S
i è svolto a Moscufo l’VIII Raduno degli Zampognari promosso dal comune e dall’Associazione Zampogne d’Abruzzo, con la collaborazione della Proloco e delle altre associazioni presenti sul territorio. L’evento, che riporta alle tradizioni natalizie del passato, è stato in parte condizionato dal maltempo, che non ha peraltro impedito a diversi appassionati di raggiungere il paese da varie parti d’Italia.
L’antico mondo degli zampognari, che l’Associazione Zampogne d’Abruzzo si impegna da anni a recuperare e valorizzare, emozionano ancora una vasta platea di persone, come dimostrato da diversi servizi andati in onda su TG4 e TG5, a cura del giornalista Gianluigi Armaroli, che hanno introdotto il tema del Natale 2017 in Italia. Il presidente dell’Associazione, Tonino Toracchio, nelle dichiarazioni rilasciate ha ricordato gli sforzi sostenuti per salvaguardare le tradizioni musicali legate allo strumento simbolo della civiltà pastorale che negli anni scorsi erano andate quasi del tutto perdute. Tutto questo nel disinteresse delle istituzioni e talvolta anche dei media.
Eppure anche dei giovanissimi si sono accostati negli ultimi anni con passione alla zampogna, dedicandosi allo studio della musica e dello strumento. Tra questi anche due ragazze Irene Di Marco e Miriana Varalli (vedi foto sopta). Segnali evidenti del superamento di una figura che per secoli era stata esclusivamente maschile. Altri giovani, Manuel D’Armi, Marcello Sacerdote, Luigi Varalli e Cristian Di Marco hanno formato un quartetto, che hanno denominato PETRA, e sono in partenza per un tour in Svizzera, in cui proporranno un repertorio che va oltre i brani tradizionali.
E’ confortante vedere e ascoltare questi giovani, che daranno un futuro alla zampogna. A Moscufo sono presenti altri musicisti che hanno recentemente suonato in Canada e Germania, sempre attesi con affetto da tanti italiani che non hanno perduto la memoria del suono della zampogna e della ciaramella. Emerge tra tutti i musicisti presenti, anche non appartenenti all’Associazione, amicizia e armonia, è il caso di dire. Uno spirito che accomuna generazioni, dalla quindicenne, Irene Di Marco, di appena 15 anni, al meno giovane, l’ottantenne Primo Pierfelice. Una volta erano prevalentemente pastori, ora appartengono ad una eterogenea pluralità di situazioni sociali. Tra gli zampognari presenti a Moscufo anche un cardiologo, Antonino Scarinci, apprezzato ricercatore e musicologo.
Nell’ambito della manifestazione è stato ricordato il gemellaggio tra l’Associazione e il Circolo della Zampogna di Scapoli, siglato proprio a Moscufo nel 2014.
Nell’occasione il fumettista Michele Arcangelo Jocca ha donato, per il tramite dell’Associazione Zampogne d’Abruzzo, un acquerello che ritrae una coppia di zampognari con lo sfondo della cinquecentesca chiesa di Santa Maria della Pietà di Rocca Calascio, oggi divenuta una delle icone dell’Italia, ma da considerare soprattutto come simbolo della scomparsa civiltà pastorale. L’artista romano, nato a Calascio nel 1925, fa parte della storia del fumetto italiano. Il suo acquerello sarà  destinato ad arricchire la dotazione del Museo della Zampogna allestito dal Circolo a Scapoli, che si sta impegnando per promuovere un percorso progettuale che porti a candidare all’Unesco la zampogna come patrimonio dell’umanità .
C’è ancora il tempo per scambiare alcune impressioni con Giulio Armaroli, personaggio noto del giornalismo televisivo, in passato anche scenografo, regista, attore e conduttore di programmi musicali. Si nota facilmente che si trova a suo agio nella manifestazione, nella piazza e tra i vicoli del paese. Anche tra i sui ricordi di infanzia nella sua Bologna ci sono con gli zampognari in giro per il centro della città  nei giorni precedenti il Natale. E’ scontata la sua risposta affermativa quando gli chiedo se c’è ancora spazio nel terzo millennio per il secolare patrimonio culturale rappresentato dalla zampogna in Abruzzo, come in altre circoscritte aree geografiche dell’Italia centro-meridionale, in cui lo strumento resiste con non poche difficoltà .
E’ purtroppo un certo provincialismo, osserva Armaroli, a costituire il principale limite che caratterizza la valorizzazione di molte importanti tradizioni del nostro paese, tra cui quella rappresentata dall’antico strumento simbolo del mondo pastorale del passato. Un provincialismo che riduce spesso a dimensioni locali valori culturali che dovrebbero invece emergere e trovare uno spazio anche nella società globalizzata di oggi, nella quale sarebbe sufficiente ricordare come questi singolari pastori musicisti in passato abbiano ispirato nelle loro opere anche tanti prestigiosi compositori stranieri, tra cui Georg Friedrich Händel e Hector Berlioz.
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