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Giudici di Pace di nuovo in sciopero dal 12 gennaio al 9 febbraio 2019. Una categoria marginalizzata

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I Giudici di pace sciopereranno un mese per chiedere che si rispetti il Contratto di Governo che prevede il totale ripensamento della riforma Orlando.

A comunicarlo, congiuntamente, le associazioni Coordinamento Magistratura Giustizia di Pace, presieduta dalla Dott.ssa Olga Rossella Barone, e M.A.GI.P. Movimento Autonomo Giudici di Pace, presieduta dalla Dott.ssa Mariagiuseppina Spanò. Dal 21 al 25 gennaio entreranno in sciopero anche i Magistrati Onorari di Tribunale.

I GdP (Giudici di Pace) e i MOT (Magistrati Onorari di Tribunale) la cui attività è improntata alla tutela dei diritti dei Cittadini, sono GIUDICI PRECARI che lavorano per lo Stato ma privi di tutele previdenziali e assistenziali, con compensi “a cottimo”, variabili in base alla sede di lavoro, senza alcuna delle garanzie costituzionalmente previste a tutela dell’autonomia ed indipendenza della Funzione, nonché dei soggetti che la esercitano. “Il Governo incorso del Cambiamento, che il “cambiamento” per i GdP e i MOT lo aveva garantito ed inserito nel Contratto di Governo, starebbe invece procedendo in direzione opposta, accelerando l’attuazione della penalizzante ed inadeguata riforma varata dal precedente Governo di centrosinistra che, oltre ad essere affetta da diversi profili di incostituzionalità risulta, altresì, in contrasto con i principi stabiliti dall’Europa ed espone lo Stato al rischio di apertura di un’ulteriore procedura di infrazione”.

Dura la posizione nei confronti del Governo, si legge in un comunicato: “Il Governo non ha dato segnali concreti dì condivisione delle istanze che la categoria ha formulato, e, pur avendo a tal fine costituito un tavolo tecnico non ha, invero, tenuto conto degli sforzi profusi ed ha disatteso qualsivoglia legittima ipotesi che potesse “riformare” la legge orlando, attuando le richieste formulate reiteratamente dalle scriventi associazioni”. <<Neppure le richieste di sospensione degli effetti della Riforma Orlando, quali il blocco dei trasferimenti e delle assunzioni hanno avuto accoglimento, manifestandosi così palese la volontà del Governo di non voler procedere ad alcunché e meno ancora alla riformulazione della norma transitoria riguardante i giudici in servizio. Si richiede ancora una volta il riconoscimento a tutti magistrati precari dei diritti fondamentali della continuità del servizio nelle funzioni giurisdizionali autonome e che svolgeranno in via esclusiva fino all’età pensionabile con la garanzia di un trattamento economico, assistenziale e previdenziale in misura corrispondente alla retribuzione complessiva riconosciuta ad un magistrato ordinario di tribunale. Si richiede la gradualità della responsabilità disciplinare e civile così come previsto per la magistratura ordinaria e l’incompatibilità con altre tipologie di lavoro autonomo e/o dipendente. I giorni di sciopero contro la riforma Orlando sono stati finora circa 150 negli ultimi 18 mesi>>.

Tuttavia qualche spiraglio sembra aprirsi verso questa, di tutta evidenza, marginalizzata categoria dei giudici di pace e Magistrati Onorari, senza cui risaputamente, la Giustizia italiana che è già in affanno da decenni, probabilmente neanche si avvierebbe più.

