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Golfo di Napoli in pericolo: specie aliene minacciano l’ecosistema!

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In breve: L’oceanografo Arturo De Alteris parla dell’impatto del cambiamento climatico sul golfo di Napoli, evidenziando l’apparizione di nuove specie marine non autoctone, minacciando l’ecosistema del Parco di Punta Campanella. Sottolinea la necessità di guardare il problema nel contesto globale e promuovere l’educazione ambientale per la conservazione marina.

Il cambiamento climatico minaccia l’ecosistema marino del golfo di Napoli

Il golfo di Napoli, un tempo ricco di biodiversità e di specie autoctone, sta vivendo un periodo di significativi cambiamenti a causa del riscaldamento globale e del cambiamento climatico.
A lanciare l’allarme è l’oceanografo Arturo De Alteris, esperto di rilievo nel campo, che ha trascorso anni studiando l’Antartide e che ora si dedica alla salvaguardia del Parco di Punta Campanella, un’area marina protetta tra i golfi di Napoli e Salerno.

L’esperienza dell’Antartide ha portato De Alteris a comprendere l’importanza di considerare la salvaguardia del pianeta nella sua interezza, sottolineando come gli eventi ambientali siano strettamente interconnessi.
Osserva che la tutela dell’ecosistema marino richiede una visione olistica e un approccio globale per combattere le minacce che esso affronta.

Il cambiamento climatico è una realtà indiscutibile e ha effetti significativi sul golfo di Napoli e, in particolare, sull’ecosistema del Parco di Punta Campanella.
Gli andamenti delle grandezze fisiche come temperatura, pressione e precipitazioni devono essere analizzati su archi temporali adeguati per comprendere appieno la portata dei cambiamenti. Le variazioni climatiche hanno portato al riscaldamento del mare, favorendo l’insediamento di specie marine non autoctone provenienti da regioni tropicali.
Tra questi nuovi abitanti “alieni” figurano il temibile barracuda, la caulerpa e il granchio blu, che minacciano la varietà della flora e della fauna dell’area marina protetta.

Il Parco di Punta Campanella è abitato da numerose specie a rischio, come tartarughe, delfini e grandi cetacei.
La coabitazione tra esseri umani e animali è possibile, ma si deve fare i conti con l’impatto negativo dei mezzi navali sull’ecosistema marino.
L’inquinamento acustico marino causato dal traffico navale disturba gravemente gli animali marini, allontanandoli dalle coste.
Tuttavia, la pandemia ha dimostrato come la riduzione del traffico marittimo possa favorire il ritorno di alcune specie, rendendo evidente l’importanza di limitare l’impatto antropico sulla natura.

De Alteris sottolinea l’importanza del controllo e della vigilanza per preservare l’area marina.
Il territorio di circa 40 km di costa necessita di un’attenta gestione per garantire la sua tutela.
La presenza della Capitaneria e dei volontari è fondamentale, ma non sufficiente.
Secondo l’oceanografo, l’educazione e il rispetto ambientale devono essere i pilastri da cui partire per proteggere l’ambiente marino.

Come ex docente, De Alteris ritiene essenziale coinvolgere i giovani nella conservazione marina.
Per fare ciò, ha in mente di sviluppare un percorso didattico in collaborazione con le scuole del territorio, con l’obiettivo di informare, istruire e formare i ragazzi.
Gli studenti, essendo il futuro del nostro pianeta, devono essere consapevoli dell’importanza del mare e dell’ecosistema marino, nonché della necessità di adottare comportamenti sostenibili e rispettosi dell’ambiente.

In conclusione, il golfo di Napoli e il Parco di Punta Campanella sono al centro di un cambiamento drastico causato dal riscaldamento globale e dal cambiamento climatico. La comparsa di nuove specie marine minaccia la flora e la fauna del Parco, e la coabitazione tra esseri umani e animali marini richiede un approccio responsabile e consapevole. La protezione dell’ambiente marino è una sfida cruciale, ma con l’educazione ambientale e l’impegno congiunto delle comunità locali, è possibile preservare quest’area di inestimabile valore ecologico per le generazioni future.

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Referenza
Il Mattino


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