Giornata della memoria, una “pietra d’inciampo” per rompere il muro dell’indifferenza, dell’odio razziale e dell’antisemitismo.
Giornata della memoria: Una piccola pietra per ricordare Sergio
N
apoli, Via Morghen al Vomero, una delle zone più eleganti ed esclusive della città.
Qui viveva nel 1943 il piccolo Sergio De Simone, nato a Napoli il 29 novembre 1937, un bel bambino allegro e spensierato come tutti i suoi coetanei.
Sergio era un bambino come tanti, che partiva per le vacanze nell’estate del 1943, contento di andare a trovare i nonni a Fiume, felice di fare quel viaggio e ignaro della fine crudele che lo aspettava.
Un viaggio senza ritorno che lo avrebbe condotto prima a Fiume dai parenti della madre, poi a Risiera di San Sabba e ad Auschwitz-Birkenau fino al campo di concentramento di Neuengamme.ad Amburgo e che si sarebbe concluso, dopo circa due anni di sevizie, nello scantinato della scuola amburghese di Bullenhuser Damm, una sezione distaccata del campo di concentramento.
Sergio De Simone e altri 19 bambini, provenienti da Francia, Paesi Bassi, Jugoslavia, e Polonia, qui trovarono la morte dopo atroci sofferenze, nella notte tra il 20 e il 21 aprile 1945, qualche giorno prima della fine della guerra, insieme con i loro custodi e altri otto prigionieri, perché gli Alleati erano alle porte e doveva sparire ogni traccia di quanto era avvenuto.
Sergio e gli altri bimbi non sono stati solo alcune delle vittime tra i milioni dell’Olocausto ma anche piccole cavie umane, prima seviziate per gli esperimenti sulla tubercolosi e poi fatte ferocemente assassinare dal dottor Kurt Heissmeyer.
Oggi la scuola di Bullenhuser Damm ad Amburgo è un luogo della memoria dell’Olocausto e il nome di Sergio De Simone è ricordato con quello degli altri bambini e adulti vittime dell’eccidio. Molti cittadini amburghesi partecipano ogni anno ad una cerimonia commemorativa il 20 aprile.
Anche Napoli vuole ricordarlo e davanti ad uno dei palazzi di Via Morghen, al civico 65/bis dove il bambino è vissuto, stamattina sarà collocata una “pietra d’inciampo” col nome di Sergio, una delle dieci vittime napoletane della Shoah e l’unico bambino italiano cavia umana degli esperimenti nazisti.
In molte città italiane, in ricordo delle vittime della Shoah, sono state installate le cosiddette “pietre d’inciampo”, con i nomi dei cittadini ebrei morti nei campi di concentramenti o a causa degli eccidi nazisti.
Le pietre d’inciampo (in tedesco Stolpersteine), nate da un’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig, sono piccoli quadrati di pietra di 10 cm di lato, rivestite di ottone e poste sul selciato davanti alla casa delle vittime dell’Olocausto o in altri luoghi significativi.
Lo scorso anno altre nove “pietre d’inciampo” furono collocate a Napoli in piazza Bovio, all’altezza del civico 33, per ricordare i membri della comunità ebraica della città periti nella Shoah:
Iole Benedetti, Milena Modigliani, Sergio Oreste Molco, Loris Pacifici, Luciana Pacifici, Aldo Procaccia, Amedeo Procaccia, Elda Procaccia, Paolo Procaccia.
Mancava solo quella del piccolo Sergio De Simone.
Ora c’è una “pietra d’inciampo” anche per lui tra le oltre 70.000 collocate in più di 2000 città europee, una piccola pietra per ridare un nome alle vittime della persecuzione nazista, per non dimenticare, per rompere il muro dell’odio e dell’indifferenza.
Adelaide Cesarano
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