Report il lunedì ha citato un finanziamento per la campagna elettorale 2019 di Giarrusso. Nel 2018 era stato anche finanziato al M5S.
È stato come un ciclone mediatico quello che ha investito l’esponente dei Cinque Stelle, Dino Giarrusso eurodeputato eletto nel 2019 per la prima volta con 117.211 preferenze, risultando il candidato più votato di sempre nella storia del Movimento 5 Stelle in qualunque elezione con voto di preferenza, come appunto le elezioni europee.
Nel servizio di ‘Report’ di lunedì 16 novembre 2020, si è fatto riferimento ad alcune donazioni ricevute da Dino Giarrusso durante la campagna elettorale per le europee del 2019. I soldi, 4.800 euro, erano stati donati: da Ezia Ferrucci, socia della Bdl lobbying srl; e con una cifra analoga, da Carmela Vitter, moglie di Piero di Lorenzo, salito di recente alla ribalta negli ultimi mesi in quanto titolare, amministratore delegato e presidente della Irbm di Pomezia (Roma), la famosa azienda bio-chimica che sta lavorando alla produzione di un vaccino contro il coronavirus insieme a Oxford university e AstraZeneca.
Giarrusso già la stessa sera di lunedì 16 sulla propria pagina Facebook e poi in una intervista al Corriere della Sera ha dichiarato “Ho scritto io spontaneamente ai probiviri per chiarire la mia assoluta trasparenza e il rispetto delle regole. La trasmissione Report ha realizzato un lungo servizio di un’ora che mi cita solo per pochi secondi per un contributo elettorale regolarmente denunciato. Avevo chiamato personalmente Sigfrido Ranucci già a settembre offrendo a lui le spiegazioni su questo contributo da 4.800 euro. Mi spiace non abbiano voluto ascoltare la mia versione dei fatti. Continuo a pensare comunque che Report sia un eccellente programma e fanno benissimo a far le pulci a tutti”.
E ha aggiunto l’eurodeputato “Come avevo spiegato ai giornalisti di Report, che però hanno scelto di non mandare in onda le mie dichiarazioni, io non avevo idea che l’imprenditrice Ezia Ferrucci fosse attiva anche nell’attività di lobbing. Sapevo solo fosse un’imprenditrice vicina al Movimento e che aveva finanziato la campagna del 2018, il che per me era una assoluta garanzia di purezza. Comunque solo dopo aver visto la ricevuta della fattura per quel contributo elettorale del 2018 ho deciso di accettarlo a mia volta per le elezioni del 2019”.
Precisando il Giarrusso “Riguardo al limite e dei 3.000 euro ho evidenziato ai probiviri che nello stesso vademecum c’era anche l’obbligo di “riportare contributi se di importo superiore ai 3000 euro”, dunque una evidente ambiguità che mi ha tratto in inganno. Io però già nel giugno 2019 ho dichiarato immediatamente al nostro Comitato interno tutti i contributi ricevuti e in questo anno e mezzo nessuno ha avuto nulla da dire. Naturalmente sono pronto a “riparare” in qualunque modo se mi verrà chiesto: l’importante è che emerga la mia assoluta buonafede. Sono pronto a riparare in ogni modo a qualunque eventuale addebito”.
“Alle nazionali – ha continuato Dino Giarrusso – si vota solo il simbolo, senza preferenze, dunque quei soldi hanno contribuito alla campagna di tutti gli eletti. Se il contributo in supporto a tutti i candidati nel 2018 è buono e va accettato, non vedo perché lo stesso contributo dalla stessa persona diventi “cattivo” nel 2019. Alle europee ci sono le preferenze e io ho ricevuto anche contributi da 5 euro di singoli attivisti, che non finirò mai di ringraziare. Non capisco perché lo stesso contributo diventi problematico solo quando contribuisce alla mia campagna, mi pare surreale. Aspetto il giudizio dei probiviri con grande serenità perché ho sempre rispettato le regole e posso dimostrarlo: ho piena fiducia nel lavoro dei nostri organi di garanzia”.
E conclude Giarrusso “Si trattava di una notizia vecchia e già pubblicata. Temo che ci sia dietro l’incessante opera di chi ha creato correnti, ha infranto mille volte le regole e anziché lavorare o attaccare i nostri avversari, continua ad aizzare guerre interne. Questo mi addolora perché il Movimento in Italia ha già molti nemici, e chi oggi si comporta così aiuta i nostri nemici, la Restaurazione, quelli che vorrebbero far fuori Conte e veder scomparire il Movimento”.
Da quanto peraltro dichiarato dallo stesso Giarrusso nella predetta intervista, in queste ultime votazioni interne del M5s per l’elezione agli ‘Stati Generali’, lui sarebbe stato il più votato “Lo hanno dato per certo anche a me. Mi fa piacere ma non era il voto per il nuovo capo politico, era un voto per intervenire a un’assemblea. Felice di essere amato dai nostri attivisti, ma come le ripeto quel che più ho a cuore è far ripartire il Movimento più forte di prima”.
