanziati al 90% dallo Stato.

Manovra da 23 miliardi, il governo studia l’ecobonus per il condominio. Ecco tutte le misure

Interventi fino a otto miliardi per previdenza, aziende e Comuni. Il Tesoro prepara una legge di Stabilità rispettosa dei vincoli Ue

ROMA – Come sempre, l’ultima parola spetterà a Matteo Renzi. Ma per il momento pare proprio che la manovra prossima ventura contenuta nella legge di Stabilità si attesterà sui 23 miliardi di euro, di cui ben 15 destinati a disinnescare le solite clausole di salvaguardia sull’Iva. E i 7-8 miliardi di interventi possibili saranno imperniati su quattro interventi strategici prioritari (pensioni, investimenti pubblici dei Comuni, sostegno agli investimenti privati, bonus energetico), che affiancheranno alcuni interventi già annunciati (soldi per gli statali, per i salari di produttività, per le assunzioni, per il Fondo per la povertà). Soprattutto – se tutto andrà come nelle aspettative del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che in queste ore si sta spendendo per evitare ulteriori complicazioni con la Commissione Europea – la legge di Stabilità 2017 non sarà una dichiarazione di guerra nei confronti di Bruxelles e della Bundesbank.

Pure criticando aspramente la generale linea di austerità incarnata dall’ala rigorista della Commissione, pur rivendicando a viva voce la fondatezza delle richieste di ulteriore flessibilità dei conti a suo tempo formulate, a quanto si apprende da fonti del Tesoro, l’Italia presenterà una manovra rispettosa dei vincoli europei, con un rapporto deficit/Pil 2017 intorno al 2 per cento.

I numeri potrebbero cambiare, si sa. Ma se venissero accolte le indicazioni stilate al ministero di Via Venti Settembre, ben 15 dei 23 miliardi della manovra verranno inevitabilmente ingoiati dalle solite clausole di salvaguardia per evitare la stangata dell’Iva. Non resta moltissimo a disposizione, e per questo la filosofia della legge di Stabilità sarà quella di usare il poco che c’è per rispondere a due esigenze principali. Primo, misure per alleviare una serie di emergenze sociali (e già che ci siamo conquistare consensi). Secondo, un altro pacchetto di provvedimenti per cercare di rianimare gli investimenti pubblici e soprattutto quelli privati, mobilitando con interventi «intelligenti» e poco costosi le risorse non attivate.

Nel pacchetto «sociale», che vale 3,3 miliardi, la voce più significativa è quella relativa all’accordo sulle pensioni con i sindacati. Ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, a L’Intervista di Maria Latella su SkyTg24, ha chiarito che nella legge di Stabilità entreranno le misure sulla quattordicesima, sull’Ape e la ricongiunzione gratuita dei contributi versati in enti disparati, per quasi 2 miliardi di euro. Gli altri punti dell’intesa invece no.

Alla voce interventi per lo sviluppo il governo scommette su misure per favorire gli investimenti pubblici più semplici da attivare e da realizzare: quelli realizzati dai Comuni.

L’anno scorso 500 milioni di stanziamenti concessi da Roma ai sindaci per ripianare i disavanzi misero in moto investimenti per 2 miliardi di euro. Quest’anno si spera di salire a quota 800 milioni-1 miliardo.

Due invece sono le misure ideate per attivare investimenti dei soggetti privati, sempre utilizzando una leva fiscale, e sempre seguendo strade già battute con qualche successo quest’anno. Parliamo innanzitutto dell’ecobonus, lo sconto fiscale del 65 per cento concesso a chi realizza dei miglioramenti energetici nel proprio appartamento. L’idea è consentire – attraverso una serie di meccanismi – che questi ecoinvestimenti possano essere pensati e progettati a livello di condominio. Verrà messo a disposizione un miliardo.

Secondo capitolo, gli sconti per le imprese, su cui si potrebbe arrivare a 3 miliardi. Verrà rifinanziato il “superammortamento” del 140%; verrà attivato il nuovo “iperammortamento” del 250% per chi spende in ricerca e tecnologie smart; e verrà rifinanziato il Fondo centrale di garanzia che copre il credito delle piccole e medie imprese.

Fin qui i progetti allo studio del ministero dell’Economia. Progetti costruiti con una certa attenzione, ma che certo dal punto di vista quantitativo pesano poco, e rischiano di non essere sufficienti a rianimare la stanca e stagnante economia italiana. Per questo Palazzo Chigi spera ancora di riuscire a sfondare il muro dei veti di Bruxelles.