Infatti, in rappresentanza delle associazioni della categoria dei Giudici di Pace, la dr. Rosa Anna Tremoglie e Manuela Cardillo, sabato 12 c.m. in rappresentanza dell’UNAGIPA (Unione Nazionale Giudici di Pace) hanno incontrato il Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, Sen. Stefano Candiani, in quota Lega, ed il suo staff. Il Sen. Candiani si è intrattenuto lungamente a parlare della riforma della magistratura onoraria, sulla quale ha dimostrato di avere adeguata conoscenza, anche sotto il profilo tecnico, ed ha convenuto sull’urgenza di una integrale modifica del regime transitorio delineato dalla legge Orlando, tale da garantire ai magistrati in funzione pieno riconoscimento di tutte le tutele e di una retribuzione dignitosa ed adeguata alla funzione svolta, tale da assicurare imparzialità, terzietà ed indipendenza nello svolgimento delle funzioni giudiziarie. Il Sottosegretario ha, altresì, assicurato il suo impegno ed il suo totale appoggio anche al Sottosegretario Morrone alla Giustizia, nella definizione della riforma. Le dr. Tremoglie e Cardillo, hanno consegnato le proposte di riforma Unagipa, già depositate nel tavolo tecnico in corso al Ministero della Giustizia ed in attesa di riconvocazione, ribadendo, però, che la soluzione ottimale resta, comunque, per l’Unagipa, una totale modifica del regime transitorio, effettuata attraverso una legge similare alla L.217\74, come da anni richiesto.

La legge del 18 maggio 1974, n. 217 (Sistemazione giuridico-economica dei vice pretori onorari incaricati di funzioni giudiziarie ai sensi del secondo comma dell’articolo 32 dell’ordinamento giudiziario – GU Serie Generale n.150 del 10-06-1974) e di cui i Giudici di Pace richiedono un’analoga norma, è composta di un solo articolo: “I vice pretori onorari incaricati di funzioni giudiziarie ai sensi del  secondo  comma  dell’articolo  32  dell’ordinamento  giudiziario approvato con il regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, in servizio al 1 dicembre 1973, conservano  l’incarico  a  tempo  indeterminato,  ma comunque non oltre il 65° anno di età.  Il Consiglio Superiore della Magistratura può sempre revocare l’incarico con provvedimento motivato. Ai suddetti vice pretori onorari è corrisposto lo stipendio spettante ai magistrati di tribunale. Ad essi sono estese le disposizioni del  decreto  legislativo  12 febbraio 1948, n. 147, e successive modificazioni ed  integrazioni, della legge 6 dicembre 1966, n. 1077, della legge 24 maggio 1970, n.336, e le disposizioni dell’articolo 90 dell’ordinamento giudiziario, modificato dalla legge 28 luglio 1961, n. 704, e di  tutte  le  altre leggi a favore del personale non di ruolo dello Stato, con decorrenza dal 1 dicembre 1973“.

L’Opinione.

Ci si era già occupati in un precedente articolo dell’aprile scorso [Continua la battaglia dei Giudici onorari di pace (G.o.p.)] dell’annosa situazione in cui si trova la categoria dei Giudici di Pace (quasi che sia voluta da parte della politica). Di quell’articolo si richiama una indicativa frase “… sembra che lo Stato italiano abbia rivestito i panni del caporalato per assoldare dei braccianti della Giustizia …”. In sostanza ci si domandava e tanto più ora, considerato che a distanza di un anno non è cambiato nulla, perché questa categoria così importante per il funzionamento della Giustizia viene marginalizzata ? Cercando una qualche oggettiva spiegazione nella Rete si è trovato un comunicato UNAGIPA dell’11 novembre 2018 che ci ha sorpreso “… Come a noi noto, l’A.N.M., pur convenendo che vada previsto il cd. doppio binario per i giudici in servizio al momento dell’entrata in vigore della Riforma Orlando – con maggiore retribuzione e tutele previdenziali connesse alla funzione – avversa, respinge e dichiara persino irricevibile l’ipotesi di “stabilizzazione” della magistratura onoraria, presentata dal nostro rappresentante al tavolo tecnico unitamente a due tecnici di altre Associazioni di magistrati onorari, istituito con il D.M. 21 settembre 2018”. Come se a decidere sulla categoria dei Giudici onorari fosse l’ANM. Non dovrebbero essere il Governo e il Parlamento ? Un aspetto tuttavia appare lampante: quest’annosa avversità verso la categoria dei Giudici di Pace continua ad essere incomprensibile.

A

dduso Sebastiano

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