Il campus Einaudi di Torino: cresce il numero di studenti che fa ricorso al prestito d’onore
A
l tempo dei tassi a zero, gli italiani vivono in un labirinto di rate. E tra casa, salute e università, ogni famiglia è esposta per 20 mila euro. Bottero e Fornovo analizzano la situazione e ne fanno oggetto dell’articolo in Economia di oggi su la Stampa:
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Dalla culla alla tomba, la vita a rate degli italiani al tempo dei tassi a zero GIUSEPPE BOTTERO LUCA FORNOVO
Casa, salute e università: ogni famiglia è esposta per 20mila euro. E presto servirà un prestito anche per uscire dal mondo del lavoro
Il debito per il momento è solamente potenziale, ma si cominceranno a fare i primi conti con lo Stato quando si tratterà di pagare le tasse (in media, secondo i calcoli della Cgia di Mestre, un lavoratore versa all’Erario 12mila euro l’anno). Ma la vita a rate spesso parte già all’università, quando da studenti può servire un prestito, per poi passare ai finanziamenti per la macchina e la casa. Dopo arrivano le spese per gli elettrodomestici, le vacanze, la salute. E se il governo riuscirà a varare la riforma delle pensioni, chi sceglierà l’uscita anticipata, dovrà chiedere un prestito pure per andare in pensione. È l’ennesimo segnale che andare in rosso, nel Paese delle formiche, non è più un tabù.
I numeri
Dall’ultima fotografia scattata da Bankitalia e Istat emerge che ogni famiglia è esposta in media per 20mila euro. Poco, rispetto all’America che si è fatta sbranare dalla crisi dei subprime, ma la cifra, secondo gli analisti, è destinata a lievitare piuttosto in fretta, perché i tassi a zero sono un incentivo non di poco conto per gli italiani che preferiscono pagare un pezzo alla volta.
Fino a poco tempo fa l’idea di indebitarsi per studiare manco si palesava. E invece, da un po’, pure in Italia hanno iniziato a prendere piede i cosiddetti prestiti d’onore per saldare le tasse con gli atenei. Non serve la busta paga, di solito il finanziamento dura cinque anni e viaggia su cifre basse: si parte da 2mila euro, ma è il battesimo del fuoco nel mondo delle rate.
Auto e casa
Quando poi il signor Rossi decide di fare un salto dal concessionario, gli si presenta una delle offerte più classiche: le 72 rate da versare in sei anni valgono una bella auto (il prezzo medio è di 14.668 euro). Trovato il lavoro e magari anche una moglie, il grande sogno degli italiani diventa la casa. E qui il passaggio in banca per il mutuo è quasi obbligatorio. Dopo qualche anno in frenata, i tassi d’interesse al minimo – spiega l’Abi che, ormai, si viaggia attorno all’1,5% – hanno dato la scossa: nei mesi scorsi c’è stata una crescita dell’1,4 per cento. La stretta, però, si fa sentire sull’età: il primo finanziamento, raccontano dall’ufficio studi di Tecnocasa, si stipula a 38,7 anni. Media parecchio alta, che scende di colpo quando ci si sposta al Nord: a Milano, ad esempio, si firma a 36,3 anni. La fine del «tunnel immobiliare», di solito, si intravede solo ventiquattro anni più tardi, alle soglie della pensione, quando si riesce finalmente a estinguere il mutuo. In media, tocca restituire 123.000 euro.
Il credito al consumo
In mezzo, però, è un fiorire di finanziamenti, carte revolving, scadenze. Innanzitutto perché la casa va arredata. Una fotografia di Assofin spiega che il 7% di chi si rivolge al credito al consumo lo fa per acquistare mobili – il valore medio, dice Prestitionline.it, è 9.599 euro – il 32% elettrodomestici, l’8% per ristrutturare.
E poi ci sono da gestire le spese correnti, specie se la famiglia si allarga. Con la nascita di un figlio in molti finiscono per rivolgersi alle finanziarie. Di solito si chiede 8.713 euro spalmati su 84 mesi, che finiscono catalogati alla voce “prestito liquidità”. E talvolta si va in rosso pure per organizzare le vacanze: nell’estate del 2015, per pagare viaggi e soggiorni, sono stati chiesti 26 milioni di euro. Le cifre sono basse, dice l’osservatorio di Facile.it e Prestiti.it: 1.600 euro in media, ma le previsioni per quest’anno sono in crescita. L’estate 2016 porta pure una novità per 88 mila contribuenti: chi è esposto con Equitalia può stipulare un piano di rientro, ovviamente a rate, che dovrebbe tradursi in un tesoretto da 3,7 miliardi per lo Stato italiano.
Salute e pensione
Quando passano gli anni, al signor Rossi può servire anche un prestito per fare un intervento chirurgico o seguire una terapia (i finanziamenti per le spese mediche e sanitarie viaggiano attorno a quota 6600 euro). E se vuole andare in pensione qualche anno prima per godersi la vita, finisce per perdersi ancora nel labirinto delle rate. Calcolano i sindacati che con il debutto dell’Ape -l’anticipo progettato dal governo- un impiegato che guadagna 2500 euro al mese pagherà una rata da 499 per ritirarsi dal lavoro tre anni prima. Diventato nonno, per aiutare figli e nipoti, il signor Rossi ha ancora una chance, ricorrere alla cessione del quinto: su una pensione di 2500 euro al mese dovrà sborsare 500 euro, consapevole che non ci sarà pace neppure da morto. La spesa media di un funerale è di 2.900 euro e in media di 3mila euro per un loculo. Spese che, stavolta, dovranno essere pagate dagli eredi. Però con il conto corrente del caro estinto.
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