Super ammortamento  

AL PIANO INDUSTRIA 4.0 ARRIVA UNA MAXI-DOTE

Dovrebbe attestarsi sui tre miliardi la «dote» a disposizione delle imprese dalla legge di Stabilità. Le linee di azione, rivelate qualche giorno fa dallo stesso ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda in occasione del lancio del piano «Industria 4.0», si basano sull’utilizzo (e il potenziamento) di uno strumento che è stato particolarmente apprezzato dalle aziende: parliamo del super-ammortamento per chi investe soldi negli investimenti.

Il primo passo, dunque, è la conferma per tutto il 2017 del superammortamento del 140% per l’acquisto di beni strumentali, che sarà incrementato al 250% – e sarà chiamato «iperammortamento» – per gli investimenti nelle voci più innovative, come ad esempio le tecnologie legate alle smart factories, ma anche per bioeconomia, agrifood e ottimizzazione dei consumi energetici, e tutte le tecnologie che traino lo sviluppo più moderno e innovativo. Al contrario, sarà ridotto al 120% l’ammortamento per i veicoli e i mezzi di trasporto.

Facendo i calcoli, il vantaggio fiscale proposto ai potenziale investitori è di quelli davvero consistenti. Ipotizzando infatti un investimento di un milione di euro, con il superammortamento del 140% il risparmio fiscale per l’azienda in cinque anni è pari a 96mila euro, mentre con l’iperammortamento al 250%, il beneficio sale addirittura a 360.000 euro, con un incremento pari al 275 per cento.

Giustamente le imprese che producono macchine e impianti da ammortamento «iper» sperano di riempire alla grande i loro elenchi ordinativi. In realtà per adesso non è tanto chiaro quali siano i beni strumentali meritevoli di tale vantaggio fiscale; toccherà al governo indicarli in modo preciso.

Oltre al super e all’iperammortamento, il governo vorrebbe confermare per tutto il 2017 anche la «nuova Sabatini», la norma che contribuisce a coprire gli interessi pagati alla banche per il finanziamento di investimenti in beni strumentali. Lo sportello per la presentazione delle richieste è stato chiuso all’inizio di settembre per esaurimento dei fondi.

Energia  

LO SCONTO ECOLOGICO PREMIA IL RISPARMIO

L’obiettivo è molto ambizioso: usare la leva dei bonus fiscali per ridurre fino al 70% i consumi energetici di 12 milioni di fabbricati che hanno più di quarant’anni. E che dal punto di vista dell’isolamento termico sono dei colabrodo, costosi da riscaldare e da raffreddare, e dannosi per l’ambiente. Uno dei progetti allo studio del governo – tra le diverse opzioni – è quello messo a punto dall’Enea, l’Agenzia nazionale per l’energia, che prevede di trasformare in condominiale l’ecobonus del 65%. E grazie a un fondo di 4-5 miliardi costituito da Cassa depositi e prestiti, banche e operatori – per sostenere i lavori, permettere di fare interventi energetici più consistenti a livello di un intero fabbricato, e non più come oggi procedendo appartamento per appartamento. Senza gravare esageratamente sulle tasche dei proprietari degli immobili: il 10 per cento dell’operazione deep renovation energetica verrebbero restituiti gradualmente in bolletta, come avviene per il canone Rai.

Quando si parla di ristrutturazione energetica, se si devono fare le cose sul serio – e non solo cambiare la caldaia di casa e mettere finestre a doppi vetri – si parla di cifre significative: dai 200mila euro in su. Il costo di questi interventi ben più consistenti, e decisamente difficili da sbloccare in un’assemblea di condominio a spese dei proprietari, verrebbe finanziato per il 90% da un fondo ad hoc, mentre il rimanente 10% resterebbe a carico dei proprietari. Il fondo o chi per lui potrà recuperare le risorse investite in dieci anni, incassando il bonus del 65 per cento erogato dallo Stato, mentre la differenza è ripresa attraverso il risparmio energetico generato con l’addebito agli utenti nella bolletta energetica degli appartamenti. Una sorta di cessione del credito, insomma, con l’intervento delle Esco, le società specializzate in lavori di riqualificazione energetica.

Non è detto che un meccanismo analogo non si possa utilizzare, con i dovuti aggiustamenti, anche per la ristrutturazione antisismica. Che anch’essa va realizzata a livello di intero fabbricato.