Ne scrivevamo già a gennaio 2020 “Dissidi tra i parlamentari Cinque Stelle siciliani … L’euro deputato del M5s Ignazio Corrao, romano di nascita ma cresciuto tra Alcamo e Palermo, avvocato e veterano pentastellato delle prime ore del Movimento, in una intervista ad un quotidiano siciliano, mentre per un verso giustifica con dei dati, secondo proprie considerazioni, gli esiti delle ultime votazioni che hanno visto finire ai minimi elettorali i pentastellati (ce ne siamo occupati nell’articolo “27 Gennaio 2020 Regionali Calabria: vince il centrodestra, fermo il centrosinistra, minimo per il m5s”), per un altro verso, seppure non esplicitamente, ma di tutta evidenza (poiché è risaputa la tensione tra i due gruppi: Corrao-Giarrusso, all’interno dei pentastellati siciliani) indirettamente chiama in causa (del tipo: parlami suocera, intendimi nuora) … l’eurodeputato Dino Giarrusso ..”.
D’altronde, la spaccatura in Sicilia tra i pentastellati non è solo a livello europeo ma anche notoriamente all’ARS (Assemblea Regionale Siciliana). Anche di questo ci siamo occupati in altri articoli, uno di questi dall’eloquente titolo interrogativo “17 Maggio 2020 M5S: nta Sicilia si spaccau? (si spaccò?)”.
C’erano stati anche altri precedenti trai due eurodeputati siciliani all’Europarlamento, quando a settembre 2019 il Movimento 5 stelle si era diviso in Europa sull’elezione della Commissione Ue guidata da Ursula Von der Leyen. Dopo che avevano dato il via libera alla Presidente a luglio scorso, il 27 novembre in quattro su 14 avevano deciso di far mancare il loro voto. Ignazio Corrao e Piernicola Pedicini hanno votato contro, mentre Eleonora Evi e Rosa D’Amato hanno deciso di astenersi.
Per quel voto avverso, Ignazio Corrao, di Alcamo (PA) fu sospeso per un mese dal collegio dei probiviri con la decadenza da “facilitatore”. La questione come anche riportato da siti d’informazione online dell’Isola si fece rovente non appena Giarrusso sottolineò in una chat che l’ultimo voto in dissenso di Corrao era arrivata dopo un altro “no” nei confronti della Commissione Von der Leyen. La puntualizzazione non andò giù al deputato di Alcamo, che aveva replicato irritato “Giarrusso è pronto a chiedere sanzioni nei confronti di tutti quelli che hanno votato in maniera difforme nel M5s o la sua intransigenza vale solo per attaccare me?”.
Qualche mese prima Giarrusso, in un audio reso pubblico da “Il Fatto quotidiano”, se l’era presa con Giancarlo Cancelleri, anch’egli noto esponente siciliano dei Cinque Stelle del gruppo di Corrao, per la scelta di aver abbandonato l’Assemblea regionale e accettato la nomina di vice-ministro alle Infrastrutture a Roma. Una scelta allora avallata dallo stesso Corrao.
Ora l’eurodeputato Ignazio Corrao insorge sul finanziamento a Dino Giarrusso come anche dichiarato ad un quotidiano siciliano “Un caso unico e senza precedenti». A «memoria mai nessuno di noi ha ricevuto un euro da un lobbista”. E come riporta un sito d’informazione dell’Isola, Corrao ha aggiunto che “Nessuno nel M5S si è mai fatto finanziare personalmente da lobbisti. Se qualcuno lo facesse, verrebbe espulso immediatamente”.
Ovviamente tutto quanto sopra e tanto altro di analogo che sta accadendo ormai da due anni nei Cinque Stelle, sta di contro favorendo il consenso delle altre forze politiche. In particolare del centrodestra che in Sicilia ha da anni una propria forza radicata nei territori, come pure il centrosinistra che da alcuni mesi ha riaperto un po’ dappertutto i propri circoli parallelamente alla graduale scomparsa di fatto (non sulla carta) dei Meetup dei Cinque Stelle.
Insomma, nel M5S sembrano lavorare per “Il re di Prussia” *.
*Il tutto nasce da una frase di un popolarissimo ritornello di una canzone che si cantava a Parigi contro il Maresciallo di Francia principe Charles de Rohan principe di Soubise (Versailles, 16 luglio 1715 – Parigi, 4 luglio 1787), sconfitto disastrosamente contro ogni previsione a Rossbach da Federico II il Grande il 5 novembre 1757, episodio bellico della Guerra dei Sette anni “… Il a travaillé, il a travaillé pour le roi De Prusse …”.
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