Comuni  

UN MILIARDO DA SPENDERE

Si potrebbe arrivare a quota un miliardo in legge di Stabilità per il finanziamento dei Comuni, risorse che verranno utilizzare per sbloccare gli investimenti individuati dai sindaci. Investimenti che secondo tutti gli esperti sono quelli più rapidi da mettere in moto. Di dimensioni minori, ma più vicini e utili ai cittadini. E le normalmente generano un impatto economico di gran lunga superiore.

Già l’anno scorso a copertura del Fondo pluriennale vincolato erano stati messi a disposizione dei sindaci 660 milioni dal governo. L’impatto stimato in termini di opere è stato tra il miliardo e mezzo e i due miliardi di euro. Quest’anno al ministero dell’Economia si progetta di stanziare una somma superiore; in più, però, i primi cittadini potranno utilizzare per i loro progetti anche una quota parte degli avanzi di amministrazione. Un segnale che si intende dare per premiare le città che godono di una buona e prudente gestione; una richiesta di vecchia data dei sindaci «virtuosi».

Un’operazione che peraltro può essere utile anche e soprattutto per riconquistare consensi e per dare un po’ di respiro a chi gestisce gli Enti locali. Non è un caso che l’altro ieri il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, vicepresidente del Pd nazionale, e in lizza per la presidenza dell’Anci, abbia chiesto a Renzi nel corso di una manifestazione referendaria che la normativa sui finanziamenti ai Comuni «sia confermata anche nella prossima legge di stabilità. È un’azione espansiva per l’economia – ha detto il primo cittadino di Pesaro – che in Italia ha sbloccato più di due miliardi di lavori. Per la prima volta, finalmente, sono stati premiati quelli che hanno gestito bene e non quelli che hanno gestito male. Avanti su questa strada: i Comuni possono mettere in campo tanti e tanti cantieri».

Sono cantieri che a differenza di quelli giganteschi delle grandi opere infrastrutturali sono sotto gli occhi dei cittadini elettori mentre sono in corso e quando sono terminati: si tratta di strade, di scuole, di impianti sportivi, e di piccole ristrutturazioni di uffici.

Pensioni, contratti e welfare  

DUE MILIARDI ALL’ANNO PER LA PREVIDENZA

Vale un paio di miliardi l’anno per i prossimi tre anni l’operazione concordata dal governo con i sindacati in tema pensioni. Ma del pacchetto sociale faranno parte anche i fondi per i rinnovi dei contratti dei pubblici dipendenti (700 milioni), quelli per detassare il salario di produttività e favorire il welfare complementare aziendale (600) e le risorse del Fondo Povertà (500). Sicuramente verrà gradito l’allargamento della quattordicesima dei pensionati. Come ha detto ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, i beneficiari saranno circa un milione di pensionati con un assegno pari a 1,5-2 volte il minimo. Gente che prima non aveva la quattordicesima e invece ora l’avranno. Per gli altri, coloro che sono già al di sotto di questa soglia e che ricevevano questo assegno, l’incremento sarà attorno al 30%, «anche se dobbiamo ancora fare un po’ di lavoro per calcolarlo con precisione».

Scatta l’anno prossimo anche l’Ape, l’anticipo pensionistico che permetterà a chi compie 63 anni (e quindi è distante meno di 3 anni e 7 mesi dall’ età di vecchiaia) di lasciare il lavoro prima grazie ad un prestito pensionistico. Prestito che in alcuni casi – come dimostrano le simulazioni che pubblichiamo in altra parte del giornale – sarà oneroso. Difficile prevedere se questa misura avrà successo; certamente piacerà alle fasce più disagiate, che potranno beneficiare dell’Ape «sociale» senza tagli.

Nella manovra ci sarà anche spazio per la ricongiunzione gratuita dei contributi versati in enti diversi. Una situazione sempre più comune per i giovani, che cambiano spesso contratto e settore. Prima la ricongiunzione si pagava; adesso sarà gratuita, e la pensione sarà costruita pro-quota in base alle diverse gestioni. Al contrario due punti dell’intesa con i sindacati – i lavoratori precoci, gli usuranti e il lavoro di cura delle donne – per ora sono accantonati.

Quanto al salario di produttività si punta ad aumentare le soglie di reddito da 50 a 80mila euro. E a raddoppiare da 2000 a 4000 euro la quota di salario detassabile soggetto alla mini-aliquota del 10%.

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lastampa/Manovra da 23 miliardi, il governo studia l’ecobonus per il condominio. Ecco tutte le misure ROBERTO GIOVANNINI

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